Gazzetta di Modena-La grandine non ferma la rabbia contro la scuola di Letizia Moratti
La grandine non ferma la rabbia contro la scuola di Letizia Moratti Sfidando il maltempo a Roma centomila manifestano con i leader di Cgil, Cisl e Uil Domani tocca ai Cobas AL...
La grandine non ferma la rabbia contro la scuola di Letizia Moratti
Sfidando il maltempo a Roma centomila manifestano con i leader di Cgil, Cisl e Uil Domani tocca ai Cobas
ALESSANDRO CECIONI
ROMA. Gli organizzatori dicono 100mila, ma anche fossero la metà il segnale è preciso: la riforma della scuola non va, va cambiata, eliminata. Se vai a sfilare per le vie di Roma sotto pioggia e grandine, con il vento che ti rovescia l'ombrello, che ti strappa la bandiera e lo striscione, vuol dire che la rabbia è tanta.
"Non mi era mai capitato di sfilare sotto la grandine", dice Guglielmo Epifani, segretario della Cgil.
Una rabbia che avrà una replica domani, con lo sciopero indetto da Cobas e Unicobas, e ancora, entro marzo, con uno sciopero generale della categoria annunciato da Savino Pezzotta, leader della Cisl, cui è toccato l'intervento conclusivo alla manifestazione di ieri. "La nostra mobilitazione continuerà fino in fondo. Un futuro migliore per la nostra scuola è possibile". La data dello sciopero non c'è perché prima occorre aspettare l'assemblea dei delegati Cgil, Cisl e Uil che il 10 marzo, a Roma, deciderà le azioni contro pensioni e situazione economica.
Manifestazione nazionale contro la scuola del centrodestra. "Ancora in piazza perché una scuola migliore è possibile", dice il cartello sul palco, davanti gli striscioni che rappresentano le mille anime della scuola pubblica italiana. "Via Moratti tagliatutto, difendiamo la scuola pubblica", "Manifesto dei 500, no alla riforma Moratti". "Riforma, Asini, Berlusconidi". E poi adesioni da tutta Italia, la notizia che i pullman che venivano da Lombardia e Piemonte sono bloccati dalla neve.
In prima fila un lavoratore di colore che sintetizza due vicende: "I lavoratori Parmatour per una scuola migliore che dia sicurezza al futuro del lavoratore".
Pezzotta nel suo intervento il rapporto scuola-lavoro lo tocca più volte, perché è uno dei nodi del dibattito, con il governo che dice che la scuola attuale non forma per il mercato del lavoro e che quella della Moratti ci avvicinerà all'Europa. "La scuola - dice il segretario della Cisl - va difesa dal mito tutto sbagliato del mercato come unico regolatore dei diritti e delle opportunità". "E' una manifestazione - aggiunge il leader della Uil Scuola, Massimo Di Menna - contro la devoluzione alle regioni di competenze che spettano allo Stato e che propone di fare un'operazione verità su ciò che accade nelle scuole a seguito della riforma Moratti". "20 scuole e venti sanità diverse, i cittadini non saranno più tutti uguali", spiega Epifani. E Di Menna elenca: nella scuola dell'infanzia le insegnanti si trasformano in "assistenti", mentre con la riduzione a 27 ore dell'insegnamento si tagliano lezioni di italiano, inglese e tecnica. Con l'introduzione delle opzioni la scuola "diventa un supermercato dell'offerta formativa". Senza contare il tempo pieno che diventa doposcuola.
"Non è una riforma, ma una deforma", dice Piero Fassino, segretario dei Ds, in un messaggio inviato ai manifestanti. "Questa è una risposta alle bugie del governo - dice Alba Sasso, in piazza nella duplice veste di deputato dei Ds e di insegnante - che parla di finanziamenti, assunzioni, di scuola più ricca e più moderna. Il governo ha scelto di ridurre la qualità e non è un caso che se ne siano accorti i genitori".
In mattinata il saluto ai manifestanti del sindaco di Roma Walter Veltroni: "In questa piazza c'è la passione e la voce del mondo della scuola: degli insegnanti, degli studenti, dei bambini, dei loro genitori. Sono qui coloro che hanno scelto di impegnarsi in favore di una scuola pubblica di qualità".