Giannini: un miliardo di euro per portare l’innovazione a scuola
La ministra: fibra e banda ultra-larga saranno alla portata di ogni istituto. Pantaleo risponde al Ministro.
Di Flavia Amabile
Arriva un miliardo di euro per portare l’innovazione a scuola. È il Piano Nazionale Scuola Digitale presentato dalla ministra dell’Istruzione Stefania Giannini. Le risorse ci sono e arrivano in parte dagli investimenti previsti da #labuonascuola, in parte dai fondi Pon. E, quindi - assicura la ministra - fibra e banda ultra-larga saranno alla portata di ogni scuola. E poi ci sarà il cablaggio degli spazi interni, le risorse per pagare il canone di connettività, un responsabile per il digitale per ogni istituto, la formazione in servizio per tutto il personale, una strategia nazionale per l’apprendimento pratico e i laboratori, un quadro comune per le competenze digitali degli studenti. Il documento predisposto dal ministero prevede 35 azioni, è immediatamente operativo e stanzia 600 milioni sulle infrastrutture e 400 sulle nuove competenze, la formazione del personale, il monitoraggio e le misure di accompagnamento.
«Il Piano Nazionale Scuola Digitale è uno dei pilastri attuativi della Buona Scuola. Oggi lanciamo un progetto che rispecchia la visione del Governo rispetto alle più importanti sfide di innovazione del sistema pubblico: al centro di questa visione ci sono l’apertura e l’innovazione del sistema scolastico e le opportunità dell’educazione digitale. Il Piano non è un semplice dispiegamento di tecnologia. Risponde alla necessità di costruire una visione di Educazione nell’era digitale», spiega Stefania Giannini. «Uno stanziamento mai visto prima – afferma il sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone - per garantire a ogni scuola la possibilità di sperimentarsi nel futuro».
Il Piano prevede quattro ambiti di intervento:
- Strumenti abilitanti: è la parte infrastrutturale, riguarda tutte le azioni relative alla connettività, ai nuovi spazi e ambienti per la didattica, all’amministrazione digitale.
- Competenze e contenuti per gli studenti: nuove competenze digitali degli studenti, standard e interoperabilità degli ambienti on line per la didattica, promozione delle Risorse Educative Aperte (OER), esperienze di alternanza scuola lavoro in imprese digitali sono fra le azioni previste in questo ambito.
- Formazione del personale: comprende gli interventi necessari per fare in modo che le persone che lavorano nella scuola – dirigenti, insegnanti, personale amministrativo – siano dotate delle competenze necessarie per guidare la digitalizzazione della scuola.
- Accompagnamento: essenziale per assicurare che il Piano si concretizzi in un cambio di paradigma diffuso e condiviso a tutti i livelli, sia dentro che fuori dalla scuola.
Riceviamo e pubblichiamo
di Domenico Pantaleo, segretario generale della FLC CGIL
Con la consueta e inopportuna enfasi, la ministra Giannini annuncia la realizzazione del cosiddetto Piano Nazionale Scuola Digitale, per un investimento pari a un miliardo di euro. La notizia si presterebbe ad un commento del tipo: “finalmente!”, ma le condizioni della qualità della vita nelle nostre scuole, dalle primarie alle superiori, sono tali da fermare l’enfasi e impongono qualche ulteriore riflessione. Intanto, la ministra sostiene che il Piano “risponde alla necessità di costruire una visione di Educazione nell’era digitale”.
Dunque, entra, di fatto, nella modulazione didattica e nelle fasi di apprendimento degli studenti. In che modo? Il ministro non lo dice. Ha ignorato le difficoltà delle scuole nel garantire l’utilizzo dei sistemi informatici perché mancano le risorse, una formazione adeguata e con i tagli al personale Ata sono carenti e in alcuni casi mancano del tutto gli assistenti tecnici i laboratori. Sarebbe stato più opportuno affrontare seriamente il superamento del cosiddetto digital divide, che attraverso la scuola, deve favorire il diritto al sapere e alla conoscenza digitale di coloro che non ne abbiano le potenzialità a casa o in famiglia. Invece, la ministra ne fa una questione di “Educazione e efficienza tecnicistica”, senza avvertire le implicazioni e le connessioni indispensabili alla necessità di ripensare la missione e il modello culturale della scuola, per aprire l’istruzione ai cambiamenti epocali della società e per cambiare radicalmente il modello nozionistico rivoluzionando linguaggi e didattiche.
Il sapere deve essere sempre più inteso come conoscenza organica della realtà superando le disuguaglianze sociali e territoriali. A partire da una ennesima frattura tra Nord e Sud. Infatti, mentre la ministra esalta questo Piano, ancora oscuro e misterioso, Save the Children pubblica il suo Terzo Rapporto sulla scuola primaria in cui denuncia il divario enorme tra Nord e Sud, facendo emergere una scuola sempre meno inclusiva e con tassi di dispersione preoccupanti. Più della metà degli alunni delle scuole primarie del Sud non ha la mensa, dice Save the Children, e più di un terzo non ha la mensa nelle scuole primarie del Nord.
In moltissimi comuni, non è prevista neppure un’agevolazione per le famiglie in difficoltà. Tempo pieno e generalizzazione della scuola dell’infanzia sono una chimera in molte aree del sud determinando una minore qualità dei processi e degli esiti formativi. E l’assenza delle mense impone soprattutto alle madri scelte dolorose in fatto di conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro. E se a questa situazione aggiungiamo il pessimo stato in cui versano gli immobili scolastici, in tantissime realtà del Sud e del Nord, forse è il caso di accompagnare l’investimento sul Piano per l’innovazione digitale, a un progetto generale e a risorse adeguate del tutto inesistenti nella legge di stabilità, per garantire il diritto universale delle famiglie a scuole più sicure e interventi che garantiscano il diritto a una scuola di qualità ovunque, e in particolare nel Sud.