Gli studenti in mezzo a un'autostrada
In diecimila, a Bologna, si sono riversati per le strade della città e hanno occupato l'autostrada. Le proteste di studenti e ricercatori segnano un'altra giornata. Quella definitiva, dell'approvazione alla Camera. Dove arrivano i regali di fine legislatura. Alle università telematiche, modello Cepu
Giovanni Stinco
BOLOGNA
Il questore Merolla aveva giustificato le cariche di giovedì scorso dicendo di aver visto in corteo molte barbe lunghe. Loro sono tornati in piazza con un lenzuolo con sopra il faccione di Carlo Marx e la scritta: «Merolla, sono queste le barbe lunghe che vogliamo». Poi hanno attraversato la città, sono usciti dal centro, e hanno puntato alla tangenziale e all'autostrada, bloccate pacificamente per ore e ore da una fiumana di persone. Infine, stanchissimi, hanno provato a entrare in stazione, ma sono stati respinti dalle forze dell'ordine. Una giornata, quella di ieri, che comunque segna il punto di svolta di una mobilitazione che a Bologna sembrava sotto tono e che invece, di colpo, ha portato in strada 10mila persone.
La giornata contro il ddl Gelmini è iniziata con gli studenti medi che da tutta la città si sono ritrovati nel cuore di Bologna sotto le Due Torri e, alle 9 e mezza di mattina, hanno iniziato il loro corteo, coloratissimo e pieno di asce da guerra di cartone. «Contro la Gelmini dissotteriamo l'ascia di guerra», hanno urlato dai megafoni mentre nelle prime file si sono tutti dipinti il volto di verde e rosso. Poi si sono uniti con gli studenti universitari che a loro volta si stavano concentrando nel centro della zona universitaria. Da lì sono partiti tutti assieme - con loro anche qualche ricercatore - e hanno raggiunto i viali bloccando il traffico. Obiettivo dichiarato nell'assemblea della sera prima la stazione. E infatti giornalisti e forze dell'ordine si aspettavano proprio quello. Il corteo ha invece deviato lasciando di stucco gli agenti della Digos che si sono ritrovati ad inseguire affannosamente migliaia di persone in corsa verso i viali e la periferia della città. Poi di nuovo corteo compatto e, una volta di fronte alle torri della Regione, una nuova finta e una lunghissima corsa che ha portato migliaia di persone verso la tangenziale e poi le autostrade A13 e A14, bloccate pacificamente per ore.
Il corteo, sotto la pioggia battente del primo pomeriggio, si è poi diretto verso la stazione dove ad attenderlo ha trovato decine di agenti di polizia e carabinieri in tenuta anti sommossa. Subito tensione alle stelle, con sanpietrini, bottiglie e pezzi di ferro scagliati ripetutamente contro gli agenti schierati a difesa dell'entrata della stazione. Quando gli studenti hanno tentato di entrare per occupare i binari è partita la prima carica, violentissima, che ha lasciato accasciata a terra una ragazza, poi portata subito in ospedale con il ginocchio fuori uso. Ancora qualche minuto di insulti reciproci ed è partita una seconda carica, questa volta senza che gli studenti accennassero ad avvicinarsi al loro obiettivo. Ad essere travolti questa volta sono stati sopratutto gli studenti medi in testa al corteo, che non sono riusciti a scappare e sono stati letteralmente investiti dalle forze dell'ordine schierate in formazione. «Ci hanno buttato a terra e poi ci hanno picchiati con i maganelli», ha detto a caldo un liceale 17enne, mentre con la faccia piena di sangue attendeva l'arrivo dell'ambulanza. Nelle sue condizioni si sono ritrovati in una decina, tutti poi medicati dai medici dei due mezzi del 118 arrivati in tutta fretta in stazione. Nella calca degli scontri due universitari sono stati fermati e poi, dopo una trattativa convulsa, liberati con l'assicurazione che il corteo avrebbe abbandonato la stazione.
Detto e fatto, gli studenti, ormai ridotti a meno di 5mila, hanno puntato di nuovo verso le Due Torri ma prima sono passati di fronte alla Camera del lavoro della Cgil. Lì un grande applauso e una richiesta in coro: «Sciopero generale». Ma non bastava ancora, e il corteo ha piegato verso la zona universitaria, si è diviso in due e una parte degli studenti sono andati ad occupare la facoltà di Scienze Politiche. Poi tutti a Lettere e Filosofia, fortino della protesta, dove l'assemblea di ateneo di ricercatori e studenti è stata aperta da un lunghissimo applauso. E dal microfono, dopo aver saputo dell'approvazione del ddl, una promessa: «Non finirà qui».