I sindacati sfiduciano la ministra
Per riaprire le scuole in sicurezza chiedono 12 miliardi e un commissario straordinario
Alessandra Ricciardi
Servono 12 miliardi per far ripartire la scuola in sicurezza a settembre. Mentre ieri la task force presieduta da Patrizio Bianchi proseguiva con il lavoro preparatorio al primo report, tra riunioni del gruppo dei 18 esperti ed audizioni, i sindacati in videoconferenza hanno messo sul tavolo il loro di programma: 12 miliardi aggiuntivi tra potenziamento degli organici, revisione e ammodernamento delle strutture edilizie, sdoppiamento delle classi, al massimo con 12 studenti, oltre e a guanti e mascherine per tutti. A fare il calcolo i segretari firmatari del contratto nazionale, Flc-Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Snals e Gilda, che con toni piuttosto accessi hanno criticato l'operato della ministra dell'istruzione, Lucia Azzolina. Chiedendo che dell'emergenza Coronavirus e dei problemi legati alla ripartenza del prossimo anno scolastico si occupi «un commissario straordinario».
I cinque segretari hanno nello specifico chiesto di assumere più docenti e Ata: per farlo servono 3 miliardi per scuola dell'infanzia e primaria, altri 2 miliardi per scuola secondaria di primo e secondo. Poi, oltre 5 milioni al dì per mascherine e guanti. Altri 6 miliardi servono per ristrutturare le scuole. Questi i costi per far ripartire una didattica in presenza.
Per garantire il diritto allo studio in questa fase di emergenza e per rilanciare la scuola serve «un punto di Pil da pianificare nel tempo. Se già avessimo il tempo scuola della condizione precedente ai tagli Gelmini e Tremonti saremmo già meglio», dice Francesco Sinopoli, segretario generale Flc-Cgil.
«Abbiamo bisogno di posti stabili già a settembre, non possiamo riprendere con 200 mila precari, e pensando di fare intanto concorsi e mobilità», attacca Pino Turi, segretario Uil scuola. Maddalena Gissi segretario Cisl scuola, oltre a denunciare l'eccesso di alunni per classe, parla di «difficoltà di rapporto con il ministero. Le uscite della ministra ci preoccupano molto».
Una bussola per partire in sicurezza è attesa dalla task force nominata dalla ministra e che chiuderà i propri lavori entro fine luglio. In questa settimana dovrebbe essere conclusa una prima fase. I ragionamenti, che riguardano docenti, personale, strutture edilizie e spazi utilizzabili, sono articolati secondo tre scenari: il peggiore è che a settembre si torni a scuola in una situazione che è quella che oggi detiene ancora la Lombardia. Quella migliore è che ci siano i tassi bassissimi di contagio della Basilicata. La realtà potrebbe essere però ancora diversificata tra regioni, e questo richiederà probabilmente strumenti e soluzioni diverse, che si sommano alle diversità ordinarie delle stesse scuole. Le soluzioni dunque saranno affidate in modo decisivo all'autonomia delle istituzioni e alle capacità organizzative di presidi e comunità educante.
Intanto c'è il nodo organici da risolvere e che la task force Bianchi, secondo quanto risulta a ItaliaOggi, sta analizzando. Perché al di là delle richieste dei sindacati di raddoppiare il personale, pure sull'organico ad oggi in vigore vi sono incertezze: sono attese circa 170 mila supplenze. In tempi ordinari le cattedre non vengono mai coperte tutte prima dell'autunno inoltrato. Stante l'emergenza Covid-19, come garantire che i docenti a legislazione vigente previsti siano tutti al loro posto il primo settembre, pronti per fare i corsi di recupero e avviare una didattica articolata tra presenza e on line? Domanda ancora in attesa di risposta.