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Gazzetta di Mantova: Scuola, quando i risparmi danneggiano la qualità

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22/04/2007
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Gazzetta di Mantova

Parliamo di scuola, non per riferirci all’ennesimo episodio di bullismo o uso improprio del cellulare, ma proprio di scuola. Siamo gli insegnanti di Filosofia e Storia del Liceo Scientifico Belfiore. Dal prossimo anno l’amministrazione scolastica applicherà un nuovo sistema di utilizzo del personale che prevede per ogni insegnante un servizio di 18 ore esatte di lezione, ottenuto per semplice divisione aritmetica dell’organico della scuola, vale a dire del monte ore complessivo riferito allo specifico insegnamento. Attualmente ciascuno di noi è in classe per 18 o 17 ore settimanali. In quest’ultimo caso presta comunque un’ora di servizio nella scuola, per esempio in sostituzione dei colleghi assenti.
Lo scopo del nuovo sistema è risparmiare: nel nostro caso il risparmio per l’amministrazione è di due ore settimanali sul complesso dell’intera scuola. Siamo tutti convinti che le risorse disponibili debbano essere gestite in modo efficiente, ma attenzione al trucco: se non faremo più supplenza, la scuola dovrà pagare comunque un supplente: quindi il risparmio non c’è, semplicemente il costo del servizio viene scaricato sui singoli istituti, che già adesso, in molti casi, non hanno fondi sufficienti per pagare gli insegnanti precari. Ma torniamo al nuovo sistema di assegnazione delle cattedre.
Cosa c’è di nuovo? Niente, per noi insegnanti, ma molto per gli studenti: a causa dell’assoluta rigidità nell’attribuzione dell’orario di servizio, un maggior numero di classi avrà un insegnante di Storia e un altro di Filosofia, anziché uno solo per entrambe le discipline, e diverse classi cambieranno insegnante ogni anno. Questo sistema funziona già per i docenti di Lingua straniera: dal prossimo anno sarà esteso, oltre che a noi, anche agli insegnanti di Matematica e Fisica e, in prospettiva, di Italiano e Latino.
Proviamo a pensare al risultato complessivo.
Ad ogni anno scolastico un gran numero di classi potrà cambiare i titolari di tutte le materie, perdendo quella continuità nell’insegnamento che fino ad ora è stata uno dei criteri prioritari nell’assegnazione delle cattedre.
Come detto all’inizio, vorremo parlare di scuola: forse pensiamo che, per gli studenti, apprendere voglia dire solo entrare in classe e aprire un libro. Chi conosce minimamente la scuola sa che la realtà è ben più complessa e noi temiamo che, senza continuità nell’insegnamento, in classi anche di 30 studenti con insegnanti presenti per sole 2 o 3 ore settimanali e per un solo anno (60 o 90 ore in totale) non si possa più parlare di percorsi formativi, di sviluppo negli studenti di conoscenze e capacità, di programmazione di interventi educativi, di conoscenza e collaborazione fra studenti e docenti. Noi parliamo di scuola, mentre l’amministrazione scolastica parla solo di risparmio (per di più fittizio). Il contrario di risparmio non sempre equivale a spreco, come tutti quanti comprendiamo quando abbiamo a che fare con un servizio pubblico come un ospedale o, nel nostro caso, la scuola. In questi settori dovremmo ricordare che il risparmio non può essere ottenuto a scapito della qualità del servizio ricevuto dai cittadini.

Maddalena Bigi Patrizia Cavalieri Stefano Colletti Maria Angela Mattioli Roberto Melli Gabriela Poltronieri


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