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«Gli insegnanti italiani sono eroi»

Affinati: occorre una rifondazione etica, cominciamo da questo settore

15/10/2012
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Il Messaggero

 

ROMA Oltre a essere uno scrittore affermato, Eraldo Affinati è anche un insegnante. A lui chiediamo di commentare le proposte per la scuola del futuro avanzate dal ministro Profumo nell’intervista al Messaggero, e di fare il punto sulla stagione difficile che sta attraversando il mondo dell’istruzione in Italia.
Il ministro afferma che occorre stipulare un patto per la scuola nel quale dovrà esserci il riconoscimento del grande ruolo dei docenti. Lei cosa ne pensa?
«Detto in questi termini, non si può che essere d’accordo. Oggi abbiamo bisogno di una rifondazione etica: se non si comincia dalla scuola, rischiamo il crollo. I docenti sono la struttura portante dell’istruzione pubblica. In un Paese in cui i miti del successo, della ricchezza e della sanità sembrano catalizzare l’interesse collettivo, gli insegnanti sono rimasti gli unici a richiamare i giovani al rigore, alla concentrazione, all’impegno quotidiano».
Secondo lei come e perché si è arrivati a questa perdita di ruolo degli insegnanti?
«A torto si è pensato che apprendere sia meno importante che possedere. Ma se tu non sai chi sei, non puoi godere di niente. Oggi noi scontiamo una povertà spirituale».
La scuola italiana sembra essere in affanno. Che soluzioni suggerisce?
«Secondo me il ritardo della scuola italiana è legato al mancato rinnovamento tecnologico. Come puoi pensare di intercettare l’attenzione di un adolescente se ti presenti con il gessetto e la lavagna, chiedendo una concentrazione che lui non è in grado di darti?».
Si parla di un aumento delle ore di lavoro da 18 a 24 per i docenti delle superiori. Gli insegnanti italiani lavorano poco?
«Gli insegnanti italiani sono degli eroi contemporanei. Pochi sanno cosa significa fare quattro ore di lezione in una classe di oggi con ragazzi spesso non scolarizzati, numerosi non madrelingua italiana, a volte dislessici non certificati. È una sapienza unica in cui devono entrare in gioco cultura, esperienza, sensibilità, capacità comunicativa, carisma e responsabilità. Un docente può incidere in modo indelebile nella percezione di un ragazzo. Inoltre è colui che consegna il testimone della tradizione alle nuove generazioni. Deve restare sempre lucido, equilibrato. E rischia tantissimo, in molti sensi perché si espone ogni giorno, tutte le ore. Anche il pomeriggio è impegnato a programmare, correggere, riflettere».
Un aumento delle ore lavorative potrebbe andare a scapito della qualità dell'insegnamento?
«Credo proprio di sì. Si fa presto a passare dalla trasmissione del sapere all’intrattenimento».
A confronto con le statistiche degli altri Paesi gli italiani di certo non brillano. Colpa degli insegnanti o di un sistema?
«Intanto bisognerebbe capire meglio se il sistema di valutazione che oggi sembra prevalere, in stile test della patente, sia adeguato oppure no. Secondo me c’è il rischio che ci si prepari per superare le prove Invalsi e non per approfondire davvero gli argomenti. Non è detto che una risposta sbagliata riveli una minore preparazione, o viceversa».
A. Cam.

 


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