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Gelmini: «Insegnanti per merito e con piani triennali»

lettera del ministro Gelmini

24/07/2011
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Corriere della sera

Caro Direttore, puntualmente si riapre, come ogni anno, la polemica sul precariato nella scuola: da una parte le proteste sui punteggi, sul trasferimento di aspiranti insegnanti in fuga da graduatorie super affollate del Sud e dall’altra una sterile polemica basata sulla necessità di aprire in modo indiscriminato i percorsi di laurea per diventare insegnanti o per conseguire l’abilitazione all’insegnamento. Come si sono formate negli anni graduatorie di insegnanti abilitati ed in attesa di posti che non sono e non potranno essere mai in un numero sufficiente? Proprio attraverso concorsi che per migliaia di insegnanti, che non entravano nel numero dei posti programmati e messi a concorso, valevano comunque l’abilitazione. In questo modo si sono formate graduatorie di oltre 240.000 precari, alcuni dei quali sono in attesa da anni di entrare in ruolo. Con il piano di assunzioni varato dal governo abbiamo dato una risposta importante a queste lunghe attese ed una consistente sforbiciata alle graduatorie, assumendo oltre 67.000 unità tra insegnanti e personale amministrativo. Ma il problema ha ancora dimensioni gigantesche: resteranno nelle graduatorie oltre 200.000 insegnanti abilitati. Dopo aver coperto tutti i posti disponibili fino ad oggi con il piano di assunzioni appena varato, nei prossimi anni gli unici posti disponibili saranno quindi quelli derivanti dai pensionamenti. Il sistema informativo del ministero e gli uffici di statistica calcolano che mediamente, in base all’età e all’anzianità di servizio, andranno in pensione, a seconda degli anni, dai 22.000 ai 25.000 insegnanti. Se calcoliamo per i prossimi anni il rapporto tra i posti che saranno disponibili ed il numero degli insegnanti già abilitati, il saldo resterà a lungo passivo per tutti i livelli scolastici. La domanda quindi è: abbiamo bisogno di creare nuovi abilitati? Evidentemente no, visti i numeri. Dobbiamo alimentare nei giovani false speranze, creare nuovamente una fabbrica di illusioni pensando che comunque nella scuola con qualche sanatoria si riuscirà prima o poi ad entrare? Anche in questo caso l’unica risposta responsabile è quella che abbiamo dato con il nuovo percorso di studi per diventare insegnanti che si fonda appunto su un numero chiuso, programmato proprio sulla base dei posti disponibili. Posti solo in base alle reali necessità della scuola italiana. Fine del precariato a vita. Gli studenti che oggi fanno la scelta dell’insegnamento devono prima di tutto sapere quale è il fabbisogno di posti al momento in cui termineranno gli studi e quindi poter valutare in maniera realistica la speranza di ottenere un’occupazione nella scuola. Lo Stato non può più creare artificialmente posti di lavoro che non esistono, come ha fatto irresponsabilmente per decenni. Non corrisponde a verità l’accusa secondo la quale i provvedimenti del ministero penalizzerebbero i giovani a favore dei più anziani che attendono di essere assunti nelle graduatorie. Una gran parte infatti dei posti disponibili sarà data ai giovani, garantendo loro una concreta chance per accedere all’insegnamento. Quello che non farò mai però è prendere in giro i ragazzi. Questo non è un esecutivo irresponsabile e non vuole alimentare quel meccanismo che ha portato a generare il fenomeno del precariato nella scuola. Offriremo dunque una concreta possibilità ad una generazione di giovani aspiranti insegnanti di entrare in ruolo. Tutto ciò sarà fatto solo all’interno dei posti disponibili e di cui la scuola ha veramente bisogno. In ogni caso, la concreta opportunità di entrare in ruolo dipenderà esclusivamente dalla possibilità di bandire procedure concorsuali basate sul merito. Questa è appunto la nuova disciplina di reclutamento a cui sto lavorando. Non è quindi solo con la determinazione dei numeri del TFA che si dà una seria risposta alle giovani generazioni. Per rilanciare la scuola italiana e renderla moderna è necessario un sistema organico di misure, in parte già attuate, come la riforma degli ordinamenti, il piano triennale di assunzioni, la nuova disciplina della formazione iniziale e altre da approvare, come il nuovo reclutamento che sarà realizzato solo su base meritocratica. Mariastella Gelmini ministro all’Istruzione, Università e Ricerca


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