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Gli acciacchi di una Riforma nata contro-da Pavone Risorse

da Pavone Risorse Gli acciacchi di una Riforma nata contro di Angelo Vita La scuola non é un cielo senza stelle e nemmeno apolitica o limboide; non é avulsa dalle decisioni del legislatore ...

31/12/2001
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da Pavone Risorse

Gli acciacchi di una Riforma nata contro
di Angelo Vita

La scuola non é un cielo senza stelle e nemmeno apolitica o limboide; non é avulsa dalle decisioni del legislatore e nemmeno staccata/tagliata fuori dal processo economico e produttivo di un Paese, come non é di destra o di sinistra anche se ne è condizionata.
La scuola semmai é (o dovrebbe essere) una fucina di opportunità formative aperta alle diversità, agli emarginati, ai meno abbienti, agli alunni di Don Milani, dei maestri di strada, alle diversità etiche, religiose, politiche, economiche e sociali, almeno per questo si sono spesi Dewey, Gabelli, Montessori, Piaget, Bruner, Freire, Ciari, Ferraris, De Bartolomeis, Canevaro, Piazza, Frabboni ed altri ancora.
La scuola nella quale attuo la libertà d'insegnamento è radicata su principi democratici e partecipativi consolidati in più di trent'anni di sperimentazione e progettazione, di slanci teorici (cooperativismo, problematicismo, co/costruzionismo') e pratici (percorsi di didattica individualizzata per la valutazione analogica, attenzione al processo formativo individuale e di gruppo'). Rispetto a questo radicamento la nuova maggioranza di governo come si sta muovendo?

Una scuola che promuove l'essere é altro rispetto ad una scuola che promuove l'avere. Non è la stessa scuola. Sono due scuole diverse. E la dicotomia tra le due Riforme si muove tra queste due concezioni. E non è poca l'antiteticità.

Laddove, la scuola, tra gli strumenti formativi prediletti, elegge l'IMPRESA (non é un caso s'è compresa nel tridente delle "I") col suo bel Consiglio d'Amministrazione, a modello formativo, non si può essere imparziali, come se l'una valesse l'altra. A mio avviso non è così. Pertanto credo sia nostro dovere riflettere, partecipare - nel senso di prendere parte '#8211; contribuire e comprendere sin da subito il disegno che il governo (che non è apolitico ma è di destra) sta pubblicizzando.

Il '#8216;pubblico' per la Moratti sta alla massa come la massa sta al comunismo, nell'ovvia conseguenza di come il '#8216;privato' (individualismo') sta al mercato come il mercato sta alla competizione/schiacciamento ai danni dei deboli.
Dallo schizzo Bertagna è possibile, dunque, farsi un'idea abbastanza nitida della scuola che ci si prospetta, anche se attualmente il lavoro della Commissione sa di macedonia dove si trova di tutto e di più. Ma non è questo il punto. vorrei di seguito proporre alla riflessione di quanti vorranno leggere queste considerazioni, una critica nel metodo e nel merito della Riforma Moratti, tramite una elencazione di

Punti/no

La scuola di base prospettataci dalla Riforma Berlinguer/De Mauro viene risucchiata dalla vecchia divisione elementare e media. Ci eravamo, quasi, abituati ad un'idea di scuola nuova che non ci sarà più. Favorirne qualche anno di sperimentazione sarebbe stato salutare al confronto sui destini di una scuola dagli elevati coefficienti formativi. Non è stato possibile.

Con la fine della scuola media, grazie al Bertagna-pensiero, quelli che non sono stati recuperati all'istruzione vengono scaricati ( riconosco che scrivere orientati fa più effetto) alle professioni.

Agli inizi degli anni '#8216;70 un mio caro Prof, alla fine della terza media a diversi Alunni ci aveva orientati ai lavori manuali, nella migliore delle ipotesi a frequentare Agraria solo perché inidonei ai licei. Gli stessi oggi siamo dei professionisti che abbiamo avuto l'ardire di seguire strade diverse da quelle pronosticateci dal mio caro Prof. Quanti Prof davanti a ragazzini di scuola media si troveranno a sbagliare diagnosi, prognosi e terapia pensando (sicuramente in buona fede) di liberare i Licei '#8211; riservati ai '#8216;più dotati' - dalle certificate zavorre?

Siamo in presenza di un'impalcatura scolastica dalla certificazione (bene/male) facile. L'esame di maturità vede schierati i docenti interni a difesa del loro operato con la sola eccezione del Presidente esterno che funge da notificatore di certificazioni avvenute. Come dire. La scuola pubblica non interessa al nuovo governo. Il modello di scuola prospettato dalla Commissione Bertagna non é di destra o di sinistra, ma é sicuramente antitetico a quello prospettato dal governo precedente che dopo quasi Ottant'anni dalla Riforma Gentile aveva messo mano ad una Riforma scolastica attenta ai cambiamenti e nello stesso tempo alle esigenze formative degli uomini e delle donne del nuovo millennio. Anche questo non è stato possibile.

I limiti come ogni Legge, specie se di Riforma, erano visibili da destra e da sinistra, ma erano limiti e come tali dovevano essere trattati.

La controriforma Moratti non ha avuto la pazienza di aspettare l'applicazione della Riforma Berlinguer. L'ha semplicemente violentata, stuprata e scaricata in sfregio agli sforzi che, parlamentari, psicopedagogisti e docenti, avevano fatto per concepirla e partorirla. In questo caso c'è stata una prevaricazione di metodo di una arroganza inaudita. Non siamo, evidentemente, di fronte ad una premessa bipartisan.

L'attuale maggioranza sta rivoltando come un calzino l'impalcatura democratica su cui si regge il nostro Stato: si cambia e si conforma la scuola, la sanità, la giustizia ad un disegno aziendalista e integralista dalle caratteristiche monocratiche. Si cambiano le coordinate su cui sinora s'é retto lo Stato: dalla cooperazione/socializzazione si passa alla competizione, all'individualismo, al mercato, alla frantumazione socio/economica e culturale del Paese in chiave regionalistica. Basta accendere la TV (qualsiasi canale ovviamente) per essere inondati di spot, quiz e distribuzioni a palate di facili guadagni. E chi non si conforma è tagliato fuori.

Ministri della Repubblica si sentono in dovere di intervenire telefonicamente in trasmissioni televisive per censurare l'operato di qualche comico. Era impensabile persino nei governi DC, sulla scena politica per più di quarant'anni.

Che i soldi siano tutto nella vita ce lo dicono giorno e notte i potentati della comunicazione. E che la scuola stia traguardando l'avere anziché l'essere é una constatazione gigantografica che non può rimanere marginale rispetto ai ragionamenti fatti in questi giorni sul nostro sito. Volendo, a questo punto, potremo benissimo depennare '#8216;destra e sinistra' e scrivere semplicemente '#8216;scuola'. Ma non basta. Questa necessita di essere sostanziata dalle scelte che contano, che poi in politica vengono tradotte in scelte di campo. Ora come si può parlare di scuola e transigere sulle scelte di fondo che la determinano.

Recintare in certificazioni inattendibili le potenzialità degli alunni della scuola media per orientarli alla liceizzazione o alla professionalizzazione non penso sia un passo avanti rispetto al biennio - proposto da Berlinguer - che come minimo aveva il pregio della maturazione individuale di scelte importanti.

Perché s'é voluto cambiare? Questi Signori stanno dalla parte della scuola o del mercato? E noi da che parte vogliamo stare? Dalla parte di una scuola di mercato (magari quotata in borsa) o di una scuola plurale che quotidianamente si interroga sulle modalità di recupero della dispersione/disperazione esistenziale di molti ragazzini, attraverso un processo formativo vincolato al successo umano e civile di donne e uomini liberi?

Rimango convinto che scindere la scuola dalle scelte che la determinano sia deleterio per chi in essa ci vive e quotidianamente mette in gioco la propria libertà d'insegnamento, anch'essa da definire all'interno di parametri condivisi e rispettosi di tutte quelle "voci differenti che fanno armonia".

La Riforma Berlinguer/De Mauro cercava, coi suoi limiti, di traguardare una scuola a misura di ciascuna diversità, mentre la nuova Riforma/contro è a misura delle differenze regionali, religiose (leggasi sostegno alle scuole private), sociali ed economiche (leggasi poveri sempre più poveri e ricchi sempre più ricchi). Ripeto. In merito alle superiori considerazioni noi docenti, studenti e genitori da che parte stiamo? Per quale scuola operiamo? È accettabile che una maggioranza (al di là dell'avvenuta lateralizzazione politica) si serva dei numeri per archiviare un processo di Riforma da poco convertito in Legge? E se un'eventuale nuova maggioranza parlamentare volesse rivedere ciò che è stato rivisto dalla precedente, quali benefici ne diverrebbero per la collettività nel suo insieme?

Fare una scuola a propria immagine è un rischio che in democrazia non ci possiamo permettere. Anche se è quello che sta avvenendo.

Credo abbia ragione chi sostiene che la forma assunta dall'acqua versata in un bicchiere non sia indipendente dal contenitore che la determina.


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