I conti in sospeso dell'istruzione
Verso la spending review: taglio del 5% dei dipendenti, accorpate le direzioni delle mini regioni
Franco Bastiani e Alessandra Ricciardi
Un taglio del 5% dei dipendenti dei ministeri. E del 20% dei dirigenti. É l'ultima ipotesi che ieri era data in auge presso il ministero dell'economia nell'ambito del decreto legge sulla spending review, atteso al prossimo consiglio dei ministri. Per mettere a punto il taglio del 20% delle direzioni generali, si profila l'accorpamento delle direzioni delle piccole regioni: è il caso del Molise con l'Abruzzo, per esempio, o della Basilicata con la Puglia.
Un'ipotesi che va nella direzione di una riorganizzazione del servizio, a cui è ispirato anche il trasferimento, a seguito dell'attuazione del titolo V della Costituzione, del personale degli uffici scolastici provinciali alle regioni.
La riduzione del 5 per cento dei pubblici dipendenti ipotizzata nell'ambito del decreto di spending review non dovrebbe coinvolgere il personale della scuola nei cui confronti il ministero dell'istruzione ha disposto ed attuato negli ultimi tre anni tutti i tagli possibili in tema di organici tanto del personale docente quanto di quello amministrativo, tecnico ed ausiliario. Un ennesimo intervento, ancorché limitato al 5%, pregiudicherebbe addirittura la possibilità di un regolare inizio del nuovo anno scolastico. «Impensabile oltre che inaccettabile, dopo i tre anni di tagli inferti dall'ex ministro dell'economia, Giulio Tremonti», dicono concordi i sindacati. Il taglio in arrivo riguardarebbe solo i dipendenti ministeriali di viale Trastevere, che tra l'altro vantano piante organiche più corpose rispetto alle teste: salterebbero dunque posti vuoti.
Nel comparto scuola continuano, invece, a sussistere sacche di spese che avrebbero dovuto da tempo essere eliminate. Il riferimento riguarda tre situazioni ben definite. Quella più rilevante è data dalla presenza di dieci mila docenti dichiarati in esubero rispetto agli organici. La seconda è quella dei tremila e cinquecento docenti collocati fuori ruolo perché dichiarati inidonei per motivi di salute allo svolgimento della funzione docente e tuttora utilizzati in altri compiti. La terza è la onerosa presenza di oltre diecimila lavoratori (ex Lsu) che operano nella scuola nei servizi di pulizia e che non rientrano negli organici del personale scolastico.
Per eliminare queste sacche di spese, senza incidere necessariamente sul numero complessivo dei dipendenti della scuola e nel contempo restituendo agli interessati certezze del lavoro da svolgere, le soluzioni meno traumatiche e senza costi aggiuntivi potrebbero essere le seguenti: 1) offrire ai docenti in esubero tutte le cattedre che si renderebbero libere consentendo e favorendo il pensionamento di coloro che hanno manifestato entro lo scorso 30 marzo la volontà di cessare dal servizio pur non potendo fare valere i requisiti richiesti entro il 31 dicembre 2011 ma che avrebbero maturato entro l'anno scolastico 2011/2012; 2) accelerare l'inquadramento nei ruoli del personale Ata dei docenti inidonei con le dovute garanzie giuridiche ed economiche loro spettanti; 3) inquadrare nei ruoli del personale ausiliario e sui posti vacanti disponibili tutti i diecimila lavoratori che operano nelle scuole alle dipendenze delle ditte di pulizia ma a carico del bilancio del ministero dell'istruzione. Ipotesi su cui l'ultima parola spetta al ministero dell'economia, in particolare al viceministro Vittorio Grilli, che ha in mano il dossier della spending review, d'intesa con il responsabile della Funzione pubblica, Filippo Patroni Griffi, dei Rapporti con il parlamento, Piero Giarda, e il commissario straordinario, Enrico Bondi. Era stata infine ventilata per gli statali l'ipotesi dello slittamento di un mese della tredicesima, che però sembra aver perso appeal dopo l'esito positivo del vertice Ue. Tutto dipende dai risparmi che vanno realizzati. La soluzione sarà svelata nei prossimi giorni.