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Giornale di Vicenza: «Penalizzare la scuola porta al sottosviluppo»

La feroce critica di Panini (Cgil): «Cosa salverei della riforma Gelmini? Nemmeno la firma del ministro

29/09/2008
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Il Giornale di Vicenza

Nella giornata che il sindacato ha dedicato ai diritti, il segretario nazionale ha fatto tappa in città

Anna Madron
«Cosa salverei della riforma Gelmini? Nemmeno la firma del ministro - Enrico Panini, della segreteria nazionale Cgil, scuote la testa - Se ne accorgerà l’anno prossimo chi ha figli alle elementari, perché dovrà andarli a prendere tutti i giorni alle 12.30».
Partono a raffica le critiche al decreto Gelmini, ma anche alle politiche economiche del governo nella giornata che la Cgil ha dedicato ai diritti. A Vicenza, così come in tante altre città italiane, le bandiere del sindacato di Epifani ieri hanno sventolato insieme a quelle della pace, per ricordare che tra una settimana i vicentini potranno pronunciarsi e dire se una nuova base in città lede o meno i loro diritti. Intanto, dal palco in piazza delle Poste, si è parlato di redditi, di precariato, di pensioni da fame.
«Chi prende 1200 euro, con mutuo e figli a carico, si sente ogni mese sull'orlo del baratro», ha esordito Marina Bergamin, della segretaria generale Cgil di Vicenza rivendicando una piattaforma unitaria su fisco, tasse, casa; mentre il vicesindaco e assessore all’istruzione Alessandra Moretti ha sottolineato che «i tagli in atto nella scuola ignorano i diritti dei bambini e penalizzano stranieri e disabili».
Ma la precarietà è anche di chi lavora nell’informazione e vede svanire i fondi destinati alla stampa libera, ha ricordato il giornalista Stefano Ferrio; e Matteo Cocco, della Rete degli studenti, ha parlato di una scuola sempre più povera e dequalificata.
«Risultato? Nelle classifiche Ocse siamo ultimi in Europa - rincara Panini - Siamo il paese che ha il minor numero di diplomati, laureati e ricercatori. Solo il Nordest si distacca, perché in queste regioni l’economia tira ancora e le famiglie hanno forti aspettative sia in termini scolastici che di occupazione. Nel resto del paese non è affatto così».
Ecco perché, per il segretario Cgil, «non investire nell’economia della conoscenza, alla fine condanna all’isolamento e alla mancata competitività anche le aree, come il Vicentino, tra le più sviluppate del paese. Un paese che è rassegnato a condurre "una vita da mediano", convinto di potersela sempre cavare. Ma non è più così: oggi ci troviamo in una delle condizioni economiche peggiori di tutti i tempi, in cui le parole d’ordine sono precariato e assenza di diritti. Se non si corre ai ripari, per milioni di lavoratori le condizioni di vita diverranno insopportabili».
Un grido di allarme, quello lanciato dalla Cgil, rimbalzato anche nel pomeriggio, ai chiostri di Santa Corona, dove il dibattito sull’Italia della crisi e dei tagli all’istruzione è proseguito ancora una volta alla presenza di Panini, del segretario provinciale Cgil scuola, Sebastiano Campisi, e degli studenti della Rete.
«Vogliamo difendere - ha concluso Panini - un pezzo fondamentale dello stato sociale, la scuola della repubblica, da un vero e proprio disegno di "macelleria sociale", che prevede la cancellazione di 150 mila posti di lavoro


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