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Il Centro-I dubbi sugli studi classici nella scuola superiore

L'INTERVENTO I dubbi sugli studi classici nella scuola superiore ELSA MARIA BRUNI * ...

09/09/2005
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Il Centro

L'INTERVENTO
I dubbi sugli studi classici nella scuola superiore
ELSA MARIA BRUNI *


Alla vigilia del nuovo anno scolastico molti interrogativi e numerose polemiche, più politiche che strettamente culturali, caratterizzano il terreno e i contenuti attuativi della riforma della scuola secondaria. In particolare, imperano i dubbi sulle sorti della cultura e degli studi classici in un sistema liceale con finalità e prospettive assolutamente incerte. Si constata, infatti, una tendenza, a un passo dal divenire legge, che mira a ridurre il monte ore settimanale riservato all'insegnamento del greco e del latino; una prospettiva, quest'ultima, che si scontra con il tributo che l'intero universo culturale riconosce all'eredità classica, quale via privilegiata per la costruzione dell'identità storica e della coscienza linguistica dell'uomo europeo del terzo millennio. La limitazione del greco e del latino negli itinerari formativi, da cui consegue che lingue e civiltà classiche sono apprese e conosciute sempre meno, progredisce in parallelo alla mitizzazione da parte dell'opinione pubblica dell'eroica Grecia e della trionfante Roma incoronate come realtà metafisiche e non come tradizione vitale e presente nella storia contemporanea europea. In tal senso la riscoperta in chiave positiva del mondo antico, che esige di evitare l'uso strumentale che troppo spesso di esso si è fatto, consacra le discipline classiche a veicoli, quasi obbligati, per risalire alle origini culturali europee e per comprendere il senso più profondo delle domande che la società pone. Il recupero del classico presuppone di riconsiderare le civiltà passate, mettendone in luce la molteplice composizione, le consonanze e insieme le alterità. Le riserve sulla riforma dei licei nascono dal timore che si possa perdere il senso proprio dello studio dell'antico, ossia dalla comprensiva preoccupazione che si possa assistere a uno studio meccanico, limitativo e tutt'altro che formativo di discipline che ancora oggi non hanno finito di comunicare e di formare. La scuola, in quanto canale primario attraverso il quale i giovani possono conoscere la cultura antica, diventa così oggetto di attenzione sociale. Il problema, infatti, si coagula intorno alla questione dei metodi, delle pratiche didattiche grazie alle quali l'insegnamento del greco e del latino possa davvero sfociare nello sviluppo del pensiero critico e nella conoscenza reale del patrimonio storico, culturale, valoriale e linguistico antico. Si palesa preoccupazione sul cosa e sul come si studieranno greco e latino in uno spazio ridotto, di contro alla loro innata e propria necessità di una applicazione attenta, meticolosa e bisognosa di tempo. E ancora: occorre ridefinire il significato del rapporto con la classicità, il modo di accostarsi alle opere antiche, svilendo nel leggerle il tratto atemporale per connotarle come lezioni di civiltà e riconoscere che esse, come scriveva Goethe, "non sono classiche perché sono vecchie, ma perché sono energiche, fresche, gagliarde". Nell'attesa dell'attuazione della riforma dei licei, su un orizzonte votato alla tecnica e a finalità pratiche compatibili con il mercato dell'impresa e del lavoro, nel conseguente timore non del tutto peregrino sul destino delle discipline per eccellenza e definizione disinteressate perché svincolate da immediati fini concreti, il monito va a quanti operano nella scuola e nella ricerca didattico-pedagogica affinché sappiano rintracciare per il greco e per il latino uno statuto epistemologico nuovo, affinché sappiano riconoscere nelle discipline antiche valenze formative consone alla odierna contemporaneità, affinché riducano il pericolo di un ingiusto esilio o di una sofferente emarginazione delle lingue classiche dai luoghi di formazione, affinché trasformino in pratica il principio teorico per cui Italo Calvino scriveva: "classico è ciò che persiste come rumore di fondo anche là dove l'attualità più incompatibile fa da padrona".

* dottoranda di ricerca università D'Annunzio


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