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Gazzetta del sud-QUALE GIUDIZIO SULLA MATURITÀ?

Prime valutazioni della riforma Moratti dopo il suo debutto QUALE GIUDIZIO SULLA MATURITÀ? Fortunato Aloi ...

07/08/2002
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Gazzetta del Sud

Prime valutazioni della riforma Moratti dopo il suo debutto
QUALE GIUDIZIO SULLA MATURITÀ?

Fortunato Aloi

S i sono conclusi, da poco, gli esami di maturità nelle varie scuole superiori italiane. La percentuale degli alunni promossi è, come al solito, alta. La cifra del 97% è di per sé, emblematica. Siamo certamente oltremodo lontani dai risultati che il criterio selettivo di valutazione faceva registrare ai tempi '#8211; ahimé lontani '#8211; in cui sostenevano le prove di esame tante nostre generazioni. Ma non è di ciò che vorremmo parlare, altrimenti finiremmo per fare confronti e per scomodare criteri e sistemi di valutazione di natura diversa. La cosa che ci preme invece qui sottolineare è se l'attuale esame di maturità messo in essere dal ministro Letizia Moratti sia o meno confacente all'esigenza di avere un giudizio che sia rispettoso interprete della preparazione degli allievi. Si è detto, per tanto tempo, che i vecchi esami di maturità, con commissioni esterne, presentavano una serie di inconvenienti, per cui era necessario che si cambiasse il tipo di esame a partire dalla composizione delle commissioni esaminatrici. Si è 'sperimentato' il sistema Berlinguer con la previsione di una commissione costituita da eguale numero di esaminatori interni ed esterni. Adesso si è andati al di là: si è ritenuto che la scelta operata a favore di membri 'interni' come componenti le commissioni di esame potesse consentire una più fedele valutazione della preparazione degli allievi, mentre la presenza di un presidente 'esterno' avrebbe garantito la validità del giudizio. Ma anche questo nuovo sistema ha fatto sorgere qualche perplessità: fino a che punto i docenti '#8211; certamente responsabili e corretti '#8211; non vengono influenzati, sia pure a livello inconscio, dal fatto che, pur conoscendo bene i propri alunni, si è instaurato un rapporto di comprensione tra docenti e discenti? C'è certamente da considerare se è preferibile questa forza di rapporto conoscitivo a quello tra un commissario esterno e un alunno non conosciuto fino al momento della prova. Altro elemento di perplessità: com'è possibile che un presidente 'esterno' possa occuparsi pienamente delle diverse commissioni di esami presenti nello stesso istituto? E ancora: la terza prova di esame, quella definita 'prova-quiz' presente anche negli esami di berlingueriana memoria, non si è forse rilevata un elemento molto discutibile di valutazione? E allora non vanno fatte alla luce di queste considerazioni ulteriori riflessioni: questa nuova prova dovrebbe consentire che si operi, nel settore della scuola, in termini di 'politica della lesina' secondo un'interpretazione sindacale un po'... malevola, che attribuisce a questo nuovo tipo di esame una forma di risparmio per il bilancio dello Stato? E poi non può questo nuovo tipo di esame andare verso un obiettivo, perseguito da qualche scuola pedagogica liberale, quale è quello di 'abolire il valore legale del titolo di studio'? Due questioni, queste ultime, che di per sé danno la misura di come la mini-riforma dell'esame di maturità costituisca la base per ulteriori analisi e considerazioni in materia. E ciò per la salvaguardia di valori e principi caratterizzanti la storia della scuola italiana, che nel rapporto tra la statale e non statale sappia non rinunciare alla propria identità nel rispetto del proprio patrimonio pedagogico, culturale e storico.


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