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I presidi: scuole chiuse il 17 marzo. Gelmini: No, ma deciderà il Governo

Intanto ieri la Lega ha presentato un emendamento al Milleproroghe in Senato per bloccare le graduatorie degli insegnanti fino al 31 agosto 2012 anche se la Consulta le ha dichiarate illegittime

11/02/2011
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Il Messaggero

di ALESSANDRA MIGLIOZZI

ROMA - La festa per i 150 anni dell’Unità d’Italia spacca il Paese. La politica si muove in ordine sparso in direzione del 17 marzo, giorno della ricorrenza, e i cittadini assistono allo spettacolo di un governo che non riesce a decidere se la festa sarà tale davvero, se si dovrà o no andare a scuola o al lavoro. Su questo punto è scontro aperto. Si duella in Consiglio dei ministri, ma non solo. La prima pietra l’hanno scagliata Lega e Confindustria. Secondo il leader del Carroccio Umberto Bossi, «la festa è sentita in modo diverso nelle varie aree del paese, meglio lavorare il 17 marzo». Stessa linea in Confindustria, per altri motivi legati alla spese (ferie pagate) e alla produzione. E ora è bufera sulle parole del ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini che, pur ricordando che a decidere sarà il Consiglio dei ministri della prossima settimana, auspica che le scuole il 17 marzo restino aperte: «Il miglior modo di celebrare è dedicare questa giornata alla riflessione sui valori dell’Unità. Credo che nella scuola questo obiettivo non si raggiunga stando a casa. Non si deve equiparare l’anniversario a una qualsiasi giornata di vacanza. È giusto invece dedicare le ore di lezione all’approfondimento e alla conoscenza della nostra storia unitaria».
Anche Giuliano Amato, presidente del Comitato dei garanti per le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia, è sulla stessa linea. Ma negli istituti è il caos: solo pochi giorni fa palazzo Chigi aveva deliberato la festa nazionale per il 17 marzo. «E quando si parla di festa nazionale - spiega Paolo Mazzoli, dirigente del 115° circolo di Roma - si sa che le scuole restano chiuse. Per questo noi, anche su richiesta delle famiglie, avevamo deliberato un ponte sottraendo un giorno alle vacanze di Pasqua. Ora dovremo rifare tutto. O forse no. Non si sa». La scuola romana non è un caso singolo e chi non aveva programmato il ponte aveva comunque rimesso mano, in molti casi, al calendario scolastico per poter inserire la nuova festività. Al di là dei problemi organizzativi, però, secondo l’Associazione nazionale dei presidi guidata da Giorgio Rembado «le scuole il 17 marzo devono stare chiuse. Storicamente la vacanza in questi casi aiuta a sottolineare l’importanza della ricorrenza. Per parlare di Unità d’Italia in classe ci sarà tempo prima e dopo il 17. E comunque il giorno perso sarà facilmente recuperabile. Ora arrivino chiarimenti al più presto».Il panorama non sarebbe completo se anche i presidi non si fossero spaccati: «È sbagliata la posizione dell’associazione nazionale presidi. Il 17 bisogna andare a scuola - si stacca la Disal, Associazione professionale dirigenti scuole statali e paritarie - Se l’economia non si può fermare a fare memoria di questo bene, perché si deve fermare la scuola?». L’amarezza resta. «Hanno rovinato anche questa festa, questo spettacolo non si doveva vedere», chiosa Domenico Altamura preside del liceo Righi di Bologna. Cisl Scuola e Flc Cgil per una volta sono all’unisono: le scuole vanno chiuse il 17. Azione Universitaria, associazione studentesca di centro destra, chiede che anche gli atenei lo siano e minaccia “picchetti” in caso contrario. Ignazio la Russa, ministro della Difesa, entra in conflitto la collega Gelmini e si dice pronto a presentare un “decreto” apposito in Consiglio dei ministri. «La verità - dice - è che se il 17 marzo non fosse festa completa, la ricorrenza del 150° dell’Unità d’Italia sarebbe una festa di serie B come le tante già esistenti che spesso passano purtroppo quasi inosservate. Se come giustamente sostiene anche Giuliano Amato occorre un nuovo provvedimento legislativo, ben venga un decreto che proporrò al Consiglio dei ministri. Confido che anche il Presidente della Repubblica possa non essere contrario». Più mite il ministro del lavoro Sacconi: «Da un lato - dice - occorre consentire alle imprese che stanno uscendo da due anni molto difficili di poter rispondere alla ripresa dei mercati, dall’altro c’è l’esigenza di celebrare la ricorrenza dell’Unità». Per il leader di Fli Gianfranco Fini le polemiche in corso sono «incomprensibili», mentre Gianni Letta auspica che «si ritrovi lo spirito unitario». Ma la miccia ormai ha preso fuoco: in Cdm la prossima settimana sarà battaglia. Intanto sul fronte scuola, a proposito di spaccature Nord-Sud si registra un altro dato: ieri la Lega ha presentato un emendamento al Milleproroghe in Senato per bloccare le graduatorie degli insegnanti fino al 31 agosto 2012 anche se la Consulta le ha dichiarate illegittime. Nell’emendamento si parla di rispetto della sentenza che boccia l’inserimento in coda degli insegnanti che si trasferiscono. Ma il Carroccio spera che intervenga prima la legge del senatore Mario Pittoni che riforma il reclutamento regionalizzandolo. Nell’attesa meglio bloccare per legge le migrazioni di insegnanti


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