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Gazzetta di Modena-Non vanno cancellati gli istituti tecnici"

Pagina 14 - Cronaca Scuola superiore. Nella riforma Moratti questo indirizzo verrebbe esautorato dall'arrivo dei cosiddetti licei tecnologici. "Non vanno cancellati gli istituti tecnic...

25/03/2005
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Gazzetta di Modena

Pagina 14 - Cronaca
Scuola superiore. Nella riforma Moratti questo indirizzo verrebbe esautorato dall'arrivo dei cosiddetti licei tecnologici.
"Non vanno cancellati gli istituti tecnici"
Appello con tanto di documento lanciato da 75 insegnanti del "Fermi"


di Vincenzo Brancatisano
Grido d'allarme lanciato da 75 professori dell'Iti "Fermi" di Modena contro lo smantellamento degli istituti tecnici che sarà attuato con la legge di riforma delle scuole superiori. Il progetto di riforma Moratti, pieno di pasticci e con materie che scompaiono proprio negli istituti dove dovrebbero essere qualificanti, va verso l'approvazione finale, nel caos e nella più completa disinformazione.
. Quello che si capisce è che l'eliminazione degli Istituti tecnici verrà accompagnata dalla separazione tra il sistema dei licei, con carattere non terminale e proiezione obbligata verso l'università, e il sistema professionale, delegato alle Regioni.
Peraltro, con la devolution decisa l'altro ieri nel corso della revisione della Costituzione, se diventerà definitiva, il ruolo delle Regioni sarà molto ampio, ma non è chiaro cosa succederà nella pratica.
Coloro che dovrebbero applicare la riforma, i docenti, però non ci stanno.
"Lanciamo un grido d'allarme contro l'assurdità di questa scelta - protestano gli insegnanti del Fermi, dove tra le altre cose è stato redatto un documento - ponendo in particolare l'accento sulla necessità di mantenere in vita, con la struttura e gli orari attuali, gli Istituti tecnici che tanta ricchezza hanno fornito nel tempo al mondo dell'industria, contribuendo in modo rilevante alla crescita economica del Paese e sicuramente della provincia di Modena".
I docenti ribadiscono,inoltre, di credere "fortemente nella validità del titolo di studio fornito da tali istituti, titolo apprezzato dalle famiglie del nostro territorio per le opportunità sia di lavoro sia di prosecuzione degli studi che esso offre, nonché per la sua piena spendibilità a livello nazionale ed europeo".
Al posto degli istituti tecnici dovrebbero nascere, tra gli altri, i licei tecnologici.
"A nostro avviso - obiettano i docenti - il futuro liceo tecnologico prospettato dalla riforma non sarà assolutamente in grado di fornire le stesse competenze degli attuali istituti tecnici, e le scelte degli studenti si orienteranno prevalentemente verso i licei tradizionali, portando a un'effettiva sparizione della figura preziosissima dei tecnici".
Ma non è finita.
Secondo gli insegnanti del Fermi, "l'eliminazione degli Istituti tecnici comporterà la scomparsa di figure professionali qualificate, ad esempio i periti elettronici, chimici, industriali, i ragionieri, i geometri, ecc., sottraendo preziose risorse al mondo dell'industria e dell'artigianato anche iniun momemnto nel quale si chiede di unire studio elavoro".In alternativa si pone l'istruzione professionale, che da tempo alimenta gli appetiti degli enti di formazione, utilissimi, e che con la riforma sentiranno finalmente la scuola come casa propria e non più come colonie da conquistare attraverso gli attuali interventi di esperti esterni.
Ma "i diplomi professionali, fortemente dequalificati - continua la protesta - avranno riconoscimento solo a livello regionale. Questo - continua l'analisi da parte di iun gruppo di insegannti - porta alla creazione di venti sistemi regionali, con conseguente diversificazione qualitativa e disgregazione culturale, accentuando la disparità di opportunità tra cittadini dello stesso Paese".
Concludono i docenti: "Mettiamoci nei panni di uno studente tredicenne, e dei suoi genitori, al momento della scelta dell'indirizzo da intraprendere dopo le scuole medie inferiori". La scelta "sarà tra uno dei licei previsti dalla riforma, caratterizzati dalla non terminalità in quanto naturalmente destinati allo sbocco universitario, e uno degli istituti professionali, con carattere terminale e della durata di quattro anni, anziché di cinque." "E cosi molte tra le famiglie meno agiate difficilmente indirizzeranno i propri figli a studi non terminali, sia per i costi che comportano sia per l'insicurezza del loro completo espletamento". "Ciò significa, di conseguenza, - termina l'analisi dei prof. modenesi- mortificare talenti che potrebbero invece emergere, come ora accade di fatto, negli istituti tecnici".


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