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Giornale di Brescia-Scuola, fuga per la pensione

Con l'avvicinarsi del 2008, data di entrata in vigore della riforma Scuola, fuga per la pensione Le nuove domande sono 306, contro le 180 dello scorso anno Giovanni Spinoni ...

21/03/2005
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Giornale di Brescia

Con l'avvicinarsi del 2008, data di entrata in vigore della riforma
Scuola, fuga per la pensione
Le nuove domande sono 306, contro le 180 dello scorso anno
Giovanni Spinoni


Nel 2008 entrerà in vigore, sia pure con gradualità, la riforma del sistema pensionistico, che prevede il calcolo con il metodo contributivo e il diritto alla pensione di anzianità, sia nel settore privato sia in quello pubblico, per gli uomini che avranno almeno 60 anni di età e 35 anni di contributi e per le donne con 57 anni di età anagrafica e 35 di contributi. Per tutt'e due le categorie, se non si considererà l'età anagrafica, si dovrà avere almeno 40 anni di contributi. Per la pensione di vecchiaia continuerà a valere il requisito dei 65 anni di età per gli uomini e 60 per le donne. Proprio per l'approssimarsi della data fatidica e de l timore che, magari, i tempi vengano ulteriormente anticipati, nelle scuole statali bresciane, com' era facilmente prevedibile, si è registrata una "fuga" verso la pensione. Entro il 10 gennaio scorso hanno presentato al Csa domanda di "staccare" dal 1° settembre 2005 in 306. Gli insegnanti sono 240, così ripartiti nei vari ordini di scuola: 5 nelle materne, su un totale di 1.054 attualmente in servizio; 62 nelle elementari (su 5.054 in cattedra); 101 nelle medie (su 3.204 in servizio); 72 nelle superiori (su 3.861 posti). I non docenti (personale Ata) che se ne andranno sono 59, per lo più collaboratori scolastici (qualifica degli ex bidelli). Intendono lasciare anche 7 dirigenti scolastici (ex direttori didattici e presidi di medie e superiori), su un totale di 178. I sindacati - che prima del 10 gennaio hanno fatto da consulenza e filtro per gran parte delle domande - hanno riscontrato una volontà di andare in pensione da parte di diversi docenti delle superiori, i quali, è il punto di vista sindacale, sarebbero demotivati a restare in cattedra in vista dell'entrata in vigore, anche nel secondo ciclo, della Riforma Moratti (prevista a partire dall'anno scolastico 2006-2007, anche se fino a pochi mesi fa si pensava addirittura dal prossimo settembre). Il 1° settembre 2004, nelle scuole statali bresciane, su un totale di poco più di 17mila dipendenti, se ne erano andati in pensione solo in 180, così ripartiti: 129 insegnanti, 48 non docenti e 3 dirigenti. Sull'altro versante, va anche detto che alcune persone continuano a sentirsi particolarmente affezionate alla scuola. Fra coloro che compiranno 65 anni entro il prossimo settembre, infatti, c'è anche chi ha chiesto di rimanere in servizio per altri due anni (ovvero fino ai 67 di età). Lo scorso anno lo hanno fatto solo due docenti delle medie. Anche per la prossima tornata, comunque, gli interessati si conteranno sulle dita di una mano. C'era anche la possibilità di domandare di restare al lavoro addirittura fino a 70 anni. Ma, con le disposizioni della legge 186 del luglio 2004, l'Amministrazione scolastica ha la facoltà - e non più l'obbligo - di accogliere le richieste di prolungare la permanenza al lavoro dal sessantasettesimo al settantesimo anno di età. Da tenere presente per altro che i "longevi" potrebbero essere destinati a svolgere, ma sempre nella scuola, compiti diversi da quelli precedentemente ricoperti. Per il momento, nella scuola non viene ancora attuata la disposizione che prevede un "bonus" in busta paga per i dipendenti che decidono di restare al lavoro, pur avendo i requisiti per ottenere la pensione di anzianità. Va detto che - in conseguenza dell'attuale sistema di reclutamento, che avviene attraverso le graduatorie - anche nella scuola bresciana si rileva la presenza di un corpo docente relativamente "vecchio", superiore ai 50 anni. Di conseguenza, il turn-over, con il pensionamento e l'arrivo di leve fresche, viene visto positivamente. Si pensa che entro 10 anni andranno in pensione oltre un terzo degli insegnanti attualmente in servizio.


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