Gazzetta del Sud: Il ministro Fioroni: istruzione per qualsiasi bambino in età scolare, italiano e non, che vive nel Belpaese
Obbligo scolastico anche per i figli dei clandestini «Permettere che tutti possano coltivare la propria lingua e la propria cultura»
Filippo Giorgetti
ROMA – Tutti a scuola, anche i figli degli immigrati clandestini. A ridosso dell'apertura del nuovo anno scolastico, il ministro della Pubblica Istruzione, Giuseppe Fioroni, promette che farà di tutto perché l'obbligo scolastico sia davvero tale, per qualsiasi bambino in età scolare, italiano e non, che vive nel Belpaese.
Sulla carta il vincolo dell'istruzione obbligatoria coinvolge già i piccoli extracomunitari, ma troppo spesso è disatteso, anche per la carenza di mediatori culturali che aiutino i piccoli studenti a superare l'impasse della lingua. Eppure di alunni stranieri le classi italiane si riempiono sempre più: a settembre gli stranieri presenti nelle scuole italiane, secondo recenti dati diffusi da Caritas e Unicef, raggiungeranno quota 500.000. E il fenomeno dell'integrazione si impone con forza all'attenzione generale anche alla luce dei fatti di cronaca, dall'orribile omicidio della giovane Hina ai continui sbarchi sulle coste siciliane di disperati alla ricerca di un destino diverso.
«Sulla questione della cittadinanza – ha detto ieri Fioroni soffermandosi sulla legge che dimezza il tempo necessario agli immigrati per ottenerla – è fondamentale il ruolo della scuola che deve operare per garantire l'integrazione dei figli degli immigrati. Per questo è mia intenzione introdurre l'obbligo scolastico anche per loro, compresi i figli dei clandestini». Non solo. Per il ministro va riconosciuto anche il valore del meticciato, mettendo in relazione le culture presenti nel Paese: «Il problema da affrontare è come permettere che tutti, all'interno della stessa scuola, possano coltivare la propria lingua e la propria cultura. Dobbiamo far maturare in tutti, italiani e stranieri, la convinzione che nessuno può pensare di vivere nella torre eburnea della propria purissima identità. Ormai siamo tutti contaminati da altre culture. Non esistono più purezze identitarie».
E sempre nell'ottica di costruire un ponte tra culture diverse si muove un'altra novità annunciata ieri dal titolare del dicastero di viale Trastevere, la nascita di un Liceo Mediterraneo. «Attraverso il quale – ha spiegato Fioroni – potremo entrare in contatto e collaborare, anche dal punto di vista dell'istruzione, con i paesi dell'area».
Intanto, a pochi giorni dalla campanella d'inizio lezioni, il ministro ha varato un nuovo sistema di valutazione della scuola italiana che consentirà – ha assicurato – di certificare la redditività e la bontà dell'investimento fatto per l'istruzione dei ragazzi, investimento che – è il messaggio lanciato in vista della Finanziaria – va potenziato e non può più subire tagli. Alla fine del prossimo anno scolastico, dunque, verrà valutato il sistema scolastico e non il singolo istituto o lo studente prendendo come riferimento indicatori generali come la spesa per l'istruzione e per le risorse umane, finanziarie e strutturali utilizzate; i tassi di abbandono scolastico; la partecipazione degli istituti alle rilevazioni di valutazione nazionali e internazionali; le modifiche apportate ai piani formativi in seguito all'analisi dei risultati precedenti; le iniziative di recupero realizzate.
Intanto, dal prossimo ottobre circa 100mila docenti della scuola riceveranno in busta paga 60 euro in più ogni mese. A darne notizia, con un comunicato, è il segretario generale della Flc-Cgil, Enrico Panini. Con una nota del Ministero dell'Economia del 18 agosto, afferma il leader del sindacato della scuola, «si informa che, nelle buste paga del mese di ottobre, tutti i docenti che prestano ore in più di insegnamento rispetto al loro orario ordinario si vedranno riconosciuto anche il pagamento dell'indennità integrativa speciale, in aggiunta alla quota dello stipendio base fino ad ora percepita. Con la stessa nota si dispone anche il pagamento degli arretrati per le ore prestate dal 1. gennaio 2003. L'incremento medio è di 60 euro mensili ai quali vanno aggiunti gli importi per gli arretrati». In questo modo, «si chiude almeno in parte – afferma Panini commentando la notizia – una vicenda complessa e paradossale. Abbiamo infatti dovuto ricorrere ripetutamente alle vie legali per vedere riconosciuti diritti negati dal ministero, negati anche dopo che una precisa norma contrattuale aveva definito ciò che da tempo era evidente».