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GdS-MINISTRO MORATTI: LA SCUOLA DEVE FARE DI PIù-Ricovero coatto per i drogati violenti

MINISTRO MORATTI: LA SCUOLA DEVE FARE DI PIù L'ipotesi al vaglio del Coordinamento nazionale, presieduto da Sotgiu Ricovero coatto per i drogati violenti? ROMA '#8211; Per i giovani tossicodip...

07/06/2002
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Gazzetta del Sud

MINISTRO MORATTI: LA SCUOLA DEVE FARE DI PIù

L'ipotesi al vaglio del Coordinamento nazionale, presieduto da Sotgiu
Ricovero coatto per i drogati violenti?

ROMA '#8211; Per i giovani tossicodipendenti particolarmente pericolosi e violenti per sè o per gli altri, si potrebbe ricorrere ad una sorta di 'ricovero coatto'. Si tratta di un'ipotesi ancora in embrione al vaglio del Coordinamento nazionale antidroga. A ventilare tale prospettiva il presidente dello stesso Coordinamento per le politiche antidroga, prefetto Pietro Sotgiu, nel corso della registrazione della puntata del "Maurizio Costanzo Show" dedicata al tema delle tossicodipendenze che è andata in onda ieri sera. "Allo stato attuale - ha affermato Sotgiu - se una persona non chiede spontaneamente di entrare in una comunità non si può fare nulla. Sta però subentrando un'ipotesi diversa: che possa cioè essere imposto il ricovero in comunità o residenze a soggetti particolarmente violenti, e ci sono strutture residenziali e non - ha aggiunto il prefetto - che ci stanno chiedendo proprio questo". Sotgiu ha quindi lanciato un allarme circa l'abbassamento dell'età per la prima assunzione di droghe: "Oggi l'età media nella quale i ragazzi si avvicinano alla droga è intorno ai 13 anni, ma ho addirittura incontrato una ragazzina - ha raccontato - che aveva cominciato a 8 anni ed a 9 anni era già cocainomane". Il presidente del Coordinamento per le politiche antidroga ha inoltre invitato a non abbassare la guardia rispetto alla diffusione dell'eroina. Nel 2001, ha detto, "si è sequestrata in Italia una quantità doppia di eroina rispetto a quella sequestrata l'anno precedente; non è quindi vero che il fenomeno dell'eroina si sia ridotto, ma a questo si sono aggiunte le nuove droghe come l'ecstasy e la cosa peggiore è che i ragazzi che assumono queste nuove sostanze, come se fossero aspirine - ha concluso - non si considerano dei tossicomani e non sono assolutamente consapevoli delle conseguenze".. Siamo di fronte ad un "abbassamento dell'età nel primo approccio alla droga ed i baby-assuntori di sostanze stupefacenti sono sempre più giovani: questo anche a causa di un abbassamento della soglia di attenzione rispetto a tale problema". In tal senso la scuola "può fare molto ed è attrezzata per farlo". Lo ha affermato il ministro dell'Istruzione Letizia Moratti nel corso della registrazione della puntata del Maurizio Costanzo Show. La "stessa distinzione tra droghe leggere e pesanti - ha detto Moratti - porta a pensare che con la droga si può convivere e che si può avere un uso "normale" delle sostanze stupefacenti. Ciò fa sì - ha osservato il ministro - che i ragazzi più deboli cadano nel problema". Secondo il ministro, la scuola può però fare molto ed il corpo docente deve farsi carico della questione: "c'è troppo spesso l'atteggiamento - ha detto - di demandare a terzi, la famiglia alla scuola, la scuola agli psicologi e così via; c'è, insomma, una catena di delega di responsabilità". Questa catena, ha affermato Letizia Moratti, "va interrotta ed ognuno, per la sua parte, deve impegnarsi e collaborare per intercettare i segnali di un malessere che, se preso in tempo, può essere più facilmente eliminato". Per la Moratti, la scuola oggi deve dunque recuperare quella funzione educativa che "ha perso in questi ultimi anni". La scuola, ha proseguito il ministro, "è diventata un luogo dove si trasmettono informazioni, si insegna il sapere ma non il saper essere o a costruirsi come persone". Al contrario, la scuola "deve riprendere con forza il suo carattere di percorso educativo e non credo - ha proseguito Moratti - che basti affidarsi ad azioni di semplice informazione sulla droga". Rilevando come oggi sia in atto una "banalizzazione del problema droga", Moratti ha portato ad esempio proprio la campagna informativa messa in atto dal precedente governo ed il cui slogan era "Fatti furbo, non farti male". Un "messaggio ambiguo", ha concluso il ministro, che punta sul doppio senso del verbo 'farsi', che in gergo vuole appunto dire drogarsi.


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