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I quindici mesi del ministro Profumo

L'atto di indirizzo del ministro Francesco Profumo è un documento-testamento che spiega quindici mesi di governo

08/03/2013
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la Repubblica

di Corrado Zunino – 4 marzo 2013

L'atto di indirizzo del ministro Francesco Profumo è un documento-testamento che spiega quindici mesi di governo della scuola (e dell'università e della ricerca) da parte di un tecnico. Un rettore di politecnico, laureato in ingegneria, prestato alla politica. E che nella politica avrebbe voluto restare.

Il ministro Profumo chiede al successore - che non sarà nessuno di quelli fin qui immaginati e che oggi non si riesce neppure a immaginare chi possa essere - dieci cose. Nell'ordine, eccole: sostegno e potenziamento delle politiche di innovazione tecnologica; sviluppo di strategie della crescita, rilancio e valorizzazione della ricerca; promozione della qualità e incremento di efficienza del sistema universitario; quindi diritto allo studio universitario; sviluppo del sistema di valutazione della performance del sistema scolastico; orientamento scolastico e professionale; monitoraggio e completamento delle riforme scolastiche e degli istituti tecnici superiori; ammodernamento del sistema scolastico; edilizia scolastica e messa in sicurezza delle scuole e, infine, riorganizzazione e ammodernamento del ministero. Chi verrà potrà comprendere il messaggio o appallottolare il foglio.

Profumo, con un atto inedito, ha dimostrato di voler garantire una continuità a un ministero, il suo, breve ma ricco di novità. Ecco, sarebbe stato davvero interessante riuscire a vedere un ministro consapevole della materia che tratta misurarsi sul tempo di una legislatura vera: cinque anni. In quindici mesi Profumo - che era partito assicurando di non voler fare rivoluzioni, ma solo oliare i meccanismi - in verità ha messo mano a un numero di cose da far girare la testa. Rischiando di far collassare l'elefante ministeriale.

Profumo passerà alla storia contemporanea dell'Istruzione per aver riavviato un istituto di democrazia nelle scelte di assunzione: il concorso di Stato per diventare insegnanti. Ha messo le mani dentro un ginepraio inestricabile, con spine acuminate e avvelenate, e ha tentato di cavarne una regola buona da subito e per il futuro. Il reclutamento nella scuola italiana è diventato nelle ultime tredici stagioni una superfetazione di graduatorie, corsi specialistici, esami post-laurea e pre-lavoro, una babele, un enorme parcheggio di precari, molti dei quali già avevano trovato lavoro altrove. Era certo che mettere mano a tredici anni di sgoverno e provare a ridare una logica (abbassando l'età media di ingresso) in questo ruolo strategico per ogni paese - la selezione del corpo docente - avrebbe comportato proteste. E proteste ci sono state. Ma il concorsone da 320 mila concorrenti è stato un successo. Tutto da ascrivere al ministro.

L'impronta tecnologica di Francesco Profumo - altra questione - si è sentita, ma poi si è potuta esprimere solo laddove consentiva un risparmio allo Stato (via la carta, via i certificati, comunicazioni scuola-famiglia solo online). I proclami di successo, per ora, si scontrano però con ritardi forti dei singoli istituti.

Un ministro sinceramente riformista e capace d'ascolto ha avuto alcuni seri problemi. Ha dovuto fare tutto senza soldi, e il suo governo, alla fine, sulla scuola ha tagliato linearmente, alla Tremonti, alla Gelmini. A fronte della dittatura dello spread su cui l'esecutivo Monti era impostato, Profumo ha dovuto cedere, arretrare, rimediare. Ha dovuto chiedere agli insegnanti di aumentare il monte ore (24) a fronte di zero euro di aumento di stipendio accettando in contropartita 15 giorni di ferie in più. Sul tema ha subito una contestazione gelminiana, per intensità e volumi, subendo una sconfitta pesante e incrinando in maniera irreparabile i suoi rapporti con un Partito democratico tutto intento a non disperdere potenziali voti (di prof, di precari, di studenti).

Ancora, Profumo ha agito come se avesse tempi lunghi davanti a sé e ha dato accelerazioni improvvise ad alcuni temi difficili senza avere copertura politica né economica: nudo per le riforme. Le sconfitte, a volte cocenti, erano una partitura già scritta. In altri casi il ministro si è impuntato su un'idea del merito scolastica, questa sì, rigida, libresca, quando invece i paesi che stanno offrendo i migliori studenti nel mondo - la Finlandia e la Corea del Sud - da tempo hanno sperimentato che sono le pari opportunità iniziali (a prescindere dal censo) a regalare, più avanti negli anni, gli studenti speciali. Ecco, la lezione della platea scolastica più ampia possibile che fa crescere tutti selezionando naturalmente, e in un secondo tempo, le inclinazioni e i talenti non è sembrata una priorità dell'ingegner Profumo.

In altri momenti - l'incapacità di cacciare presidenti clientelari dagli enti di ricerca dopo averli redarguiti - il ministro ha mostrato una debolezza caratteriale che quindici mesi di politica sul fronte non gli hanno ancora irrobustito.

Ha mostrato visione, ha indicato strade, ha sbagliato un po'. In condizioni difficili. Ora Francesco Profumo torna al Politecnico di Torino mentre la scuola, come il paese, resta in balia della solita emergenza.

https://www.repubblica.it/rubriche/la-scuola-siamo-noi/2013/03/04/news/addio_ministro-53888219/



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