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Gazzettino-Insegnanti di sostegno sul piede di guerra

Insegnanti di sostegno sul piede di guerra "Lavoriamo da anni senza certezze" Mestre Gli esami non finiscono mai, ma quand'è troppo è troppo. In questi mesi ci sono circa 400 insegnanti in ...

13/07/2005
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Il Gazzettino

Insegnanti di sostegno sul piede di guerra
"Lavoriamo da anni senza certezze"
Mestre
Gli esami non finiscono mai, ma quand'è troppo è troppo. In questi mesi ci sono circa 400 insegnanti in giro per il Veneto impegnati in un corso di specializzazione per il sostegno agli alunni disabili. Sono precari, di quelli che ogni anno vengono licenziati a giugno e riassunti a settembre, spesso in scuole diverse da quelle dell'anno precedente; sono quelli che non hanno malattia, nè ferie; sono quella categoria che costa pochissimo allo Stato e garantisce il funzionamento di buona parte della scuola elementare italiana; molti di loro, inoltre, hanno già più di 40 anni. È tutta gente che ha fatto concorsi su concorsi ma non sono ancora stati assunti in pianta stabile.

L'ex ministero della Pubblica istruzione si è accorto che ogni anno ha una marea di posti vacanti di sostegno perché mancano insegnanti specializzati; si è pure accorto che ci sono migliaia di docenti precari che sulle spalle hanno anni e anni di esperienza di insegnamento proprio ai bambini disabili. Ha fatto due più due e - "aiutato" dalle insistenze dei sindacati e dalle proteste infinite e quasi sempre disilluse dei precari - ha deciso di istituire l'ennesimo "corso speciale": in tal modo tutta questa gente (400, appunto, solo in Veneto) non sarà automaticamente assunta, ma verrà inserita anche nella graduatoria per il sostegno, e a settembre di ogni anno sarà chiamata prioritariamente per coprire i posti di insegnamento ai bambini disagiati.

Per frequentare questo corso - che, ripetiamo, dà unicamente la certezza di "precariato a vita" e solo in seguito, forse, per qualcuno ci sarà anche l' assunzione - ogni insegnante deve spendere la bellezza di 1300 euro; le lezioni sono partite lo scorso maggio e finiranno il prossimo marzo; ogni mese ci sono esami da sostenere e c'è una tesi finale da preparare; sono 700 le ore totali, tutte da frequentare, (a parte una piccola percentuale concessa di assenze). Nel mese di luglio, per fare un solo esempio, gli studenti frequenteranno le lezioni tutti i giorni per circa 7/8 ore al giorno, e contemporaneamente dovranno studiare e preparare gli esami per lo stesso mese. Tale "routine" proseguirà sino a marzo senza dimenticare che, nel frattempo, inizierà la scuola e di conseguenza il lavoro per gli insegnanti. Se si escludono i fortunati che vivono a Padova e che hanno accesso diretto alle aule dove ci sono i professori, i dicenti di Mestre e Venezia, di Belluno, di Treviso e di Rovigo frequentano nelle rispettive città collegati in teleconferenza.

Gli "studenti" di Treviso e di Belluno hanno già scritto una lettera di protesta al Ministero, ai sindacati, alla Facoltà di Scienze della Formazione di Padova che ha allestito e gestisce il corso, e alla Direzione Regionale del Veneto del Miur.

Ora è la volta degli altri: hanno raccolto un centinaio di firme e hanno spedito una lettera con lo stesso tenore della prima. Cosa chiedono? Di essere trattati come esseri umani e di tener presente che non si tratta di studenti svogliati delle superiori, ma di gente che lavora da anni senza alcuna certezza per il futuro, che oltretutto ha già sostenuto e superato una marea di esami. E invece - lamentano gli insegnanti nella lettera - "le condizioni complessive (organizzazione dei tempi di studio, di lavoro e di logistica) non garantiscono la fruizione ottimale del corso", e le prime tre prove hanno già lasciato a terra una cinquantina di persone, bocciate in tronco. Chi non supera un esame può ripeterlo, ma una sola volta, e in compenso i 1300 euro li deve pagare. "Non chiediamo che ci regalino la specializzazione, ma che sia davvero un corso di formazione, e non una inutile maratona a quiz che non dà il tempo di studiare e approfondire le materie trattate".

"Il rapporto tra frequenza, tempi di studio e date degli esami non è proporzionato al carico didattico stabilito" continua la lettera: questo significa che i libri da studiare e il monte di ore da frequentare sono talmente corposi da non lasciare il tempo di formarsi per davvero e di prepararsi agli esami.

Ora la palla passa ai responsabili dei corsi, ai sindacati e al Ministero tenendo presente che una delle richieste dovrebbe essere presa subito in considerazione: gli insegnanti-studenti vorrebbero conoscere entro il 29 luglio l'esito dei prossimi esami perché ognuno potrà almeno decidere se proseguire o ritirarsi, pagando però solo metà del costo totale.E.T.


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