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"Ho mancato l'uscita per 5 mesi e mezzo Lavorerò sei anni in più"

L'insegnante beffato

05/08/2014
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La Stampa

FLAVIA AMABILE ROMA

La settimana scorsa Ruggiero Pinto aveva quasi creduto alle parole di chi aveva applaudito alla ime dell'incubo per quelli come lui, i 4mila della Quota 96 beffati dalla riforma Fornero. Se non ci si fosse messo di mezzo il governo Monti, sarebbe un uomo libero dal 2012. Ma compiva 60 anni troppo tardi, cinque mesi e mezzo dopo lo spartiacque previsto dalle nuove regole. Cinque mesi e mezzo che gli sono costati due anni di lavoro in più e che se  nulla cambierà alla fine della sua diventeranno sei. «Sono uno dei più danneggiati dalla riforma spiega -. Perdo sei anni di vita e di serenità». Ruggiero inizia ad insegnare poco dopo la laurea, sette anni di supplenze in una materia che allora era un'ottima scelta per assicurarsi un posto: informatica. Infatti ne11984 supera un concorso, entra in ruolo. A Milano, però, non nella Puglia dove è nato. Insegna per otto anni tra Sesto San Giovanni e la periferia milanese. «Un periodo non semplice della mia vita. C'è stato chi mi considerava un terrone, ma lavoravo tantissimo ed erano molti di più quelli che mi rispettavano», racconta. Appena può torna l'insegnante torna in Puglia. Ormai siamo negli anni Novanta, il mondo dei computer è in profonda e rapidissima evoluzione, Ruggiero studia, si tiene aggiornato. Dieci anni dopo è ancora lì, stesso istituto, una materia da insegnare che corre più veloce di qualsiasi altra. Non fa in tempo a imparare una novità che subito ce n'è un'altra da capire. «Finito il lavoro a scuola studio sui libri, navigo in rete, frequento corsi di formazione. Tutto a mie spese». Vent'anni dopo Ruggiero è ancora lì. Studia sempre ma pensa anche che sia giunto il tempo di a tirare i remi in barca e godere il meritato riposo. «Se non si è mai insegnato non si ha idea di quanto sia faticoso questo mestiere. Soprattutto in questi ultimi anni i ragazzi sono molto più svegli. Se si rendono conto che non sei al loro livello non ti rispettano. E, in fondo, siamo obsoleti noi professori che abbiamo più di sessant'anni. C'è bisogno di forze più giovani e fresche». Lui ha un solo desiderio, a questo punto: lasciare le aule e ritirarsi in campagna a coltivare alberi da frutto. «Ho acquistato un pezzetto di terra un anno fa, ho bisogno di allontanarmi dal mondo».


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