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Il Campanile-RIAPRIAMO IL DIBATTITO SULLA SCUOLA: RIFORME E CONTRORIFORME DELLA CDL

RIAPRIAMO IL DIBATTITO SULLA SCUOLA: RIFORME E CONTRORIFORME DELLA CDL Come si stanno realizzando le promesse elettorali di radicale rifacimento della Scuola da parte di Berlusconi - Moratt...

02/04/2005
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Il Campanile

RIAPRIAMO IL DIBATTITO SULLA SCUOLA: RIFORME E CONTRORIFORME DELLA CDL
Come si stanno realizzando le promesse elettorali di radicale rifacimento della Scuola da parte di Berlusconi - Moratti? I manifesti elettorali sulle tre i (inglese, internet, impresa) sono stati clamorosamente contraddetti dalle riforme della CdL: diminuiti nelle finanziarie i fondi per la telematica e le nuove tecnologie rispetto alla precedente legislatura, tagliati nella riforma proposta dalla Moratti gli organici e gli orari per l'insegnamento della lingua inglese, eliminata di fatto l'istruzione professionale e convertita in un canale professionale regionale di soli quattro anni, con curricolo e quadri orari spezzettati e disorganici. Eppure non va sottovalutata la messe di interventi in campo scolastico dell'attuale governo. Si spazia dalla cosiddetta riforma dei cicli alle disposizioni sul nuovo federalismo, dallo statuto giuridico del personale ai nuovi orientamenti in materia di programmi e di valutazione.
Si tratta, per lo più, di provvedimenti non ancora operativi, ma che già hanno fatto nascere un acuto disorientamento nella scuola e nelle famiglie, polemiche e prese di posizione: critiche negli ambienti sindacali della scuola, divisioni all'interno del Paese. Su tutte si è levata alta la voce del Presidente Ciampi a difesa del valore nazionale dell'istruzione. Al contempo c'è anche tanta disinformazione, persino tra gli addetti ai lavori, e tanto silenzio in gran parte della pubblica opinione, al punto che qualcuno preferirebbe persino che si iniziassero ad applicare le nuove leggi, qualsiasi sia la gravità delle conseguenze, purché si riapra un vero confronto sulla scuola. Anch'io sono tra coloro che si preoccupano per il silenzio e per lo scarso dibattito in molti ambienti moderati. Lo sono perchè questo aiuta obiettivamente la diffusione di idee, di concetti e di principi che fino ad oggi avevano scarsa circolazione, e anzi spesso venivano rigettate del tutto tra le persone in grado di parlarne pubblicamente. Si sta infatti affermando, e neanche troppo sotterraneamente, una vera e propria ideologia di rimessa, che giudica ambizioso, se non utopico, e addirittura velleitario, l'obiettivo europeo di innalzare l'istruzione per tutti, ed il particolare come ci chiede la Convenzione di Lisbona, di riuscire a far diplomare più giovani, elevando al contempo le competenze linguistiche, matematiche e scientifiche. Si afferma nei ceti elevati il partito trasversale dei cosiddetti licealisti, difensori di un'idea riservata e aristocratica di istruzione secondaria, una scuola aperta solo a pochi, mentre per i più si profila l'idea di una formazione dimezzata, subalterna alla devolution, con meno anni, meno cultura, meno saperi, meno di tutto, in cambio di più tolleranza per l'emarginazione sociale strutturale, e quando va bene di qualche spazio ai bisogni locali.
Quel che peggio si nicchia sui pericoli di impoverimento culturale del Paese e di sperequazione tra aree territoriali, forieri di nuove emarginazioni sociali, culturali e occupazionali di intere generazioni di giovani. E intanto ci si riempie la bocca di parole come competitività e flessibilità, mobilità occupazionale e professionale. Senza sapere che cosa presuppongano. Molti dei cambiamenti introdotti nella scorsa legislatura sono stato fatti in relazione ad un'esigenza di allineamento a standard internazionali, comunque europei. Il Governo ha bloccato questi processi con tutti gli strumenti a sua disposizione, senza preoccuparsi né di delegittimare l'istituzione scolastica, né di allontanare l'Italia dall'Europa, né di abdicare ai rischi di emarginazione sociale, culturale ed occupazionale strutturali. Ma il mondo moderato deve riaprire il dibattito e annullare l'attuale fenomeno di cinismo e disincanto, sostenendo le proprie ragioni critiche. Lo possiamo e lo dobbiamo fare, con passione, in nome dei nostri valori e dei nostri ideali.


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