Gazzettino-MAESTRI NON SI NASCE, MA CHI INSEGNA AD INSEGNARE?

MAESTRI NON SI NASCE, MA CHI INSEGNA AD INSEGNARE?
di LUCIANO GALLIANI *
L'avvenire della scuola italiana e quello culturale e professionale dei nostri figli dipende in larga parte dalla preparazione degli insegnanti. Fino al 1998 la formazione degli insegnanti della scuola primaria, da un lato, e dei docenti della scuola secondaria, dall'altro, prevedeva una netta divaricazione tra le loro professionalità: i primi provenivano da una formazione "magistrale" centrata sulle tematiche psicopedagogiche, i secondi da una formazione "accademica" esclusivamente disciplinare. Dal 1998 le cose sono profondamente cambiate, in attuazione - dopo 8 anni di inadempienze del parlamento - della legge 341 del 1990. Durante la stagione dell'Ulivo furono emanati i decreti per la formazione universitaria degli insegnanti di scuola materna ed elementare (Corsi di laurea quadriennali in Scienze della Formazione Primaria) e di scuola media inferiore e superiore (Scuola biennale di Specializzazione all'Insegnamento secondario).
E' un cambiamento epocale che pone l'Italia al pari e, per certi aspetti, in posizione più avanzata rispetto agli altri paesi dell'Europa. Si tratta di un percorso di professionalizzazione dell'insegnante, finalizzato a costruire competenze relazionali, didattiche, disciplinari, gestionali, etiche.
E' un percorso unitario, qualificato da 3 elementi comuni.Primo, la struttura che prepara i futuri docenti è l'Università, cioè l'istituzione formativa nella quale l'insegnamento è intrinsecamente collegato alla ricerca scientifica.

Secondo, l'Università opera in stretto collegamento con il sistema scolastico e il tirocinio rappresenta un'asse centrale nel processo formativo, tanto che insegnanti esperti sono presenti in Università in funzione di "supervisori".

Terzo, gli obiettivi formativi del corso di laurea e della scuola di specializzazione sono perseguiti attraverso un curricolo articolato su quattro aree: scienze dell'educazione ed altre tematiche di carattere trasversale, didattiche disciplinari, attività di laboratorio, tirocinio nelle scuole.

L'ultima ricerca nazionale del 2000 sulle condizioni di vita e di lavoro nella scuola italiana rivela che gli insegnanti in servizio giudicano in grande maggioranza (con punte del 74\% nella scuola media) inadeguata la formazione iniziale circa le abilità didattiche generali e si sentono profondamente insoddisfatti (con punte del 69\% nella scuola secondaria) per la preparazione sui problemi educativi di carattere generale (pedagogici, psicologici, sociali, organizzativi, etc.). Il problema degli insegnanti e della scuola infatti è proprio la rilevanza di funzioni educative diverse dalla mera trasmissione di contenuti disciplinari. All'insegnante di oggi vengono richieste certamente conoscenze e saperi, ma anche tecniche professionalizzanti, capacità relazionali e decisionali di natura trasversale, coinvolgimento etico - sociale nell'educazione di bambini, adolescenti e giovani.

La professione dell'insegnante è sempre più analoga a quella del medico, occupandosi essi dei due grandi servizi di cura alle persone: l'educazione-istruzione e la salute-benessere. Anche la responsabilità etica del medico - che tratta di malattia, di dolore, di vita e di morte - è altrettanto importante di quella dell'insegnante, che accompagna, facilita, attiva lo sviluppo intellettuale, affettivo, sociale del bambino, dell'adolescente e del giovane verso la conquista della propria individualità personale e della propria dimensione nella società. Solo dalla relazione stretta fra Università e Scuola sarà possibile costruire il futuro "insegnante di qualità".

* Preside facoltà Scienze della Formazione