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Giornale di Vicenza-La riforma caccia Darwin da scuola

Docenti perplessi sulla direttiva del ministero che esclude la teoria dell'evoluzione. Positive invece le novità su storia e "lezioni di comportamento" La riforma caccia Darwin da scuola ...

17/03/2004
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Il Giornale di Vicenza

Docenti perplessi sulla direttiva del ministero che esclude la teoria dell'evoluzione. Positive invece le novità su storia e "lezioni di comportamento"
La riforma caccia Darwin da scuola
di Anna Madron

Darwin? "Non è giusto buttarlo alle ortiche, agli studenti vanno presentate tutte le teorie, anche se queste vengono via via smentite da nuovi studi". Maria Luisa Sabatini, insegnante di matematica e scienze alla scuola media Barolini di via Palemone, non ha dubbi. È sbagliato vincolarsi ad una tesi, ma lo è anche ignorare teorie scientifiche come quella dell'evoluzione della specie che dal Settecento in su, passando per Darwin, hanno alimentato studi e dibattiti a non finire. Eppure dando un'occhiata ai nuovi programmi proposti dalla riforma Moratti, è impossibile non notare che qualcosa è stato tolto e qualcos'altro, invece, aggiunto.
Il grande assente è appunto sir Charles Darwin, la cui teoria sull'evoluzione viene soppiantata da quella "creazionista", che al ministro sembra stare particolarmente a cuore, al punto da estromettere dalla scuola il naturalista che dedicò la sua vita allo studio degli esseri viventi. "Credo che al di là di quello che recita la riforma, spetti al buon senso dei docenti affrontare o meno un determinato argomento in classe", aggiunge l'insegnante della Barolini, dove è già cominciata la discussione (oltre che le riunioni) intorno alla scuola di domani, quella che frequenteranno i ragazzi a partire da settembre. "Sicuramente nel testo di legge c'è del buono - continua l'insegnante - senza contare che l'innovazione è di per sé un fatto positivo. Il guaio è che a fronte di tante parole e bei propositi, bisogna poi fare i conti con la mancanza di fondi che paralizza qualsiasi attività". La scuola dovrà dunque "arrangiarsi" con le risorse a disposizione, arte d'altri tempi, opportunamente rispolverata nelle attività di economia domestica che la riforma propone ai ragazzi delle medie: taglio, cucito, ricamo. "Va bene che la manualità a scuola viene trascurata - fa notare Sabatini - ma credo che si possa proporre qualcosa di più stimolante che l'insegnamento del punto croce".
E se ago e filo fanno rabbrividire i prof. (e tremare gli alunni) le "lezioni di comportamento", inserite questa volta nei programmi della scuola elementare, sembrano tutt'altro che snobbate. "Il compito base della scuola deve essere quello di educare - interviene Lucilla Nigris, insegnante di storia e studi sociali e coordinatrice alle elementari Giusti - in una società che è infinitamente più complessa di quella di una volta. A scuola si formano i futuri cittadini che dovranno imparare tolleranza e rispetto nei confronti di chi proviene da paesi e culture diverse".
Ma quella del "saper comportarsi" non è l'unica novità nella scuola di base. Dove scompare, ad esempio, la storia antica che verrà affrontata soltanto nel primo anno di superiori, con il risultato che civiltà ed epoche storiche verranno studiate una sola volta nel percorso che va dalla terza elementare alla terza media. Repetita , in questo caso, non iuvant . Ma è davvero così? "Credo di sì - risponde la Nigris - perché non conta quante volte si ritorna sullo stesso argomento, ma come lo si affronta, il tempo che gli si dedica, gli approfondimenti che si possono fare". In altre parole meglio la qualità della quantità. Tanto che in qualche classe della Giusti la storia, o antropologia che dir si voglia, viene trattata per "monotemi", sviluppati in modo interdisciplinare, agganciandosi alla geografia, all'arte, alla letteratura, agli studi sociali: "È un approccio più moderno alla ma teria che viene affrontata per grandi temi".
Anche alla media Calderari, dove si sono formate commissioni per mettere a punto orari e contenuti per il prossimo anno scolastico, c'è chi guarda con favore all'insegnamento della storia così come viene proposto nella riforma. "È più importante la qualità che la quantità di ciò che si apprende - ribadisce Maria Berica Dall'Ora, docente di lettere - e in questo senso la metodologia dell'insegnamento della storia, materia ostica per i ragazzi, va rivista, privilegiando percorsi tematici e laboratori. Ma al di là della didattica e dei programmi enunciati, credo che questa legge non convinca per un motivo molto semplice: si riducono ore di insegnamento, il che è gravissimo, e non si pone per nulla l'accento su quelle che sono le problematiche più attuali della scuola di oggi, a cominciare dalla convivenza di ragazzi che provengono da paesi diversi, quotidianamente alle prese con la difficoltà di capire e comunicare".


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