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Gazzetta del Mezzogiorno-Nella scuola delle tre "I" ci manca una quarta "I"

Nella scuola delle tre "I" ci manca una quarta "I" Signor ministro della Pubblica istruzione, mi permetta di chiederle: è mai possibile che il centro-destra quando è al governo pen...

12/04/2005
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La Gazzetta del Mezzogiorno

Nella scuola delle tre "I" ci manca una quarta "I"

Signor ministro della Pubblica istruzione, mi permetta di chiederle: è mai possibile che il centro-destra quando è al governo pensi alla scuola come ad un laboratorio in cui sperimentarle proprio tutte per fare indietreggiare questa prestigiosa istituzione? Me lo consenta: alla luce di quanto sta accadendo, non riesco a credere che proporre le tre I (inglese, imprenditoria, informatica), riconoscendo ben poca dignità scolastica alla quarta I, quella di Italiano, una lingua, che i nostri giovani non masticano bene, sia solo una trovata elettorale. La ritengo, invece, una strategia per annullare nel mare magnum della tuttologia demagogica quanto di buono c'è nella scuola italiano: per globalizzarla, insomma. E lei, così facendo, si ritrova sullo stesso livello di quei giovani, che pure non ha perso occasione di rimbrottare severamente, i quali vogliono solo studiare quattro nozioni in quattro ore quotidiane per quattro giorni alla settimana in un anno scolastico di quattro mesi. Non sarebbe più opportuno insegnare loro a lavorare con metodo e con passione, con rispetto e con impegno, con serietà e con volontà? Requisiti che, mi perdoni, non credo possano svilupparsi in una scuola fatta di opzioni facoltative e obbligatorie, di mobilità oraria e curricolare, di materie utili e discipline inutili, di promozioni garantite addirittura ogni due anni e di portfoli ultradecennali come le dichiarazioni dei redditi. A proposito di queste ultime scartoffie: ma lei non ci aveva detto che noi insegnanti, dopo o con la sua riforma, non avremmo più avuto mansioni impiegatizie? Mi scusi la foga e le domande retoriche ma, sa, noi tutti abbiamo creduto che lei volesse riformare la scuola all'insegna di una maggiore serietà che, certo, non si consegue riducendo le ore curricolari obbligatorie: non crede? Abbiamo creduto che l'impianto umanistico che, ad esempio, nel liceo scientifico si sposa felicemente con l'indirizzo scientifico, potesse rimanere la base della nostra cultura nazionale, il tratto distintivo della nostra identità, il nostro specifico culturale, per dirla con un'espressione che certo le piacerà di più. Che semmai c'era da riformare i contenuti introducendo, chessò, cultura musicale o cinematografica o fumetto o epigrafia o civiltà latina o archeologia o scrittura creativa, tanto per restare nell'ambito umanistico. Che, forse, c'era da sistemare qualche precario o da garantire nuove opportunità di impiego per i giovani. Insomma, che molto probabilmente si poteva fare di meglio e di più e non ridursi a ridurre tutto: organici, orari, indirizzi, opportunità. Una scuola ancor più demotivata nei suoi operatori (un altro termine che, certo, le farà piacere). Nicola Fiorino Tucci Bitonto (Bari) Dire che la scuola italiana è l'"eterna malata", è quasi dire una ovvietà. Ma la verità è che non c'è riforma, di destra o di sinistra, che incontri il gradimento della scuola: e questo mi sembra un brutto segno. Tranne che non si dica che nella scuola non debba cambiare nulla, un assurdo visto che cambiano i tempi. Allora, come cambiarla. Una sola cosa mi sembra che caratterizzi sia la scuola di destra che quella di sinistra: l'infame trattamento economico degli insegnanti. Riforma da fare a furor di popolo.


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