Gelmini: «Troppi insegnanti,così gli stipendi restano bassi»
Il ministro: chi protesta manda i figli alle private. Il Pd: prof decimati e blanditi
ROMA - I professori in Italia guadagnano poco perché sono troppi rispetto al reale fabbisogno del paese. Il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini ha scelto un salotto televisivo (ieri è stata ospite di ”Che tempo che fa” per esemplificare la sua teoria sulle magre buste paga dei nostri docenti. Un problema scottante per chi lavora: in Italia (dati Ocse) il top del salario per un insegnante arriva tardissimo, 35 anni dopo il primo contratto, ad un passo dalla pensione. Nel frattempo i nostri professori debbono accontentarsi di stipendi non proprio da nababbi. Un docente delle superiori a inizio carriera guadagna poco più di 28mila euro all’anno e arriva a 44mila poco prima della pensione. Diversa la media negli altri paesi Ocse: si comincia con più di 35mila euro e si approda a oltre 54mila. Ma dopo 24 anni di lavoro e non 35, come da noi. La Germania è un altro mondo: un prof delle superiori comincia con uno stipendio di oltre 51mila euro l’anno per approdare, dopo 28 anni di lavoro, a oltre 72mila.
«Gli insegnanti in Italia sono pagati pochissimo perché sono troppi», sintetizza il ministro. I prof, spiega, sono in numero «superiore al fabbisogno. Dobbiamo pagarli adeguatamente, ma se cresce il loro numero all’infinito sono proletarizzati». Di qui la necessità di contingentare l’organico, con una stretta che ha già tagliato, fra il 2009 e il 2010, oltre 67mila cattedre. Altre 19.700 stanno per sfumare. «Non abbiamo licenziato nessuno», torna a ribadire il ministro, che difende le decisioni del governo. In verità, come hanno sottolineato anche i sindacati, centinaia di precari che per molti anni hanno fatto supplenze di 12 mesi su posti vuoti sono rimasti a casa dopo la razionalizzazione dell’organico. Tanto che il governo è dovuto intervenire con un decreto ad hoc per garantirgli corsie preferenziali per ottenere le supplenze. Ma il ministro difende i tagli: hanno permesso di liberare i fondi serviti per pagare gli scatti di anzianità. Ce n’è anche per i bidelli, comunque. Anche per loro è scattata la mannaia: 30mila posti Ata sono già saltati, altri 15mila saranno tagliati quest’anno. Ma il ministro tira dritto e punta il dito: ci sono circa 200 mila collaboratori scolastici ma si spendono 600 milioni per le imprese di pulizie, «ci sono più bidelli che carabinieri per avere le scuole sporche». Gelmini ha parlato anche della manifestazione di sabato in difesa della Costituzione a cui hanno partecipato molti docenti, studenti e genitori per «difendere la scuola pubblica dagli attacchi del premier». Un moto di ‘rivolta’ dopo le parole di Berlusconi sugli insegnanti. Il ministro critica la piazza: la manifestazione, dice, è stata «legittima» ma basata «su un presupposto sbagliato» perché «da questo governo non c’è stato nessun attacco alla scuola pubblica». E poi, «molti di quelli che sono scesi in piazza in difesa della scuola pubblica mandano i figli a quella che loro chiamano scuola privata. Lo trovo un po’ incongruente». La risposta dell’opposizione politica non si è fatta attendere. «Gli insegnanti non sono troppi rispetto al fabbisogno - controbatte Francesca Puglisi, responsabile Scuola del Pd - Il ministro ora forse pensa di blandirli dopo averli sterminati, promettendo stipendi migliori. Ma è stata lei a bloccare gli scatti di anzianità, per poi dire oggi che li restituisce, grazie alle risorse risparmiate licenziando i precari. Riducendo il numero di insegnanti, ha trasformato le aule in carri bestiame dove si vive ammassati in violazione ad ogni norma di sicurezza». Mentre la politica discute, i docenti attendono soluzioni: Berlusconi giorni fa ha ammesso che bisogna innalzare gli stipendi dei prof. Gelmini lo dice fin dal suo primo discorso dopo l’insediamento come ministro. I docenti non vedono l’ora di incassare. Ma fino al 2013 contratti e aumenti sono bloccati.
A.Mig.