Gazzetta di Mantova: Scuola, maturità fantasma per i clandestini
Gli stranieri irregolari rischiano di non potersi diplomare dopo 5 anni di studio II presidi: dovremmo richiedere i permessi di soggiorno ma non siamo poliziotti
di Nicola Corradini Esame di maturità a rischio per gli stranieri clandestini. Si sono fatti cinque anni di studio come i loro compagni di classe con la carta d’identità italiana e si sono guadagnati sui libri il diritto di affrontare la prova finale per il diploma. Ma per i giovani stranieri che vivono con le famiglie in clandestinità l’esame è virtualmente proibito. Anzi, rischiano di dover lasciare la scuola qualche mese prima. Perché gli istituti sono tenuti a chiedere agli studenti stranieri, quando arrivano al diciottesimo anno d’età, una copia del permesso di soggiorno. Che non tutti hanno. Anche se la figura del’preside spione’ che deve denunciare il bimbo di scuola elementare se clandestino è sparita dal decreto sicurezza, il rapporto tra scuola pubblica e stranieri irregolari continua a presentare molti aspetti ambigui. Che vengono risolti all’italiana: facendo finta di non sapere oppure cercando cavilli regolamentari e burocratici per evitare di denunciare ragazzi che studiano e che non hanno fatto nessun atto delinquenziale. Il loro grosso problema è di avere un genitore che ha perso il lavoro (o l’ha trovato in nero) e, con esso, il diritto di risiedere in Italia. «Al nostro sportello - spiega Antonella Castagna responsabile della Cgil immigrati - vengono diversi ragazzi disperati perché temono di non potersi presentare all’esame di maturità o di non vedersi riconosciuto il diploma perché non in regola col permesso di soggiorno». La Castagna non sa come sono andate a finire quelle storie. Una volta che i ragazzi escono da quell’ufficio, raramente si fanno rivedere. Difficile dire quanti degli oltre seicento ragazzi stranieri che frequentano le superiori di città sono irregolari. Chi ha questo problema, in genere, molla gli studi prima. Perché a scuola si viene in ogni caso registrati. Chiedono nome, cognome, data di nascita e altre informazioni che vengono poi inviate al ministero. Chiedono pure, agli stranieri, il certificato delle vaccinazioni e chi non lo ha, viene mandato all’Asl a farlo. Insomma, troppe tracce per chi vuole passare inosservato. Eppure ci sono famiglie che pur di far studiare i figli sono disposte a correre il rischio di essere scoperte e rispedite fuori confine. Presidi e professori non parlano volentieri della questione. «Perché questi ragazzi per noi non sono stranieri o clandestini, sono studenti che abbiamo educato e formato - racconta un preside - e va contro la nostra mission impedire loro di concludere il ciclo di studi con il diploma. Il nostro mestiere non è quello del poliziotto». Anche se nessuno lo dice ufficialmente pare di capire che quel permesso di soggiorno che gli istituti dovrebbero chiedere agli studenti stranieri maggiorenni, il più delle volte finisce nel dimenticatoio. Si narra di presidi che sono riusciti a far ottenere un visto turistico a maturandi clandestini. Nel mondo della scuola si sta diffondendo la sensazione che in futuro sarà meno facile evitare di indossare i panni della ‘spia’. «Se passa il concetto che essere clandestino è un reato - dice un dirigente - la mancata segnalazione verrebbe considerata complicità. E’ un paradosso». |