Gli studenti e la Dad: ok un po’ di digitale a scuola ma no alle lezioni online
I risultati dell’indagine Laboratorio adolescenza-Iard. Per due studenti su cinque sono stati più i problemi che i vantaggi . Azzolina: la Dad è stata una risposta all’emergenza
Maurizio Tucci
*Direttore Laboratorio adolescenza Milano
Mentre siamo nel pieno svolgimento della maturità «orale» edizione 2020-2021 e ci si interroga su come sarà la scuola edizione 2021-2022. Qual è stato il giudizio degli studenti sul complicato anno scolastico appena terminato e vissuto sempre in bilico tra banchi e computer? «Grande fatica, ma la Dad non è tutta da buttare» è la sintesi del loro pensiero che emerge dall’edizione 2021 dell’indagine sugli stili di vita degli adolescenti che vivono in Italia, realizzata da Laboratorio Adolescenza e Istituto di ricerca Iard su un campione nazionale rappresentativo di oltre 10500 studenti di età compresa tra i 13 e i 19 anni. L’indagine, alla quale ha collaborato anche il Corriere.it/Scuola, è stata effettuata nei mesi di aprile e maggio 2021 attraverso un questionario online grazie al coinvolgimento di decine di scuole su tutto il territorio nazionale.
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Difficoltà e sfide
Il problema maggiore riscontrato dagli studenti in Dad è stata la difficoltà a seguire le lezioni a distanza. La percentuale di studenti che ha indicato questo aspetto come il più critico varia a seconda del tipo di scuola (47% negli istituti tecnici e professionali, 42,7% nei licei e 37,2% nelle scuole medie inferiori), ma resta dovunque il primo indicato. Una difficoltà non ti tipo tecnico (ne parliamo più avanti), ma di concentrazione. Paradossalmente – ma forse non è un paradosso – essere da soli, lontani da insegnanti e compagni, invece di aiutare ad essere concentrati genera l’effetto contrario. E non a caso al secondo posto tra i disagi (30% del campione, con un picco del 36% nelle scuole medie inferiori) è stata indicata proprio l’assenza dei compagni, mentre il 13% ha sofferto essenzialmente la mancanza di contatto diretto con gli insegnanti. «L’evidenza emersa dall’indagine – commenta Rocco Cafarelli, Dirigente scolastico e membro del Consiglio direttivo di Laboratorio Adolescenza – deve indurci a riscoprire, nel processo di insegnamento-apprendimento, il valore della relazione dal vivo con i compagni e i professori. L’atto educativo, di fatto, nasce e si sostanzia proprio come evento eminentemente relazionale, che non può prescindere dallo scambio interpersonale».
Il divario digitale
Riguardo alle difficoltà tecniche (mancanza di strumenti adeguati, problemi di connessione o difficoltà a utilizzare le piattaforme) è interessante osservare che queste sono state segnalate come problema principale da poco più del 10% degli studenti, mentre in un analogo rilevamento effettuato da Laboratorio Adolescenza nell’aprile-maggio 2020, in pieno lockdown, erano state indicate da più del 50% degli intervistati. Se questo da un lato è un segno evidente che, passata la prima emergenza a cui si è fatto fronte in modo inevitabilmente improvvisato e confuso, la scuola è riuscita ad organizzarsi in modo tutto sommato efficace, almeno nella gestione degli aspetti tecnici, dall’altro può essere un segnale di allarme riguardo la marginalizzazione delle fasce di studenti socialmente più deboli. Nonostante l’indagine abbia interessato un campione vastissimo di studenti, la rilevazione è stata pure sempre gestita, dalle scuole, online. Quanto questo ha determinato un’esclusione di fatto di quella parte di studenti (certamente una minoranza, ma non per questo trascurabile) che dalla didattica a distanza è stata tagliata fuori? Un’esclusione che toglie loro anche voce per segnalare un disagio? Una domanda alla quale sarà urgente dare una risposta, da parte di chi ha responsabilità istituzionali e di gestione, nella progettazione della scuola del futuro.
L’indagine
Tornando all’indagine Laboratorio Adolescenza-Iard, una delle domande poste agli studenti coinvolti li sollecitava a dire quale sarebbe dovuto essere secondo loro, una volta tornati alla normalità, il futuro della Dad. Se il 40% degli studenti delle superiori e il 47% delle medie ha affermato nettamente che dovrà essere messa in soffitta, il 40% (che ai licei raggiunge il 45%) ha sostenuto che sarebbe interessante integrare la normale attività scolastica con qualche attività online. Fino ad arrivare ad un 12% che gradirebbe mantenere online un’attività prevalente. Se in quest’ultimo gruppo si nasconde probabilmente qualche disagio che non ha necessariamente a che fare con la scuola, il dato complessivo merita una valutazione attenta. Soprattutto se si confronta con le risposte date dagli studenti nell’indagine realizzata durante il lockdown: la percentuale di studenti che NON vorrebbe più utilizzare, nemmeno in modo complementare, la didattica a distanza, scende, da maggio 2020 a maggio 2021, di un 10% netto.
«Non confondiamo digitalizzazione e Dad»
D’altra parte, della Dad, sia pure con tutti i suoi limiti e il disagio forte dell’isolamento, gli studenti hanno anche segnalato dei punti a favore. Se si esclude l’aspetto legato alla «pigrizia» (minor perdita di tempo negli spostamenti, indicato dal 57% degli studenti delle superiori e dal 38% degli studenti delle medie inferiori la cui scuola è generalmente più vicina a casa), circa un quinto del campione (un terzo se ci riferiamo solo alle scuole medie inferiori) ha indicato la maggiore autonomia nei tempi di studio e un ulteriore 20% ha indicato la maggiore responsabilizzazione nello studio o il modo complessivamente più moderno di studiare. Un segnale importante che ci deve far capire che la scuola non potrà più tornare come prima e che uno «svecchiamento», della didattica e degli strumenti, sarebbe forse opportuno? Lucia Azzolina, Ministro dell’Istruzione ai tempi del lockdown e fino allo scorso marzo così commenta: «Non dobbiamo fare l’errore di confondere la digitalizzazione con la Dad. Le competenze digitali, che in questi mesi sono cresciute e dobbiamo continuare promuovere sia presso gli studenti che preso il corpo docenti, saranno una componente essenziale della didattica del futuro. La Dad è stato uno strumento d’emergenza che nella prima fase di pandemia ha avuto la funzione preziosissima di mantenere aperto il canale tra studenti e docenti. Ma la scuola si fa in presenza e non a distanza».