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Gazzetta di Reggio: La scuola pubblica? Si paga

Sotto accusa, da parte della Cgil, gli «aiuti» chiesti alle famiglie: intanto parte la mobilitazione

06/10/2010
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Gazzetta di Reggio

Risme di carta, toner e detersivi ora si portano da casa

I problemi maggiori alle medie e alle elementari; istituti superiori in parte sostenuti da grandi aziende

FRANCESCA MANINI

D’altronde è vero. Come dicono i manifesti studiati dalla Flc Cgil, per fare le Letterine e per il Grande Fratello basta l’alfabeto, non c’è bisogno di investire sulla scuola. Ma quando l’obiettivo di famiglie e insegnanti, e di un intero Paese, vuole essere più alto e arriva a scontrarsi con la mancanza di detersivi e persino di carta igienica, chiedendo ai genitori contributi «volontari» di 40 euro fin dalle primarie - alias scuola dell’obbligo - allora sì che «Houston, abbiamo un problema». Grave.

La fotografia della scuola reggiana, a tre settimane dal suo inizio, è stata scattata ieri mattina da Roberto Bussetti, segretario provinciale Flc Cgil, Alan Albertosi, responsabile Flc per la scuola e Elvira Melioli, della segreteria Cgil. Una fotografia che, dati alla mano, potrebbe risultare luminosa solo se vista al negativo, spingendo il sindacato a dare il via a una lunga serie di mobilitazioni autunnali. «Anche se il Ministero per bocca della Gelmini continua a dirci che va tutto bene e che, anzi, ha investito sulla scuola, conosciamo bene i problemi dei nostri istituti e non possiamo bere queste bugie - spiega Bussetti - l’obiettivo del Governo è risparmiare 8 milioni di euro sulla scuola in tre anni di tagli e siamo solo al secondo. La volontà di diminuire gli organici, dimostrata ad esempio dalla diminuzione da 36 a 32 delle ore di istituti tecnici e professionali, ha fatto sì che quest’anno oltre 200 precari non si siano visti rinnovare il contratto, così come alle elementari i genitori che avevano scelto modelli a 30 ore si sono ritrovati a 27. Ma la cosa ancora più preoccupante è che vengono meno i materiali di consumo, compresi quelli per le pulizie».

Mentre al liceo Moro sono state chieste 10 risme di carta da fotocopie per ogni studente infatti, a Campagnola le famiglie e i volontari dell’Auser hanno sopperito alla mancanza di fondi per il servizio mensa organizzandolo di persona. «Per fortuna che gli istituti superiori possono contare sull’aiuto di alcune grandi aziende come Max Mara e di alcuni privati cittadini, come la donazione di 20mila euro che lo scorso anno ha permesso di inaugurare un nuovo laboratorio di fisica allo Spallanzani - chiarisce Elvira Melioli - ma sulle elementari e sulle medie non ci sono grandi interessi a investire e gli stessi Comuni sono messi in ginocchio dai tagli governativi, per non parlare degli 8 milioni di euro verso il Governo maturati dalle nostre scuole. Pensiamo solo ai servizi di pre e post scuola a cui alcuni genitori sono costretti a ricorrere: mentre prima era il Comune a sostenerli, da quest’anno saranno a pagamento, le famiglie si vedranno recapitare un apposito bollettino la cui somma dipenderà dal numero di richieste totali registrate in ogni scuola».

«Da due anni a questa parte il Ministero ha abolito il fondo di finanziamento didattico amministrativo - continua Albertosi - così alla riduzione delle risorse umane come professori, personale Ata e tecnici di laboratorio, si aggiunge la mancanza di materiali, dalle salviettine per le mani al toner per la fotocopiatrice. Lo Stato si ritrae e scarica questi oneri sulle famiglie che fin dalle elementari si sentono obbligate a versare i contributi volontari richiesti dagli istituti per il buon funzionamento delle attività didattiche. Se nella scuola dell’obbligo, e sottolineo dell’obbligo, come le primarie si arrivano a richiedere fino a 40 euro a bambino, alle superiori si sono toccati picchi di 140 euro, che sommati alle spese per libri e trasporti, diventano una somma folle. Come Cgil non possiamo restare a guardare, a partire dallo sciopero della prima ora di lezione di venerdì ci faremo sentire affinchè tutta la società civile si mobiliti».


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