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Gazzettino: «La musica è senza una legge: i conservatori devono essere parificati alle università»

Il maestro Claudio Scimone denuncia la situazione

09/10/2007
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Il Gazzettino

Venezia
«Questo è un delitto. L'Italia è il solo Paese europeo in cui la musica non ha un livello universitario di istruzione. Inoltre mancano i fondi per permettere ai giovani di svolgere attività e per la promozione della musica italiana all'estero, uno dei nostri fiori all' occhiello». Claudio Scimone, storica guida dei Solisti Veneti, si unisce al coro dei grandi direttori che hanno ultimamente denunciato la situazione esistente nel settore e annuncia un intenso programma per celebrare il mezzo secolo di attività concertistica del gruppo, che includerà alcune opere vocali rare di Albinoni.

«A differenza di molti colleghi italiani - sottolinea - sono l'unico che ha vissuto nel campo dell'istruzione musicale perché, per 42 anni sono stato insegnante, per 26 ho tenuto, lo dico un poco scherzando, la cattedra di Vivaldi a Venezia, e sono stato direttore del conservatorio di Padova. E mi sono molto battuto per la legge di riforma dell'istruzione musicale».

Una legge che Scimone lamenta non essere mai entrata in vigore. «Purtroppo questa legge, nata da un progetto di iniziativa parlamentare e votata all'unanimità nel '99, tutt'ora non è operativa, in quanto non può entrare in funzione finché non sono approvati i decreti applicativi ed i decreti applicativi non sono stati ancora fatti. - aggiunge il maestro - C'è quindi uno squilibrio che sta minando gravemente la vita dei conservatori perché la legge prevede una fase superiore del conservatorio e che le classi inferiori siano assunte da tutta una rete di medie e licei ad orientamento musicale in modo che l'insegnamento superiore si sviluppi armonicamente e con una normativa. Tutto questo non è stato fatto, per cui il conservatorio deve continuare ad essere una scuola multiuso la cui normativa è appiattita con quella della secondaria. Pertanto, mentre gli universitari in qualsiasi altra materia sono universitari, i musicisti non lo sono. Così i grandi musicisti internazionali non insegnano nei conservatori superiori perché non hanno una normativa che lo consente, né li stimola a farlo».


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