Giornale di Vicenza-Prof contro la scuola del risparmio
Prof contro la scuola del risparmio Volpato (Cisl): "L'istruzione ha bisogno di sostegno, non di tagli" di Anna Madron Lunedì la scuola si ferma. E incrocia le braccia...
Prof contro la scuola del risparmio
Volpato (Cisl): "L'istruzione ha bisogno di sostegno, non di tagli"
di Anna Madron
Lunedì la scuola si ferma. E incrocia le braccia contro il mancato rinnovo del contratto, i tagli agli organici, le contraddizioni della "53", il precariato, la proposta di legge sullo stato giuridico degli insegnanti. Sono solo alcuni punti "caldi" di una lista infinita di rivendicazioni sulle quali Cgil Cisl e Uil, insieme a Gilda e Cobas (non aderisce, invece, lo Snals), hanno proclamato un'intera giornata di sciopero che avrà il suo epicentro a Roma. Dove sfileranno anche i prof. vicentini che raggiungeranno la capitale con i pullman messi a disposizione dai sindacati. I quali confidano in un'adesione di massa, perché, dicono, "se dopodomani le lezioni salteranno, sarà a garanzia della scuola pubblica".
A spiegarlo è Luisa Volpato, segretaria provinciale della Cisl scuola, a cui abbiamo chiesto di fare il punto della situazione per capire qual è lo stato di salute del sistema scolastico, quali le prospettive future, anche alla luce di una legge di riforma che avrebbe dovuto portare miglioramenti e innovazioni, ma che finora sembra aver generato soltanto caos.
- Tra due giorni la scuola scende in piazza, cominciamo a dire perché.
"Uno dei motivi è il rinnovo del contratto per il biennio 2004/2005. I sindacati sono partiti inizialmente da una richiesta di aumento delle retribuzioni pari all'8%, a fronte di una proposta del governo del 3,6%. Il ministro Siniscalco è successivamente salito al 4,6%, ma siamo ancora lontani dal 6%, base ragionevole su cui iniziare la trattativa. Va tenuto conto che stiamo parlando di adeguamento al costo della vita secondo i tassi Istat. Adesso la 'minaccia' è di finanziare i rinnovi contrattuali con il blocco dei gradoni e dell'anzianità, il che equivale ad una perdita grossissima per la scuola, tenuto conto che la carriera è basata soltanto sugli scatti di anzianità. La situazione insomma è grave".
- Contratto e riforma della scuola, binomio incompatibile?
"Gli insegnanti sono sempre più depressi, delusi, arrabbiati e poco motivati a sobbarcarsi i carichi aggiuntivi previsti dalla '53'. Sono sempre di più quei docenti, a cominciare dai 15 mila precari del Veneto, che ammettono di non avere alcuna intenzione di 'investire' nella scuola, ma al tempo stesso le famiglie giustamente chiedono per i loro figli un'istruzione di qualità. Lo sciopero significa anche rivendicare investimenti seri per ridare dignità alla scuola che come tutto il welfare ha bisogno di sostegno e non di riduzioni e tagli. Quelli agli organici hanno portato allo spezzettamento delle cattedre, perfino quelle di italiano storia e geografia, con il risultato che nelle classi c'è una sempre maggiore pluralità di docenti. Una contraddizione palese, se si pensa che la riforma punta invece sul tutor, sulla figura, cioè, dell'insegnante prevalente".
- Che però nessuna scuola ha istituito, almeno finora. E' così?
"Ce ne sono alcune, in provincia, dove il dirigente con una comunicazione di servizio ha nominato l'insegnante tutor e sono casi di cui come sindacato ci stiamo occupando, in quanto potrebbero aprirsi dei contenziosi. Senza modifica contrattuale il tutoraggio non può essere messo in atto, perchè implica non solo ulteriori carichi di lavoro, ma anche maggiori responsabilità dell'insegnante, che deve individualizzare il percorso di ogni alunno, aiutare la famiglia nella scelta del tempo opzionale, dialogare costantemente con i genitori, coordinare le attività e curare il portfolio dello studente. Il 30 giugno scorso una circolare ministeriale minacciava provvedimenti nei confronti di quei dirigenti che in nome dell'autonomia non avrebbero facilitato l'avvio della riforma. In realtà il Miur ha sottovalutato l'autonomia dei collegi docenti che a settembre hanno detto no sia al portfolio che al tutoraggio".
- Ma il ministro Moratti non aveva parlato di modifiche contrattuali proprio in vista dei nuovi oneri?
"Sì e la trattativa per l'art. 43 del contratto aveva preso avvio a fine agosto, guarda caso con l'anno scolastico alle porte. La proposta del governo è stata di uno stanziamento di 80 milioni di euro che detti così potrebbero sembrare un'enormità. In realtà, se li dividiamo soltanto per il numero delle classi prime, dato che la legge parla di un tutor per ciascuna classe, otteniamo un incentivo pari a 11 euro lordi in busta paga, circa 9 euro netti. Cifre che parlano da sole".
- Intanto la riforma è al palo.
"A marzo 2005 scadono i due anni di tempo per la revisione della legge e finora una bozza ufficiale non è mai uscita, non c'è assolutamente nulla, nemmeno il regolamento governativo sui nuovi programmi di elementari e medie".
- Lunedì si sciopera anche contro la proposta di legge Napoli-Santulli sullo stato giuridico degli insegnanti che prevede la chiamata diretta dei docenti da parte delle scuole e l'abrogazione delle Rsu: un altro colpo basso?
"E' il tentativo di imbavagliare gli insegnanti. L'orario, le organizzazioni e le funzioni verrebbero decisi dal Parlamento in base agli equilibri politici del momento, parte del contratto verrebbe insomma annullato. Siamo spaventati e preoccupati, perché è l'ennesima dimostrazione di come si vuole schiacciare la scuola pubblica".