«Il bonus di Renzi ai docenti azzera i sindacati»
Sandra Ragionieri Scotti, ex preside di uno degli istituti superiori più grandi della Toscana, autrice de «La scuola di Renzi è davvero buona?»: «Il “bonus dei 200 milioni di euro che i dirigenti scolastici useranno per premiare il merito potrà essere usato per cancellare la contrattazione sindacale». «A questa riforma manca un progetto culturale che valorizzi l’insegnamento e formi lo studente in quanto persona»
Per diciotto anni alla guida di uno tra i più grandi istituti superiori della Toscana, il Russell Newton di Scandicci, nel pamphlet «La scuola di Renzi è davvero buona?» (Dissensi edizioni) Sandra Ragionieri Scotti sostiene che i problemi del Ddl approvato alla Camera non derivano tanto dai super-poteri attribuiti al «preside manager», quanto dalla mancanza di un progetto culturale che valorizzi l’insegnamento e formi lo studente in quanto persona.
«I poteri del dirigente scolastico andrebbero precisati al di là delle enfatizzazioni di una parte o della demagogia dell’altra– afferma l’ex dirigente scolastico, oggi scrittrice – Le funzioni attribuite oggi dal Ddl non differiscono in modo così forte da quelle previste dalla normativa del 2001, salvo la prerogativa di individuare una parte dei docenti, quelli che entreranno in ruolo e saranno iscritti negli albi territoriali, che andranno ad aggiungersi all’organico assegnato all’Istituto dagli Uffici scolastici regionali».
Una differenza non da poco.
Rispetto alla valorizzazione del merito del personale, anche il contratto nazionale già prevede la valorizzazione del personale. Il preside fa la proposta alla Rsu sulla ripartizione dei fondi per incentivare il personale. Ciò che c’è di nuovo è la possibilità di individuare tra i docenti quei pochi ai quali spetterà il cosiddetto «bonus dell’eccellenza» da 200 milioni di euro, senza che si preveda una consultazione delle rappresentanze sindacali.
Quanto percepirà ogni istituto?
Poco più di 20 mila euro lordi, cioè 14–15 mila euro netti. Con questi numeri si incentiva poco o nulla. Per darle una proporzione, nel mio ultimo anno di lavoro ho distribuito 180 mila euro lordi per il personale insegnante e per quello amministrativo. Anche sugli aspetti economici, oltre alla mancanza più grave, l’adeguamento degli stipendi a quello dei paesi europei, alla base del Ddl vedo un’incoerenza. Inizialmente era previsto che la carriera del docente fosse legata al merito. Un elemento poi caduto forse in quanto impopolare. È rimasto invece questo bonus che però lascerà il tempo che trova.
Il bonus cancellerà la contrattazione sindacale?
Quando ho letto il dispositivo sono saltata sulla sedia: il ruolo del sindacato sostituito dal parere del Comitato di valutazione… Questa norma apre la strada ad un azzeramento della contrattazione che non condivido. Trovo abbastanza difficile che genitori, studenti e due docenti eletti dal consiglio di istituto possano entrare nel merito della valutazione delle competenze dei docenti.
È un modo per cancellare il fondo che incrementa il salario-base?
Sarebbe molto grave. Fino ad oggi il merito dei docenti è stato valorizzato attingendo al Fondo di incentivazione del personale. Dopo i tagli alla scuola del governo Berlusconi dal 2008 è passato dal miliardo di euro del 2010 ai 500 milioni del 2014. Così facendo è venuta meno la possibilità di riconoscere al personale un salario aggiuntivo, una delle condizioni che ha reso possibile in questi 15 anni, alle scuole che hanno voluto e saputo farlo, di realizzare l’autonomia scolastica. Va ricordato che in questo fondo sono comprese le somme per realizzare i corsi di recupero necessari per aggredire il fenomeno della dispersione scolastica. Nella scuola che ho diretto abbiamo investito oltre 100 mila euro all’anno per questi corsi. Per i tagli le scuole si sono trovate nell’impossibilità di offrire agli studenti questi interventi didattici, se non in misura veramente minimale. La verità è che stiamo assistendo ad un disinvestimento forte da parte dello Stato nella scuola pubblica.
Questo fondo è stato rifinanziato.
Per un miliardo per il 2015, ma è una partita di giro realizzata tramite tagli consistenti di somme destinate alla scuola e all’università.
La possibilità che un preside assuma i docenti crea il rischio di clientelismi?
Così come si dovrebbe ripensare alle modalità di selezione dei docenti, verificando l’attitudine all’insegnamento, anche i dirigenti dovrebbero essere scelti fra coloro che posseggono sicure doti personali e professionali per guidare organizzazioni complesse. Un dirigente scolastico deve poi avere un alto senso civico e forte predisposizione all’equità. Certo, non si può escludere che anche in questa categoria ci possano essere persone dalla moralità «non specchiata».
Non è un modo per vincolare i docenti al destino del preside?
Non credo, la qualità di una scuola dipende da un bravo dirigente, ma soprattutto dalla presenza di bravi insegnanti che lavorano con passione e competenza e in armonia con lui. Il problema è che il Ddl non dà valore né dignità all’insegnamento.
Per quale motivo?
Perché non esiste un disegno culturale compiuto che affronti i problemi della scuola . Si dovrebbe investire molto sulla crescita professionale dei docenti correlata all’acquisizione di metodi di insegnamento efficaci. Si dovrebbe iniziare a lavorare per creare una cultura della responsabilità del risultato nella professionalità dei docenti affinché siano loro per primi a scommettere sul proprio lavoro e a puntare al miglioramento dei risultati. Il Ddl sorvola su questi problemi. Il sistema scolastico è ancora troppo concentrato sul «che cosa» insegnare e non sul «perché» si insegna. Il risultato è una scuola dove gli insegnamenti sono spesso parcellizzati ed è disattesa la primaria funzione formativa dello studente.