Idea di scuola e immagine del DS nelle prove scritte concorsuali
di Antonio Valentino
Temi e problematiche delle prove
La lettura comparata delle due tipologie di tracce proposte nelle prove scritte al concorso per futuri DS (14 e 15 dicembre u.s.) permette di raccogliere elementi di analisi per capire meglio l’idea di DS prevalente nelle varie commissioni e le differenze di “visione” tra le stesse.
Oggetto primo della mini ricerca sono gli argomenti e le problematiche scelti rispettivamente per la prima e seconda prova: e tra questi, quali le tematiche più “gettonate” e le richieste più significative, da parte delle varie commissioni, per affrontarle.
Quanto agli argomenti scelti per la prima prova (l’elaborato), va detto che sono risultati abbastanza vari. Un buon numero ha messo al centro la figura del DS (poteri, formazione, responsabilità); ovviamente le difficoltà del fare scuola sono ben presenti (alunni stranieri; le varie forme di svantaggio; i conflitti a scuola); come pure i temi delle competenze, della valutazione, dell’autonomia e del POF. Altri argomenti scelti da singole commissioni sono state
- “Governance” e ruolo del DS in quanto responsabile della gestione unitaria (Calabria)
- L’evoluzione del sistema scolastico dal centralismo al federalismo (Sicilia)
- Rendicontazione (Lazio)
Alcuni di questi temi hanno offerto materia per la seconda prova sulla soluzione dei casi. E precisamente
- Valutazione e INValSI (Abbruzzo, Sardegna, Sicilia)
- Conflitti (Basilicata)
- Alunni stranieri (Lazio)
- Forme di svantaggio e risultati modesti (Marche e Toscana).
- La figura del DS, con riferimento alla competenza sul piano disciplinare (Emilia Romagna) e alla gestione delle risorse in tempo di ristrettezze (Friuli Venezia Giulia)
Ma la problematica più presente nella seconda prova è stato il bullismo, spesso collegato al fenomeno dell’evasione scolastica, dell’abbandono o delle iscrizioni (Campania, Liguria, Lombardia, Puglia, Umbria, Veneto).
Altre problematiche:
- Ampliamento dell’offerta formativa (Calabria)
- La riscrittura dei documenti fondamentali di scuola (POF e Programma Annuale) in un’ottica di integrazione e sviluppo (Molise)
- La frequenza molto ridotta ai corsi di formazione previsti dal Piano di aggiornamento di scuola.
Ovviamente, nella seconda prova, figura centrale è il DS, protagonista “indiscusso” e quasi sempre unico e solitario nella soluzione di tutti casi ( “docenti”, ma anche “genitori” e “territorio” – sembra di capire - non risultano molto graditi alle varie commissioni: figurano infatti solo in pochissime tracce).
Quale immagine di scuola e di DS
È possibile cogliere, dalle tematiche e problematiche proposte, un’idea di scuola prevalente nel quadro complessivo delle scelte operate dalla varie commissioni? La domanda è sensata se si parte dalla considerazione che queste possono essere considerate un campione interessante di dirigenti e di esperti di cose scolastiche. Le cui “visioni” possono far intravedere quindi linee di tendenza attendibili per quanto riguarda il nostro futuro. Comunque, certamente, si tratta di voci generalmente ascoltate e influenti presso le direzioni regionali e non solo.
Penso tuttavia si possa dire, con un buon livello di approssimazione, che l’idea che viene fuori, nella maggior parte delle tracce di entrambe le prove, è quella di una scuola attanagliata da problemi di natura sociale, come il bullismo (la più “gettonata” in assoluto, come si è visto) e lo svantaggio, o da questioni come il malfunzionamento (evidenziato in più casi dai risultati delle prove INVALSI) e i conflitti interni agli istituti.
Non mancano ovviamente – e sono stati richiamati - temi più connotati da un tipo di progettualità attenta ad analizzare sia la complessità del panorama in cui la scuola è chiamata a svolgere la propria missione, che le sue problematiche più urgenti (la “governance” interna ed esterna; identità di istituto e scuola come istituzione nazionale, unitarietà della gestione e autonomia di insegnamento; rendicontazione sociale).
Ma, nel quadro complessivo, questi temi non sono certo prevalenti.
Le “richieste”
Un’altra area di considerazioni che le tracce nel loro insieme sollecitano riguarda il tipo di cultura professionale del DS, desumibile dalle “richieste” espresse nelle due differenti prove (“cosa si chiede al candidato”), oltre che dall’immagine di scuola che ne viene globalmente fuori.
Per quanto riguarda la prima prova, i verbi usati per esprimerle (mediamente due per traccia) sono abbastanza vari; ma sono comunque tutti (meno uno, che fa riferimento ad un compito operativo: “Elaborare un’offerta formativa”) riconducibili ai “compiti” propri di un tema tradizionale o di un saggio (esplicitati con verbi quali: Approfondire, analizzare, precisare, evidenziare; descrivere, illustrare, delineare; commentare; esemplificare; inquadrare e focalizzarsi).
Per la seconda prova, le “richieste” sono stranamente più varie e diversamente articolate:
· Elaborazione / descrizione di un piano di azione
· Predisposizione di schede di lavoro
· Individuazione di strategie di direzione (in qualche traccia analiticamente proposte)
· Definizione delle modalità, strumenti e risorse (normativa, soprattutto), per realizzare un piano strategico (con finalità esplicitate)
· Espressione di motivato parere sugli interventi del DS e docenti da parte del candidato
· Redazione di un progetto per risolvere il caso proposto, anche avvalendosi di strumenti tecnici di pianificazione e controllo (diagrammi di flusso, flow chart….).
E’ opportuno richiamare che il bando di concorso afferma che la prova n. 2 “consiste: nellasoluzione di un caso riguardante la gestione dell’IS, con particolare riferimento alle strategie di direzione in rapporto alle esigenze formative del territorio”.
Premesso che non è sempre facile capire il grado di coerenza tra tracce proposte e tipologia di prova indicata nel bando (nel senso che non sempre le tracce proponevano “casi” da risolvere), va detto che i testi presentavano, per come erano formulati, difformità rilevanti. Si ha quasi l’impressione che ogni commissione abbia letto il bando a modo suo.
La qual cosa evidenzia abbastanza chiaramente la mancanza sia di linee guida (anche a proposito della nozione di “caso”, e di “soluzione dello stesso”, oltre che di risultato previsto dalla prova) che di coordinamento generale a livello nazionale.
Per un’”idea esigente” di DS
Comunque, qui interessa rilevare che sembra emergere prevalente – soprattutto nella seconda prova - l’immagine di un Ds le cui competenze sono generalmente volte a risolvere i molti e complessi problemi che quotidianamente gli si pongono. E, solo in pochi casi, a impostare e affrontare questioni di sviluppo, di promozione, di sperimentazione di nuove pratiche organizzative e didattiche, fondamentali per gestire con profitto le complessità del presente e del prossimo futuro. Anzi, mi sembra che, nelle 34 tracce, questi termini non siano mai stati usati. E neanche la parola “coordinamento”. La qual cosa, in un concorso per DS, fa pensare.
Si delinea in altri termini un’immagine di scuola quasi sempre chiusa in se stessa, in cui progetto e ricerca di una identità che si qualifichi in rapporto al territorio - e alla sua domanda e ai suoi bisogni -, non appaiono generalmente evidenti.
Ovviamente le “richieste” ai candidati non potevano che essere in linea con questa immagine prevalente di scuola. E infatti il profilo DS che ne viene fuori è, con tale immagine, sostanzialemnete coerente. Solo raramente - e con un po’ di buona volontà - si intravede un’idea di DS progettuale e leader.
Guardando al quadro complessivo delle scelte, pare sottovalutata la necessità di una formazione culturale e di competenze professionali che mettano il Ds nelle condizioni di affrontare al meglio quelle che ormai si usano chiamare le sfide del fututo. Cito a titolo esemplificativo: I saperi e competenze di una nuova cittadinanza; la scuola di massa tra individualizzazione degli apprendimenti e frontiere della didattica aperte dalla rivoluzione tecnologica; il nuovo studente come “nativo digitale” e cittadino del mondo … .
Così come mi sembra sottovalutata l’idea che soltanto una scuola attrezzata culturalmente e professionalmente per misurarsi con i nuovi bisogni formativi (e quindi ben orientata, ben organizzata e ben gestita), può garantire una formazione più solida e sensata, e, contestualmente, fronteggiare i fenomeni preoccupanti di natura soprattutto sociale, con cui è costretta a misurarsi quotidianamente.
Alla base dell’analisi svolta c’è una considerazione molto semplice – e banale -: un concorso come quello di cui ci stiamo occupando deve selezionare i dirigenti di cui la scuola avrà bisogno nei prossimi anni (o lustri). Pertantocoltivare una “idea esigente” del profilo DS resta, in prospettiva, la risposta più giusta alle trasformazioni radicali in atto anche nel mondo dell’istruzione (oltre che alle questioni poste, nel nostro paese, dalle nuove linee di tendenza sul dimensionamento degli istituti).
Forse tenerla presente, ove già non lo sia, potrebbe aiutare.