I rettori italiani: solidali con i prof turchi cacciati. Collaborazioni a rischio con le Università del regime
Dopo la repressione di Erdogan la condanna della Conferenza dei rettori italiani: mortifica la libertà di ricerca. Daremo risposte concrete»
La Conferenza dei rettori delle Università italiane prende posizione netta contro la repressione imposta dal presidente turco Erdogan contro insegnanti, professori universitari e rettori. Oltre 1500 rettori sono stati licenziati così come oltre 25 mila tra insegnanti e impiegati del ministero dell’Istruzione di Ankara. «In sintonia con la posizione assunta dall’EUA, l’European Universities Association - si legge nella nota dei rettori - la Crui esprime unanime e ferma condanna per le misure adottate dal governo turco a seguito del tentativo di colpo di stato del 15 luglio. Tali misure colpiscono i diritti civili dei singoli e delle collettività».
«Daremo risposte concrete»
La denuncia dei rettori italiani riguarda l’attacco alle libertà di ricerca e insegnamento che sono il fondamento dell’Università a partire dal suo nascere in Europa: «Vengono mortificate le libertà di ricerca, insegnamento, autogoverno per lunga tradizione proprie delle Università ed essenziali alla loro vita. Già nell’immediato, le misure del Governo turco provocano gravi danni alle collaborazioni oggi attive e stabilite grazie a un lungo percorso ispirato a valori che oggi vengono negati. Questi sviluppi troveranno da parte nostra concrete risposte, per un verso, di condanna degli abusi, per altro verso, di solidarietà alle Comunità universitarie turche: ai docenti, ai ricercatori, agli studenti».