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Il Centro-Presidi divisi sulla riforma Moratti "Scuola e lavoro? Sì, ma con serietà"

Presidi divisi sulla riforma Moratti "Scuola e lavoro? Sì, ma con serietà" IL DIBATTITO Stage nelle aziende per gli studenti ...

06/07/2004
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Il Centro

Presidi divisi sulla riforma Moratti "Scuola e lavoro? Sì, ma con serietà"
IL DIBATTITO Stage nelle aziende per gli studenti


CHIETI. Buona l'idea di fondo, più difficile la realizzazione concreta. Piace e non piace, a sentire i presidi teatini interpellati la recente novità introdotta dalla riforma Moratti sull'alternanza scuola-lavoro. Il decreto legislativo, approvato la scorsa settimana, prevede infatti per gli studenti delle ultime tre classi superiori la possibilità di completare il corso di studi operando direttamente nelle aziende.
In parole povere, alternare periodi di formazione in aula a periodi di apprendimento sul campo. Le ore lavorative, che in fin dei conti costituiranno delle lezioni vere e proprie, verranno inserite nel computo totale delle ore d'insegnamento. Programmi e modalità dell'esperienza aziendale saranno gestiti insieme da scuola e impresa, mentre, per accompagnare lo studente, è prevista la creazione di una figura tutoriale.
"E' una novità altamente positiva" commenta Ernesto Bufo, vicepreside dell'istituto commerciale Galiani. Apprezzabile, secondo il docente, è la possibilità di trattare i periodi lavorativi come momenti d'insegnamento, "noi già facciamo degli stage ma si tratta di attività extrascolastiche. Con la riforma invece lo studente potrà formarsi un curriculum scolastico dell'alternanza, in cui l'azienda, dopo aver stipulato una convenzione con l'istituto e avere definito insieme il programma, costituirà la parte tecnico-pratica". Grande il vantaggio per i diplomati "nel nostro caso, il titolo di geometra o ragioniere sarà arricchito da questi periodi formativi". Critico Vincenzo Introvigno, dirigente scolastico dell'Itis Luigi Di Savoia, che rileva invece un abisso tra la teoria e la pratica. "La riforma potrebbe anche essere buona ma è di difficile realizzazione, una sorta di utopia. Bisognerebbe prima trovare le aziende, poi vagliarne la disponibilità e infine definire le modalità operative. Le classi di ragazzi composte da 25-30 alunni" prosegue il preside "costituirebbero per l'impresa soltanto un elemento di confusione e dispersione. Alla fine, sarebbe utile soltanto se andassero quelli più motivati. Noi, dopotutto", prosegue "già simuliamo nelle ore d'insegnamento varie attività lavorative".
Rosa Ada Gabriele, preside del liceo classico G.B. Vico, traccia un discorso di più ampio respiro. "Bisognerebbe avviare prima un momento di riflessione più profonda e costruire una nuova cultura nelle scuole in grado di porre le basi per un recepimento efficace della riforma. A cominciare da una nuova considerazione del lavoro, non secondario rispetto allo studio. Comunque" continua la preside del Vico "come liceo, già abbiamo realizzato dei progetti di interazione con il territorio, ad esempio con il museo e con la biblioteca". (a.p.)


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