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I vescovi alla Gelmini: "non speculi sulla pelle dei giovani"

Durissimo editoriale di Avvenire «Troppe ombre, si guardino gli interessi degli studenti». Ormai è logoro il rapporto fra i cattolici e il governo. Non è solo Famiglia Cristiana...

04/09/2010
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Si può scrivere e suggerire, come fal’ Avvenire, ieri, nell’editoriale, che«bisogna salvare l’essenziale», fermare le«strumentalizzazioni», guardarei bambini, i «nostri cerbiatti», i«nostri bambini-giaguaro» negli occhi,pensarli come un «plotone d’esecuzione» che ci mette «al muro dellenostre responsabilità» e considerareche «non c’è reato più grave oggi inItalia che trattare male la scuola».Oppure si può fare lo sciopero dellafame per sedici giorni e poi gridareche «la scuola è l’ultimo baluardodi democrazia in questo paese», che«se cediamo sulla scuola non c’è piùnulla», che «i tempi sono maturi peruna grande mobilitazione, entro settembre,in difesa dell’istruzione edelle pari opportunità per tutti, i figlidei contadini come di questi onorevoliche guadagnano tanti soldi»,come fanno, sotto il sole di piazzaMontecitorio, Giacomo Russo e CaterinaAltamore, i due precari palermitani,tecnico di laboratorio lui,maestra elementare lei, diventatisimbolo di questa stagione di proteste,appena iniziata. Con manifestazionispontanee e digiuni, in tuttaItalia.L’essenziale, per dirla con il quotidianodei vescovi, dovrebbe passarecomunque. È il grido di dolore chesale dalla scuola italiana. Attraversale proteste dei precari. Come le co- lonne dell’ Avvenire, attente a cesellarein modo equanime il discorso sulleresponsabilità, che «vale per il Ministro,e per ogni adulto che ha una funzionenella scuola». Il ministro dell’Istruzione,appunto, dovrebbe, quantomeno, ascoltarlo. Invece anche ieril’occasione è andata sprecata.Il botta e risposta innescato dall’editorialesi sposta subito sul delicatissimo terrenodei rapporti tra mondo cattolicoe governo. Mai così accidentato.E prima che qualcuno si metta adare fuoco alle polveri, come è accadutocon Famiglia Cristiana, tocca aldirettore e all’editorialista, DavideRondoni, spiegare che «la tempesta diinterpretazioni in chiave anti-ministronon sta né in cielo né in terra». Epoco importa a quel punto se nell’editorialesi parla di «avvio confuso e nonprivo di ombre» dell’anno scolastico,di riforme dell’università non meno«accavallate» («ora se ne aspetta unaun po’ ordinata e di prospettiva»).«Da Avvenire nessun attacco al ministro», incassa subito Maristella Gelmini.Evidentemente ai suoi occhi l’essenziale è quello.L’essenziale, invece, lo racconta unaltro fotogramma di ieri, caduto fuoridai riflettori. Piazza Montecitorio, dilà dalle transenne, è quasi deserta, inattesa che riprenda l’attività parlamentare.Di qua, telecamere, cartelloni,insegnanti. Una signora sui cinquantataglia la scena e si avvicina aGiacomo Russo e a Caterina Altamore,in attesa che cominci la conferenzastampa, convocata sotto il sole settembrino.«Sono venuta a manifestarvi lamia solidarietà», dice sottovoce. Sichiama Lorealla De Matteis, 49 anni,insegnante di latino e greco al liceoMamiani. «Io sono di ruolo, ma questaprecarietà ci sta uccidendo e non èsolo la loro, nella scuola è endemica epermanente, riguarda anche noi chesiamo assunti e soprattutto i ragazzi,che si ritrovano in classi sempre piùnumerose, con le ore di insegnamentoridotte, con insegnanti che vanno eche vengono. Dire questo è politica?Ma la nostra vita è azione politica. Altrimenticosa resta: la raccomandazione?», finisce di dire, che Caterina eGiacomo prendono la parola. Diconoche smetteranno lo sciopero della fame,che invece altri stanno continuando,a Pordenone come a Benevento.«Ora la parola deve passare alla piazza,porteremo la gente nelle strade,ha ragione il ministro quando diceche la scuola non è uno stipendificio,la scuola siamo noi, teste pensanti».


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