BOLOGNA.
La situazione dell’organico di fatto della scuola emiliano-romagnola «è insostenibile e nessun nuovo posto verrà assegnato». A rilanciare l’allarme per la carenza di docenti nelle scuole della regione è Paolo Tomasi, segretario generale Flc-Cgil Emilia Romagna, che in una nota riferisce le brutte notizie comunicate alle organizzazioni sindacali dall’Ufficio scolastico regionale dell’Emilia-Romagna, dopo l’incontro di martedì scorso.
«Se il governo Prodi aveva riconosciuto sostanzialmente l’organico di fatto dell’anno scorso, nonostante le nuove richieste dei dirigenti dell’Ufficio scolastico provinciale di Bologna e dell’Usr, molto basse ed inadeguate a rispondere alle situazioni di fatto in regione, nessun posto verrà assegnato», spiega Tomasi.
Il rappresentante sindacale poi aggiunge: «Forse con alcuni artifici tecnici, si potranno ottenere la metà dei posti originariamente previsti». Il risultato di tale scelta «produce una situazione ingestibile per una parte consistente delle scuole della nostra regione: per la prima volta insegnamenti di discipline obbligatorie non potranno essere forniti, con una lesione grave dei diritti degli studenti».
E Tomasi rincara la dose: «Sezioni di scuola per adulti non potranno essere aperte, sezioni a tempo pieno e sezioni di scuola dell’infanzia non potranno essere realizzate, riduzione del tempo prolungato».
A questo si aggiunge il quadro già delineato dalla finanziaria e dalle iniziative legislative messe in campo dal governo e dalle dichiarazioni del ministro Gelmini: taglio degli organici per 90 mila unità in tre anni, riduzione del tempo scuola, possibilità di attuare l’obbligo nella formazione professionale, cancellazione del tempo pieno, introduzione del maestro unico, senza alcun dibattito e per decreto.
Per il sindacato si prospetta dunque «un ulteriore peggioramento della qualità della scuola pubblica, una vera e propria distruzione della scuola statale, così come prevista dalla Costituzione». Si propone infatti «una scuola pubblica di qualità sempre più bassa, con orario ulteriormente ridotto, che favorisce la selezione di censo e di stato sociale, dunque esattamente il contrario di quanto servirebbe a questo paese, e di quanto previsto dalla Costituzione».
Dal canto suo, il sindacato «non assisterà silenzioso a questo disastro», e sta già pensando di mettere in campo nuove iniziative, oltre a quelle già organizzate in alcune province, per contrastare questo disegno.
La Cgil lancia inoltre un appello «alle istituzioni locali, alla Regione, alle forze politiche un’iniziativa adeguata alla gravità della situazione della scuola pubblica».
Non si tratta infatti solo di «salvaguardare gli interessi dei lavoratori del settore, che secondo quanto deliberato vedrebbero peggiorate le condizioni di lavoro, con una conseguente perdita significativa di posti di lavoro, ma di garantire una delle istituzioni fondamentali per la crescita sociale, economica e democratica nel nostro paese».
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