Il Campanile-I SINDACATI/ "MINISTRO SORDO, NO AI TAGLI DEGLI ORGANICI"
I SINDACATI/ "MINISTRO SORDO, NO AI TAGLI DEGLI ORGANICI" Due cortei, ieri a Roma, con un unico obiettivo: protestare contro la riforma Moratti. Da una parte Cgil, Cisl e Uil, alla vol...
I SINDACATI/ "MINISTRO SORDO, NO AI TAGLI DEGLI ORGANICI"
Due cortei, ieri a Roma, con un unico obiettivo: protestare contro la riforma Moratti. Da una parte Cgil, Cisl e Uil, alla volta di piazza Navona, dall'altra Cobas e Unicobas, che sfilano da piazza della Repubblica a piazza Venezia. I primi puntano il dito contro il taglio degli organici, chiedendo un nuovo contratto. I secondi, più radicali, vogliono l'abrogazione della riforma. Una differenza sostanziale, determinante nella scelta di manifestare separatamente. "La scuola italiana non può sopportare altri tagli di personale", sottolinea il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani. E ricorda che "da anni il sindacato chiede dei cambiamenti affinché il governo si occupi di più della qualità dell'insegnamento, del numero degli insegnanti che mancano e del livello delle strutture, ma il ministro va avanti per la sua strada". Gli fa eco il segretario generale della Cisl, Savino Pezzotta, ribadendo che "gli organici della scuola non devono essere tagliati, anzi, bisogna investire di più in risorse umane". Una richiesta in linea con "l'impostazione che il governo ci aveva comunicato molto tempo fa, cioè che la scuola non sarebbe stata oggetto di riduzioni", ammonisce il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti. Fermamente contrario a "fare in un Paese come il nostro venti scuole regionali, tutte più povere e inefficienti", il leader della Uil difende a spada tratta una scuola "nazionale, laica e repubblicana". E conclude il suo comizio dal palco allestito a piazza Navona, sentenziando senza mezzi termini che "il futuro da tagliare è quello del governo, non quello della scuola".
Intanto i Cobas hanno già ribattezzato quello di ieri come "il più grande sciopero della scuola italiana". Secondo il portavoce Piero Bernocchi, quattro quinti delle scuole italiane sarebbero rimaste chiuse e ben l'ottanta per cento degli insegnanti avrebbe aderito alla protesta. "Tra i nostri obiettivi, l'abolizione della riforma senza se e senza ma '#8211; spiega Bernocchi '#8211; non vogliamo una precarizzazione dilagante, vogliamo un aumento contrattuale verso uno stipendio europeo e massicci investimenti per la scuola".