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Il Campanile-LA RIFORMA MORATTI STA PER DICHIARARE FALLIMENTO

LA RIFORMA MORATTI STA PER DICHIARARE FALLIMENTO L'Italia è all'ultimo posto in Europa per scolarizzazione. I tassi di assenteismo sono altissimi di Simone Paini* La legge 53 del 28 Marzo...

05/03/2005
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Il Campanile

LA RIFORMA MORATTI STA PER DICHIARARE FALLIMENTO
L'Italia è all'ultimo posto in Europa per scolarizzazione. I tassi di assenteismo sono altissimi
di Simone Paini*
La legge 53 del 28 Marzo 2003 (legge Moratti) prevede di articolare il secondo ciclo dell'istruzione in due canali: quello liceale e quello dell'istruzione e formazione professionale. Il nuovo quadro istituzionale lascia in capo allo Stato la definizione delle norme generali in materia d'istruzione e affida alla Regione la competenza esclusiva dell'istruzione e formazione professionale. L'idea di un'articolazione in due canali nasce dall'ormai ventennale fallimento dell'architettura del sistema. Su 6.613 istituti di istruzione secondaria, con ben 670 indirizzi/prove di esame finale, le sperimentazioni incominciate negli anni 90 ne hanno coinvolti 5.026: una sorta di "riforma fai da te", nell'impotenza della politica. Fu il sottosegretario Beniamino Brocca, con il tacito consenso generale di forze di governo e di opposizione, di sindacati e di Confindustria e di amministrazione centrale a spingere per via puramente amministrativa verso la licealizzazione. Questa politica ha elevato incredibilmente e costosamente il numero degli addetti ed abbassato la qualità dell'offerta formativa. I risultati si sono rivelati drammatici per le giovani generazioni dell'ultimo quindicennio. L'Italia è all'ultimo posto dei quindici Paesi della Ue (dato Quaderni annuali dell'Istruzione 2002) per scolarizzazione e formazione dei giovani dai 15 ai 19 anni. Le recentissime indagini Pisa, confermano il quadro di fallimento, dispersione e disaffezione. I tassi di assenteismo dei giovani sono altissimi ed in crescita. Secondo un' indagine di Assoutenti, nei licei del sud è del 22%, nei professionali del 32%. Secondo un' indagine Pisa del 2000, concernente l'atteggiamento degli studenti verso la scuola, il 38% dei quindicenni italiani si dichiara d'accordo con la seguente affermazione: "La mia scuola è un luogo dove non ho voglia di andare". L'età media dei giovani nel mercato del lavoro è tra le più elevate al mondo, oltre i 25 anni. Di fronte a questi scenari, dentro i quali si bruciano intere generazioni di giovani, la bozza di decreto legislativo che dovrebbe attuare la delega della legge 53 appare in palese contraddizione con lo spirito e con la lettera della riforma. Il progetto di Luigi Berlinguer era ispirato alla filosofia "tutto nella scuola, tutti nella scuola". La formazione professionale statale e regionale si integrava in funzione preziosa, ma ancillare, attorno al nucleo forte dell'istruzione scolastica formale: appunto "il sistema formativo integrato". L'opposizione di centro destra all'epoca obiettava che un tale sistema avrebbe continuato a produrre i fallimenti e la dispersione. Una volta al governo, impiantò una filosofia del tutto diversa, abolendo di colpo la legge 30 di Berlinguer. Ora, cosa prevede la bozza di decreto del secondo ciclo? Divide il sistema secondario in due filiere. Allo Stato i licei (otto: artistico, classico, economico, Linguistico, musicale e coreutica, scientifico, tecnologico, delle scienze umane l'artistico, l'economico e il tecnologico di articolano in indirizzi), alle Regioni i percorsi professionalizzanti. Questa formulazione lascia (volutamente?) del tutto incerta la collocazione degli attuali istituti tecnici: nei licei o nell'istruzione professionale? Gli studenti italiani "sapranno nulla di tutto", come le indagini internazionali dimostrano.Perché questo scarto improvviso del Ministro Moratti nell'attuare la sua riforma? La spiegazione naturalmente esiste. Oltre il Parlamento, che rappresenta i cittadini, oltre i partiti, che rappresentano elettori orientati, oltre le leggi sono ben vivi dei poteri extraparlamentari che hanno la forza e la volontà di piegare il Parlamento ai propri interessi, tanto legittimi quanto particolari, ad esempio quelli di Confindustria. Essa propone infatti che gli istituti tecnici continuino a fare i tecnici, ma si chiamino licei e che pertanto si arrivi al modello francese, quello delle tre filiere: licei generalisti, licei tecnologici e licei professionali. Cosa si vuole nascondere dietro questi nomi: un'assoluta preferenza per la gestione statale e un cinico disinteresse per la sorte di decine di migliaia di studenti "dispersi". Tutto ciò in barba alla retorica degli interessi generali del Paese e della valorizzazione dei legami con il territorio e con i distretti industriali. Da sempre Confindustria diffida del federalismo: è più facile ottenere il 4% del Pil in regalia, trattando ad un unico tavolo ministeriale, che andare in giro in venti regionali. Bisogna anche considerare che l'eventuale passaggio dei tecnici alle Regioni comporta una perdita secca di potere centrale, di controllo di ingenti risorse, e, last but not least, di gestione e revisione, che consentono utili integrazioni di non altissimi stipendi. E poi bisogna non dimenticarsi dei sindacati: essi mescolano il timore di perdere il ruolo nella contrattazione nazionale, una sempre verde e paradossale ideologia gentiliana universal-scolasticista, l'opposizione ideologica a Berlusconi e soprattutto la difesa ad oltranza delle cattedre, in nome dell'occupazione. Il paradosso è che al Sud gli alunni diminuiscono e crescono le cattedre mentre al Nord accade l'opposto. Ma stupisce che il Sud Italia sia nelle graduatorie al livello del Messico, mentre il nord occupa le zone alte della classifica. In conclusione se gli istituti tecnici saranno collocati nella filiera liceale, la riforma Moratti dichiarerà fallimento.
*Portavoce Giovani Popolari-Udeur


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