I compiti per le vacanze del Ministro
Messaggi del genere, propagandando l’immagine di una scuola oppressiva nei fatti inesistente, non fanno altro che delegittimare i docenti di fronte ai loro studenti
di Gianfranco Mosconi
Pochi giorni fa la Ministra Carrozza ha esortato gli studenti a cercare di convincere (!) i propri professori a dare meno compiti per le vacanze: un invito sorprendente da parte di un ministro dell’Istruzione, se non fosse che esso è in linea con la protesta della medesima Carrozza, la scorsa estate, contro i compiti per le vacanze, e con l’esortazione rivolta a inizio anno ad altri studenti a ribellarsi «ai genitori, ai prof, alla scuola». Nel merito, c’è da chiedersi perché mai chi non ha mai insegnato in una scuola si senta autorizzato a conoscere, meglio del singolo docente, che cosa sia meglio per ogni singola classe o allievo: agli occhi del ministro i docenti sono così incompetenti da dover essere “istruiti” su quanto è di loro propria competenza? E, poi, l’Italia è un paese in cui si studia così tanto e c’è tale attenzione per lo studio che bisogna limitare le eccessive pretese degli insegnanti? Ma, al di là del merito, la cosa più grave è che messaggi del genere, propagandando l’immagine di una scuola oppressiva nei fatti inesistente, non fanno altro che delegittimare i docenti di fronte ai loro studenti, invece di stimolare questi ultimi ad affrontare con impegno l’inevitabile (ma ripagante) sforzo dello studio. Quanto diverse le parole rivolte da Obama agli studenti nel 2009: «Possiamo avere gli insegnanti più appassionati, i genitori più attenti e le scuole migliori del mondo: nulla basta se voi non tenete fede alle vostre responsabilità. Andando in queste scuole ogni giorno, prestando attenzione a questi maestri, dando ascolto ai genitori, ai nonni e agli altri adulti, lavorando sodo, condizione necessaria per riuscire». Piacerebbe sentire parole simili anche da noi, visto che, al di là del sostegno economico, i docenti, per lavorare al meglio, hanno bisogno anche e soprattutto di sostegno morale: ma se viene meno proprio da chi li rappresenta, che fare?