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«Gelmini, lei taglia e mio figlio non può più andare a scuola»

La lettera di una madre al ministro. Il bimbo soffre di gravi crisi respiratorie e non può stare in classi «pollaio». Ma quest’anno mancano i maestri e così nella stessa stanza ci sono 24 alunni

28/09/2011
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l'Unità

Sonia Renzini

Due domande per il ministro Gelmini. La prima: «Da madre vorrei chiedere se quandoha introdotto la riforma si è domandata che fine facevano i bambini come mio figlio?». La seconda: «Come si sentirebbe se al mio posto ci fosse lei?». Due risposte attese da mesi e ora messe nero su bianco in una lettera aperta pubblicata sul quotidiano online Elbareport da una mamma di Capoliveri, paesino dell’Isola d’Elba che con la fine dell’estate non supera le 3800 anime. A porle è Cinzia, una mamma che da anni durante le vacanze si fa in quattro per avere notizie sull’anno scolastico in arrivo, sapere se le ore messe a disposizione per suo figlio saranno confermate, se le insegnanti ci saranno ancora e il diritto allo studio di suo figlio sarà garantito. Perché Cristian è un bambino di 9 anni che ama andare a scuola, fare i compiti, giocare a calcio e scherzare con i compagni. Solo che per farlo ha bisogno di alcune attenzioni, non grandi cose in verità, per esempio di non essere stipato in classi pollaio che potrebbero danneggiare la sua salute: è affetto dalla nascita da laringo broncospasmo cronico, un’allergia che gli provoca forti attacchi respiratori. «Quando ha un attacco va in apnea - dice Cinzia - una maestra rimane in classe e l’altra lo porta fuori per fargli respirare aria fresca, poi arrivo io e gli somministro i farmaci. Ma mi ha fatto promettere di non portarlo via da scuola, solo di rimanere con lui fino a quando non è passato l’attacco ». Attenzione, quinon si tratta di handicap o della necessità di avere una maestra di sostegno, no Cristian ha solo bisogno di spazi areati e non sovraffollati, di lavorare in gruppi di una decina di bambini, anziché in 24 persone. E questo non è possibile, la scuola per lui è diventata un optional da sacrificare sull’altare della riforma Gelmini, falcidiata dai tagli indiscriminati agli organici e al tempo didattico. «C’è anche un solo bidello per un edificio a due piani - racconta - è una situazione difficile,mamio figlio ci va tanto volentieri ». Invece non ci va e anziché frequentare la quarta elementare, come dovrebbe, se ne sta a casa a recuperare nel pomeriggio le lezioni tenute la mattina e ad aspettare che una telefonata possa di nuovo fargli vivere la sua vita insieme ai suo compagni. Come ha fatto fino a un po’ di tempo fa. «Per i primi due anni ha avuto due insegnanti di ruolo e un’altra di compresenza che permettevano di garantire il lavoro a gruppi - continua Cinzia - La dirigente della scuola, Lorella di Biagio, e la sua vice hannosempre lavorato moltissimo e quello cheho ottenuto è stato grazie a loro». Fino a quando hanno potuto, già dallo scorso anno la scuola non ha più potuto disporre della maestra di compresenza e solo grazie agli sforzi della madre sono state concesse cinque ore che hanno permesso di far lavorare gli alunni a gruppi per tre volte la settimana. Una toppa, certo, ma da quest’anno è saltata anche questa, insieme a una maestra di ruolo che ha perso il posto per effetto dei tagli. «Questi sono tagli alla continuità didattica e umana», precisa. La madre non si è data per vinta e dopo avere cercato di contattare invano il direttore regionale si è rivolta direttamente al ministero per riavere le ore e la reintegrazione dell’insegnante. Qui un funzionario ha preso a cuore la situazione e si è attivato presso la direzione scolastica regionale, poi tutto si è arenato di nuovo. «Il 22 settembre l’ufficio scolastico regionale mi ha comunicato che per il reintegro dell’insegnante nonc’è niente da fare - conclude Cinzia - in compenso si impegnano per un progetto individuale su mio figlio». Nel frattempo, Cristian rimane a casa. ❖  


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