Il Centro-In difesa dell'Università
di Ferdinando Di Orio * In difesa dell'Università Non c'è dubbio che la "matric...
di Ferdinando Di Orio *
In difesa dell'Università
Non c'è dubbio che la "matricola" quest'anno stia vivendo l'inizio della sua esperienza universitaria - un momento che è sempre stato critico e delicato per tutti gli studenti - con un'apprensione in più. Le lezioni non iniziano, i ricercatori universitari si sospendono dall'attività didattica, tutto è bloccato. Davanti a tutto quesyo la matricola può rimanere interdetta, quasi delusa nelle sue aspettative. E i suoi genitori possono essere giustamente preoccupati. Pagano le tasse e vorrebbero che i loro figli iniziassero finalmente e nel modo migliore il cammino formativo per una professionalità in grado di garantire un futuro. E invece...
Forse una spiegazione la meritano queste matricole e questi loro genitori. Un motivo forte ci deve essere se tutta l'Università italiana è attuamente in uno stato di agitazione e di mobilitazione che non si ricordava dai tempi del lontano e mitico 1968.
***
La causa ultima è la presentazione del disegno di legge delega sul riordino dello stato giuridico dei docenti universitari presentato dal ministro dell'Istruzione Letizia Moratti. Si tratta infatti ancora una volta di una "riforma" senza copertura finanziaria, che giudica l'Università alla stregua di un'"azienda improduttiva", che ne rinnega l'autonomia conquistata in questi anni, che abolisce il ruolo dei ricercatori e che rende precari - in nome di una presunta flessibilità - tutti i ruoli della docenza a partire da quelli dei più giovani. Il ruolo dei ricercatori infatti viene sostituito con contratti a tempo determinato che, senza garanzie economiche, significano soltanto l'allontanamento definitivo dei giovani dalla carriera universitaria. L'eliminazione della distinzione tra tempo pieno e tempo definito dei docenti, senza chiare definizioni dei relativi diritti e doveri, rischia inevitabilmente di indebolire il rapporto tra docenti e atenei, compromettendo di conseguenza la qualità della didattica e della ricerca nelle nostre Università.
***
Per queste ragioni i ricercatori si astengono dalla copertura di insegnamenti cui non sono tenuti dal punto di vista giuridico, che peraltro a più di venticinque anni dall'ultima grande riforma del sistema universitario, non è stato mai definito ed oggi viene cancellato. Invece di investire risorse sull'Università pubblica, la si mina alla base ponendo le premesse per un suo smantellamento. Il disegno strisciante, infatti, che sembra aspirare questa presunta riforma, è quello di mirare a "privatizzare" il sistema universitario, che così viene sacrificato ad una ideologia che ha già mostrato tutti i suoi limiti e le sue insufficienze nei settori a carattere pubblico cui è stata applicata (si pensi ai servizi, alla sanità, alla scuola).
***
Come giustamente ha affermato Piero Tosi, presidente della Conferenza dei rettori, il 21 settembre scorso nella relazione dello stato delle Università italiane 2004, "l'Università è e deve restare un'istituzione deputata a svolgere una funzione pubblica, al servizio della collettività nazionale e delle realtà istituzionali e sociali che operano sul territorio, e deve essere impegnata nella costituzione di iun sistema transnazionale europeo". E' questa la finalità che spinge ricercatori, docenti e studenti stessi a mobilitarsi con determinazione. La protesta attuale è la migliore garanzia per quelle matricole e per quei loro genitori di poter avere un'Università migliore oggi, in grado di assicurare una formazione adeguata per il loro domani.
* Preside della facoltà di medicina e chirurgia Università di L'Aquila