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Graduatorie, punto e a capo

Sabato 26 febbraio il decreto Milleproroghe, ritornato alleggerito al Senato, dopo le critiche del Quirinale, è diventato definitivamente legge.

01/03/2011
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Pippo Frisone

Sabato 26 febbraio il decreto Milleproroghe, ritornato alleggerito al Senato, dopo le critiche del Quirinale, è diventato definitivamente legge.
Tra gli altri, è stato tolto l’emendamento della Lega sul blocco delle graduatorie ad esaurimento fino al 31.8.2012 e sul divieto di cambiare provincia nelle graduatorie d’istituto di 1°fascia.
La sentenza della Consulta, dichiarando incostituzionale l’art.1, comma 4-ter della L.167/09, fortemente voluto dalla Gelmini, ha abolito non solo le cosiddette “code” ma anche il ritorno a ”pettine”, rinviato al 2011/12 , delle graduatorie ad esaurimento.
Pertanto, la situazione ritorna quella che era con la legge n.296/06: graduatorie permanenti , trasformate ad esaurimento ma senza alcun piano di assorbimento dei precari (150mila docenti e 20mila Ata nel triennio) che ne era il presupposto.
La tentazione di aggirare in qualche modo la sentenza della Consulta rimane ancora forte nella testa di viale Trastevere.
Il blocco delle graduatorie col no all’inserimento a pettine generalizzato e al cambio della provincia, restano sullo sfondo minacciosi, pronti a riprender corpo in caso di necessità, magari con forme diverse e meno traumatiche.
Si, perché non dobbiamo dimenticare che l’emendamento Pitton della Lega aveva il sostegno pieno del Ministro Gelmini.
Una prima tentazione a resuscitarlo potrà essere, anche questa volta , la difficoltà di garantire un regolare avvio del prossimo anno scolastico.
La proroga a concludere entro il 31.8 tutte le operazioni di mobilità e di assunzione a tempo indeterminato e determinato, non ci sarà più perchè scadeva col 2010/11.
Col prossimo anno scolastico si farà ritorno al 31 luglio e diventerà materialmente difficile se non
impossibile, immaginare la conclusione di tutte le operazioni per quella data.
Il rifacimento delle graduatorie ad esaurimento con inserimento a pettine, con buona probabilità vedrà aumentare le domande ben oltre le code attuali, soprattutto nelle province del nord.
I tagli di questi ultimi anni hanno penalizzato fortemente il centro-sud, facendo lievitare gli esuberi e chiudendo ogni possibilità di assunzione in ruolo.
La spinta a cambiare provincia risulterà quindi più forte di quella che nel 2009/11 si realizzò con le code.
In alcune province del nord ciò significherà quasi raddoppio degli aspiranti, rispetto alle attuali graduatorie principali, con inevitabile allungamento dei tempi nella valutazione delle domande.
Le domande di trasferimento scadono l’11 marzo, più o meno come lo scorso anno.
Nel 2009 l’ultimo aggiornamento delle graduatorie si ebbe entro l’11 maggio.
I trasferimenti si sono avuti a luglio/agosto, con la coda superiori/Ata e le assunzioni in ruolo negli ultimi giorni quasi in contemporanea agli utilizzi e assegnazioni provvisorie.
Sugli organici del 2011/12 si conosce soltanto l’entità dei tagli -34.700, pari a 19.700 posti docenti
in meno e altri 15mila Ata in meno.
Il dato degli esuberi sfiora le 10mila unità, cui andranno ad aggiungersi quelli del 2011/12, soprattutto della secondaria di 2° grado.
I pensionamenti al 1.9.11 saranno 34.972 di cui 7.324 Ata che con buona probabilità saranno sostituiti con altrettante assunzioni in ruolo, Tremonti permettendo.
Tra gli altri problemi irrisolti, oltre al precariato, destinati a creare non pochi ritardi al regolare funzionamento delle scuole, gli oltre 2mila posti vacanti di Dirigenti scolastici e Dsga.
Reggenze e utilizzi stanno creando situazioni difficilmente sostenibili, specie in quelle scuole prive di entrambe le due figure di vertice.
Una prospettiva da far tremare le vene e i polsi a chiunque, per questo non escludiamo colpi di coda da parte del Governo che possano far rientrare dalla finestra quanto è uscito dalla porta del mille proroghe: un nuovo decreto con blocco delle graduatorie che faccia salvi gli effetti della sentenza della Consulta, limitata ai ricorrenti, poi si vedrà.
Nel frattempo passerà un altro anno che vedrà la scuola pubblica, scelta dal 95% degli italiani, messa sotto attacco dallo stesso Governo, sprofondare sempre più.
Mentre si continua a insultare i docenti “inculcatori” della scuola pubblica, alla scuola privata, meglio se confessionale, vanno le premure interessate di Berlusconi, pronto a rifarsi la verginità perduta con le gerarchie ecclesiastiche, cercando così di far dimenticare i suoi guai giudiziari agli italiani.


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