Gazzetta di Modena: Università, sfumati 10 milioni di euro
Il Governo sceglie i Tir. Pellacani: «Corsi e assunzioni a rischio»
Il patto delle università è stato tradito. E a rimetterci sono gli atenei più meritevoli, come nel caso di Modena che aspettava il premio per i virtuosi con un “assegno” natalizio da 9,85 milioni di euro (in virtù del 12esimo posto tra gli atenei d’Italia) che avrebbe pareggiato il bilancio e permesso nuove assunzioni. Ma quei soldi promessi dove sono andati? «In parte - circa 30 milioni dei 312 promessi - anche ai camionisti per l’accordo sui Tir».
«Sono soldi che non ci sono più e nemmeno ci saranno. Non c’è speranza: quei dieci milioni di euro, o poco meno - commenta sconsolato il rettore Pellacani - non arriveranno mai dal momento che è tutto scritto nero su bianco e il Governo non tornerà indietro. La Finanziaria è quella, ma c’era anche un accordo che non è mai stato rispettato. Quando i ministri Mussi e Padoa Schioppa parteciparono alla conferenza dei rettori si arrivò ad un provvedimento preciso che doveva incentivare gli atenei virtuosi, così come si chiamano in gergo quelli più meritevoli. Niente di tutto ciò, e allora ci sentiamo nuovamente presi in giro, ma questa volta mi auguro che qualcosa succeda, e visto che in Italia per ottenere qualcosa bisogna scendere in piazza, spero che lo faremo anche noi». Per l’università di Modena questo ammanco incide in una percentuale pari al dieci per cento: «Sono quei soldi del fondo di finanziamento ordinario che non ci hanno permesso di chiudere in attivo il bilancio. E’ con quei soldi che vengono fatte assunzioni di docenti, ricercatori e personale tecnico. Come facciamo in una realtà come Modena, che da diversi anni è al vertice delle università meritevoli, a rimanere competitivi? Abbiamo un’offerta formativa che cresce ogni anno, ma così facendo il 2008 inizia sotto i peggiori auspici: qualche corso andrà in sofferenza e saranno soprattutto gli insegnamenti più recenti a risentire di questa crisi che non permette di investire e nemmeno, in alcuni casi, di mantenere i requisiti minimi voluti dal ministero». (d.b.)