I precari temono una nuova beffa «Siamo stanchi di aspettare» Non decolla il piano assunzioni
Per il concorso straordinario l'attesa parte da lontano, se ne parla da oltre un anno. E da altrettanto tempo, quindi, crescono le aspettative dei precari che aspettano di entrare in ruolo. Ma nel tira e molla della politica viene rimandato, modificato e investito puntualmente da polemiche.
Per il concorso straordinario l'attesa parte da lontano, se ne parla da oltre un anno. E da altrettanto tempo, quindi, crescono le aspettative dei precari che aspettano di entrare in ruolo. Ma nel tira e molla della politica viene rimandato, modificato e investito puntualmente da polemiche. Le prove selettive si faranno, secondo quanto annunciato ieri dal ministero dell'istruzione, a partire dal 22 ottobre ma una parte del Pd ha chiesto di spostarlo a dicembre. Una proposta rispedita immediatamente al mittente dal M5S. La data resta quella ma così ripartono le polemiche all'interno della maggioranza. Nel frattempo però restano sospese decine di migliaia di precari da un lato e decine di migliaia di cattedre vuote dall'altro.
LE CLASSIE' chiaro infatti che, senza un puntuale reclutamento degli insegnanti, le classi restano senza professore a far lezione. La didattica si ferma e, quando riparte, lo fa a singhiozzo visto che deve cercare i supplenti: ogni anno, compreso questo già messo a dura prova dall'emergenza sanitaria, parte il balletto dei docenti in cattedra che finisce praticamente in pieno autunno. Eppure i precari ci sono, basterebbe dare loro la possibilità di entrare di ruolo: «Dopo sette anni di servizio in classe spiega Lorella P., professoressa di italiano e latino alla scuola media e superiore nella provincia di Rieti voglio sostenere il concorso per dimostrare quello che so fare. Ma ora veniamo da mesi di didattica a distanza e di esami di maturità in presenza, dall'aggiornamento delle graduatorie che ci ha creato tanti problemi e tanta tensione: volevamo il concorso ma tutto questo caos sulla prova selettiva, per noi docenti, è una mancanza di rispetto. Una beffa. Nessuno ci ascolta, siamo molto delusi». Mentre la politica continua a dividersi sul tipo di selezione da fare per assumere i docenti, i precari si preoccupano dei tempi che divideranno una selezione dall'altra. Sono previsti infatti tre concorsi, da qui ai prossimi mesi: il concorso straordinario, l'ordinario e quello abilitante. Poi arriverà anche quello per infanzia ed elementare. C'è anche chi vuole presentarsi a tutti, per cogliere l'occasione che nella scuola troppo spesso non c'è, ma teme di non avere il tempo necessario per prepararsi a dovere.
LE MODALITÀ«Ormai la mia è rassegnazione spiega Giovanni Mariuzzo, professore di matematica a Venezia - sono preoccupato per la modalità dei concorsi: sono iscritto a tutti e tre, come farò a prepararmi visto che nel frattempo insegno? Anche farlo a dicembre sarebbe un palliativo, si rimanda il problema ma non si risolve la situazione. Temo anche i contagi: se qualcuno dovesse andare in quarantena salterà il concorso. A quanto pare non ci saranno prove suppletive. Sembra proprio che non ci sia l'intenzione di assumere i precari». Non solo, in diverse università stanno anche partendo i test di ingresso per i Tfa, i tirocini formativi attivi, per il sostegno: si tratta di corsi di specializzazione sul sostegno necessari quindi per candidarsi sulla classe di concorso ad hoc, seguendo le lezioni frontali, i laboratori e un tirocinio. Ma senza concorsi la scuola si ferma: se dovessero slittare, per motivi organizzativi o legati alla pandemia, andrebbe in tilt.
Basti pensare che quest'anno infatti delle 85mila assunzioni autorizzate ne sono andate a buon fine appena 22mila. Il motivo? I precari ci sono ma non nelle graduatorie da cui si assume: quelle ad esaurimento e quelle di merito che in molte province e in diverse classi di concorso non hanno più iscritti. Servono nuove graduatorie di merito, con i vincitori di concorso. Quest'anno intanto 66mila cattedre sono rimaste scoperte e la possibilità della call veloce, con cui un docente in graduatoria che non è entrato nella sua provincia decide di spostarsi per avere il ruolo in un'altra provincia dove resterà per 5 anni, non ha dato gli esiti sperati: ha raccolto infatti solo 2500 adesioni. Tutto il resto dei posti in cattedra? Deve andare a supplenza, nel caos tra nomine, convocazioni in ritardo e punteggi che non tornano. Senza alcuna continuità didattica per chi è in classe, seduto tra i banchi.
Lorena Loiacono