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Gli italiani «poco occupabili» di Giovannini

E' polemica sul commento del Ministro del Lavoro ai dati OCSE. I sindacati:Parole improvvide, il governo pensi a come risolvere il problema

10/10/2013
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l'Unità

F urono bamboccionicon il ministro Tommaso Padoa Schioppa, poi sono stati choosy con il ministro Elsa Fornero e in entrambi i casi polemiche a non finire. Anche un viceministro, Michel Martone, si era cimentato in una definizione calzante alla questione giovani istruzione-lavoro-disoccupazione e non aveva trovato di meglio che sfigati, riferito a chi si laureava dopo i 28 anni. L’elenco si allunga ora con il ministro del Lavoro Enrico Giovannini, che ieri si è tirato dietro un po’ di critiche per aver detto che «gli italiani sono poco “occupabili”, perché molti di loro non hanno le conoscenze minime per vivere nel mondo in cui viviamo e non costituiscono capitale umano su cui investire per il futuro». Sono in pratica un po’ ignoranti, dunque poco appetibili per il mercato del lavoro. In realtà la fonte del pesantissimo giudizio è uno studio realizzato dall’Isfol su iniziativa dell’Ocse che, analizzando i Paesi sviluppati, ha posizionato l’Italia all’ultimo posto per competenze alfabetiche e al penultimo per quelle matematiche: l’una e l’altra ritenute indispensabili non solo per l’inclusione sociale ma anche per la crescita individuale e per l’esercizio della cittadinanza. Solo un terzo della popolazione ha o avrebbe le competenze per vivere del XXI secolo. Le statistiche, è noto, sono quelle che sono in ogni caso l’analisi fa molto riflettere. Un ministro del Lavoro di un Paese con la disoccupazione giovanile al 40% può studiarla e trarne spunto per strategie e proposte. Che da Giovannini però ieri non sono state illustrate. «L’Italia esce con le ossa rotte», ha affermato, «quelle cifre ci mostrano quanto siamo indietro in termini di capitale umano e di occupabilità. La responsabilità di questa situazione ha concluso è di tutti». Un commento che non è piaciuto troppo. Rimbalzato sui social network è stato intercettato dai sindacati che ogni giorno si misurano con vertenze che si chiudono con il licenziamento o la cassa integrazione di uomini e donne che un tempo sono stati «occupabili» e ora sono fuori dalla produzione per una crisi gravissima affrontata tardi e male dai vari governi e ministri. «Quella di Giovannini mi pare una generalizzazione improvvida dichiara per la Cgil il segretario confederale Elena Lattuada considerato il ruolo che ha il ministro, invece di fare dichiarazioni del genere dovrebbe pensare a mettere in campo dei provvedimenti». C’è, ad esempio, «un problema di risorse destinate alla formazione che ancora l’anno scorso sono state sottratte ai fondi professionali per coprire gli ammortizzatori. Colpisce conclude la sindacalista che il ministro oltre a ricordare questa situazione impietosa non suggerisca soluzioni percorsi da seguire». Quanto alle responsabilità, «c’è quella della politica per l’arretramento in termini di formazione degli italiani e dei lavoratori aggiunge Domenico Proietti, della segreteria Uil Giovannini si faccia promotore per imprimere una netta inversione di tendenza e tornare a investire». In sintonia il commento della Cisl con Luigi Sbarra: «Sbaglia il ministro a dare un’immagine troppo negativa del nostro Paese, del capitale umano e di conseguenza del mercato del lavoro: il governo farebbe bene a mettere al centro della sua azione una nuova progettualità ed un pieno rinnovamento delle politiche attive del lavoro, della formazione e della scuola». Più tardi il ministro ha precisato di non aver «mai detto che «gli italiani sono poco occupabili». «Parlare della “poca occupabilità” di quote significative della popolazione in età di lavoro (non dei giovani!) a valle di una ricerca Ocse che denuncia un evidente e grave ritardo rispetto agli altri Paesi, vuol dire essere coscienti che non si può risolvere il problema se non si mette mano all'intero sistema formativo», si legge in una nota del ministero. È già pronto un tavolo con le Regioni per rafforzare gli investimenti in formazione.

FELICIA MASOCCO ROMA


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