Gazzettino-SCUOLE, NATALE E PRESEPI SPAZIO A TUTTI I SIMBOLI
SCUOLE, NATALE E PRESEPI SPAZIO A TUTTI I SIMBOLI di DIEGO BOTTACIN * Il caso Ciardi merita una riflessione perché porta ancora una volta alla luce le sfide nuove poste alla scuola (e alle is...
SCUOLE, NATALE E PRESEPI SPAZIO A TUTTI I SIMBOLI
di DIEGO BOTTACIN *
Il caso Ciardi merita una riflessione perché porta ancora una volta alla luce le sfide nuove poste alla scuola (e alle istituzioni in genere) da una società ormai multiculturale. Non me la sento né di ergermi a difensore degli insegnanti né a loro detrattore: mi paiono comunque volgari e violenti gli attacchi contro i docenti della Ciardi a Treviso da parte di alcune forze politiche, questi sì davvero al di fuori dello spirito del Natale.
In assenza di un chiaro modello culturale di integrazione (difficilmente elaborabile in questo momento storico a causa delle paure ancestrali fatte credo politico della Lega), le problematiche quotidiane legate all'integrazione dovrebbero essere gestite tenendo presente una regola tanto semplice quanto sana: i simboli identitari sono importantissimi e vanno usati tutti, laici o religiosi che siano. Cosa importante è non usarli contro quelli degli altri.
I simboli del Natale - i canti, il presepe, le rappresentazioni della natività - ricordano un uomo, Gesù Cristo, che è stato ucciso proprio perché diceva che siamo tutti uguali. Non devono essere considerati di per sé esclusivi, devono al contrario diventare uno strumento potente per favorire l'inclusione. Dipende tutto da come gli insegnanti li presentano ai ragazzi, se li utilizzano come positivo strumento di confronto, di scambio culturale, di valorizzazione della diversità etnica e culturale.
Ben vengano dunque i presepi nelle scuole, il crocefisso nelle aule e la rappresentazione di tutti i simboli della nostra storia, tradizione e cultura. Autocensure e autolimitazioni (soprattutto se non richieste) fanno torto non solo alla nostra identità, ma anche a quella dei ragazzi immigrati, che verrebbero privati della risorsa del confronto e dunque della possibilità di crescere.Allo stesso modo, sono ugualmente contrario alla limitazione dei simboli identitari degli immigrati, si tratti del velo, delle sure coraniche cucite sui grembiuli, o di altre forme di espressione, purché nel rispetto delle leggi dello Stato italiano. Nel nostro Paese, una società multietnica e multiculturale può essere costruita solo sul reciproco riconoscimento identitario e non invece sulla negazione di tutti i simboli, come propugnato dal modello vetero-illuminista francese.
* coordinatore veneto
della Margherita