di Valentina Lanzilli
Ha difeso la scelta di scioperare, ha dettato le priorità del sindacato in questo momento di crisi, ha ribattuto agli attacchi di Cisl e Uil, ha criticato i tagli all’università. Per il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani è stata una lunga giornata, quella passata a Modena prima all’Attivo provinciale dei delegati, poi a un dibattito sulla riforma della scuola. E venerdì la sola Cgil inviterà i lavoratori a incrociare le braccia per scuotere il governo.
«Il problema non è lo sciopero in sè, ma a cosa serve - ha aggiunto Epifani - Con il nostro sciopero chiediamo che il Governo affronti quella che tutti ormai vedono come la crisi più pesante, forse da sempre, con gli strumenti più adeguati alla gravità. Anche qui a Modena - ha detto ancora - basta vedere i numeri della Cassa integrazione e del rallentamento di quasi tutta l’industria manifatturiera e dei servizi. Se a Modena piove, ci si può immaginare cosa succede in altre realtà dove il sistema produttivo e il tessuto locale sono meno forti».
«La Cgil - ha proseguito Epifani - è con tutti i precari e non solo con quelli garantiti» perchè «come primo obiettivo abbiamo quello dell’estensione degli ammortizzatori sociali a tutto il precariato. Da parte nostra chiediamo di affrontare un problema inedito poichè per anni sono stati assunti precari da aziende private e pubbliche, era stato spiegato come anticamera per un posto a tempo indeterminato e poi con questa crisi per la prima volta avremmo centinaia di migliaia di precari che perderanno il lavoro senza aver diritto a nulla. Questa è la nostra prima rivendicazione».
Sulla social card, un giudizio tagliente: «Meglio chiamarla tessera della fame. Anche Famiglia Cristiana ha usato parole molto critiche in merito definendo la social card ‘un provvedimento degno di un suddito e non di un cittadino’».
Nel pomeriggio il segretario generale della Cgil ha partecipato, alla Fondazione Marco Biagi, a un incontro sull’università con docenti e studenti.
«Non si può scambiare una politica di tagli per una politica di riforma» - ha spiegato Epifani - «i tagli vanno fatti, ma mirati e calibrati. Sono molti i problemi delle università italiane: il primo è quello dei troppi insegnamenti. Ci sono materie incomprensibili sulle quali si sono avviati percorsi universitari che non hanno senso. Altro problema è quello delle sedi universitarie: non è necessario che ce ne sia una in ogni città italiana, non si deve guardare la quantità, ma la qualificazione di ognuna. Per non parlare della fuga dei nostri studenti all’estero e dei soliti nepotismi. Quest’ultimi hanno radici lontane, era 1973 quando feci un concorso statale e arrivai terz’ultimo: prima di me tutti nomi importanti. Sono queste le piaghe da risolvere».
Un appello anche ai tanti studenti che hanno riempito le piazze nelle scorse settimane: «Questa è la voce di una generazione attiva, che ha paura del futuro, ma che, allo stesso tempo, non ha voglia di mettersi in disparte».
Presente alla conferenza anche Aldo Tomasi, rettore dell’Università, che ha reso nota la sua posizione non risparmiando critiche alla prospettiva di traformare gli atenei in fondazioni: «La trasformazione delle università in fondazioni private è assurda, non siamo negli Stati Uniti. C’è la necessità di rivedere la docenza universitaria, ci sono troppi professori di prima fascia e pochi ricercatori. In tutta Europa i ricercatori vengono assunti con contratti a tempo determinato, e hanno modo di dimostrare esperienza e capacità. In Italia questa è ancora un’utopia».
Non solo dibattito, ma anche ricordo. Epifani ha infatti deposto una corona sotto la targa che ricorda il giuslavorista Marco Biagi: «Ho conosciuto Biagi trentacinque anni fa, e anche se ci siamo persi di vista per alcuni anni, lo ricordo con immenso affetto». La giornata modenese di Epifani si è conclusa nel tardo pomeriggio, dopo un intenso dibattito.
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