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I precari esclusi: “Pugnalati alle spalle”
Tagliati fuori dal ddl 70mila supplenti che stanno lavorando quest’anno. I sindacati: quelli che restano a casa saranno il triplo degli assunti. Docenti pronti a ricorsi e sciopero della fame: “Il nostro futuro è svanito nel nulla”
14/03/2015
la Repubblica
Corrado Zunino
Quando il premier, la sera a Palazzo Chigi, ha detto: «Io sono un leader e un leader fa delle scelte», Claudia Pinna, 41 anni, ricercatrice microbiologa di Sassari, ha smesso di respirare. Alcuni secondi. «Ho scoperto che gli idonei non erano più previsti nelle assunzioni degli insegnanti e tutto è diventato una nuvola. I programmi per il futuro, il mutuo per accedere alla casa, l’idea di un altro figlio». Nel vortice delle anticipazioni si era già detto: Renzi vuole distinguere tra vincitori residui del concorso 2012 (1.700) e idonei (8.300). Poi è arrivata la conferma, a Palazzo Chigi: la stabilizzazione dei centomila precari non prevedeva gli idonei. «Chi è fuori è fuori, ciao ciao». Ha detto così il premier, mentre argomentava.
Il piano straordinario della Buona scuola assume centomila aspiranti e ne lascia a terra 520 mila, distribuiti nelle tre fasce di riferimento: Gae, poi prima e seconda d’istituto. L’ultimo aggiornamento ufficiale — e il non avere ancora presentato un censimento definitivo è grave colpa del ministero dell’Istruzione — dice che gli iscritti alle Graduatorie a esaurimento (che Renzi vuole sopprimere) sono 125.700. Bene, 99 mila entreranno in ruolo, se il piano regge al passaggio parlamentare, il 1° settembre e per 27 mila insegnanti di scuola materna dovrebbe arrivare l’assunzione subito dopo attraverso la legge delega e il provvedimento “asili 0-6 anni”. Con questo schema le graduatorie di prima fascia (Gae, appunto) andranno a sparire davvero. Ma le incrostazioni scolastiche hanno reso il sistema complesso, doloroso, e le scelte del premier — molte maturate solo nelle ultime ore — quel dolore l’hanno allargato. L’aggiornamento della seconda fascia delle graduatorie d’istituto (gli abilitati non inseriti nelle Gae) certifica 130.000 ospiti. Bene, i sindacati dicono che di questi 70 mila oggi sono in classe come supplenti annuali. Il Miur scende a 30 mila. Di sicuro, le scelte di Renzi non solo non permettono di assumere definitivamente questi “supplenti lunghi”, ma di fatto li licenziano. Se poi si scende di categoria e si va a cercare nella terza fascia (i non abilitati-laureati) si scopre che lì ci sono 337.458 iscritti. Il ddl li lascia tutti a casa. Solo gli iscritti alle supplenze annuali — iscritti, la maggior parte poi non le ha ottenute — sono 460 mila. Tolti i centomila assunti al prossimo primo settembre, fuori resta un numero enorme: 360 mila aspiranti docenti. «Più del triplo di quelli assunti», dicono i sindacati. Servirebbero sei concorsi da 60 mila vincitori ciascuno per assorbirli: diciott’anni di concorsi. È vero che in quel mare che sono le “graduatorie d’istituto” ci sono laureati con poche ore di insegnamento, altri che hanno trovato un lavoro diverso, una marea di insegnanti malpagati delle private. Ma ci sono anche 22 mila abilitati con i tirocini Tfa, 60 mila usciti dai percorsi Pas, 55 mila diplomati magistrali, quelli delle ex Siss che hanno fatto un esame con valore di concorso. Le scelte del leader toglieranno questo lavoro — l’insegnamento — a capaci e no, a esperti e neofiti, senza le raffinate distinzioni che in partenza erano state promesse. E sulla scuola si abbatterà una valanga di ricorsi di dimensioni mai viste.
«Mi piaceva l’idea di entrare a far parte di una cosa in cui credevo, la scuola a me piace molto», si legge nei gruppi facebook. Un follower figlio del Tfa scrive: «Abilitati di stato trattati come carta straccia, proletariato scolastico ». Angelo Palumbo, 42 anni, di Napoli, laureato in lettere moderne, è un delegato degli 8.300 idonei del concorsone 2012. Dice: «Siamo stati pugnalati alle spalle. Abbiamo aspettato tredici anni per il concorso, l’abbiamo vinto. Eravamo dentro il decreto legge con la dicitura idonei, voluti dal ministro. Abbiamo partecipato alla grande festa del Pd e ora non c’è più traccia di noi».
Class-action, Tar e tribunali del lavoro. Adesioni a scioperi già proclamati da altri. C’è chi — oggi fuori dall’insegnamento — contro la “Buona scuola” annuncia lo sciopero della fame.
( ha collaborato Giorgio Caruso)