Giornale di Vicenza-La scuola a 5 anni va dietro la lavagna
Novità fra i banchi. Parte zoppicando e con tiepidi consensi la rivoluzione secondo il ministro Moratti. I perché spiegati nell'ex Provveditorato La scuola a 5 anni va dietro la lavagna ...
Novità fra i banchi. Parte zoppicando e con tiepidi consensi la rivoluzione secondo il ministro Moratti. I perché spiegati nell'ex Provveditorato
La scuola a 5 anni va dietro la lavagna
Sono appena 178 in tutta la provincia i bambini iscritti secondo la riforma
di Anna Madron
Nel Vicentino sono 178 i bambini che a settembre siederanno sui banchi di scuola a 5 anni e mezzo, sperimentando così per primi la riforma Moratti, almeno sul fronte dell'anticipo. Il dato, fornito dal Csa, riguarda l'intera provincia e, diciamolo subito, non è tale da sconvolgere in alcun modo l'attuale assetto della scuola di base. Basta pensare che in città sono appena una decina le famiglie che hanno deciso di approfittare della circolare 37 (frutto della legge delega 53 del 28 marzo scorso) sulla riapertura delle iscrizioni scolastiche per i bimbi che compiono sei anni entro il 28 febbraio 2004. Dunque saranno appena una manciata gli alunni che alla ripresa delle scuole indosseranno lo zaino senza aver soffiato sulla sesta candelina. "Il numero delle iscrizioni anticipate varia da tre a cinque per ciascun circolo - spiega Alberto Carollo dagli uffici dell'ex Provveditorato - tanto che le classi in più potrebbero risultare appena un paio in tutto il territorio". Alla ripresa dell'anno scolastico non ci saranno insomma grandi rivoluzioni tra i remigini, complice un dato che è risultato basso un po' in tutta Italia, Sud compreso. Ma da cosa è dipesa questa mancata corsa all'iscrizione anticipata? Per cominciare la scarsità di tempo. "Le famiglie non ne hanno avuto a sufficienza per ponderare una scelta così delicata - spiega Luisa Volpato, segretaria provinciale della Cisl scuola - le iscrizioni sono state aperte all'improvviso alla vigilia delle vacanze pasquali e chiuse il 30 aprile scorso, quando in molti ormai erano entrati nell'ordine di idee di far rimanere per un altro anno i propri figli alla scuola materna, senza accelerare i tempi". E poi, particolare da non sottovalutare, l'incertezza, più che legittima, di compiere una scelta avventata, di cui sono molti a dubitare. Fattostà che questa riforma Moratti, che sull'anticipo aveva giocato le sue carte migliori, parte zoppicando e raccogliendo consensi tiepidi. I sindacati, Cgil in testa, parlano di un vero e proprio "flop", sottolinenando come lo scarso numero di iscrizioni alla fine dimostri che l'anticipo non era nei desiderata delle famiglie. "Del resto non sono certo questi i cambiamenti che qualificano la scuola italiana", osserva Angelo Turato, segretario provinciale della Cgil scuola. Un concetto ribadito più volte agli incontri che nei giorni scorsi si sono svolti negli uffici del Csa, tra i confederali, lo Snals e gli ispettori del dipartimento regionale diretto da Enzo Martinelli. In quella sede si è parlato addirittura di "autoaggiornamento" degli insegnanti. Perché, visto che a settembre la riforma decolla (anche se interessa soltanto il primo ciclo delle elementari, cioè le classi prime e seconde) e dato che "formatori" non ce ne sono, ai docenti non resta che rimboccarsi le maniche e "autoformarsi", incontrandosi tra loro e cercando di mettere a punto programmi adeguati al cambiamento. Dunque tutto all'insegna del fai da te. Con in più quella che è considerata l'innovazione più sostanziosa della riforma, l'introduzione dell'insegnante tutor. Un maestro, o una maestra, prevalente, con il compito, spiega Luisa Volpato, "non solo di insegnare un numero ampio di materie, ma anche di tenere i collegamenti con le famiglie e con i colleghi di classe. Un impegno non indifferente di fronte al quale c'è un timore diffuso, anche perché l'assegnazione di questo nuovo incarico spetterà al dirigente e l'insegnante in questione non potrà rifiutarsi di svolgerlo". Intanto, a pochi giorni dalla chiusura dell'anno scolastico, nelle elementari si commenta il primo passo della riforma: questo ingresso anticipato che ha sortito ben poco entusiasmo. E per il quale la Regione, evidentemente confidando su ben altri numeri, aveva messo a disposizione 121 insegnanti in più, suddivisi per i sette capoluoghi veneti. Una maggiorazione di organico che, spiegano i sindacati, tornerà utile per assicurare l'insegnamento dell'inglese in prima e seconda elementare, classi in cui la lingua straniera sembrava a rischio.