Fuoriregistro-Chiudono "Infanzia"
Chiudono "Infanzia" di Gianni Balduzzi - 15-06-2002 "Infanzia" è una rivista che dal 1973 si occupa di problemi dell'asilo nido e della scuola da 3 a 6 anni: è una rivista che ha partecipat...
Chiudono "Infanzia"
di Gianni Balduzzi - 15-06-2002
"Infanzia" è una rivista che dal 1973 si occupa di problemi dell'asilo nido e della scuola da 3 a 6 anni: è una rivista che ha partecipato attivamente al dibattito sulle problematiche educative e didattiche, nella prospettiva di aiutare nella costruzione di una coscienza pedagogica e di una professionalità educativa per un gruppo di insegnanti considerate talvolta -ancora oggi- poco più che "badanti". Nella lettura dei numeri che si sono succeduti in questi trent'anni di storia è possibile riscontrare un costante atteggiamento propositivo, ma critico nei confronti di quanto si andava elaborando nel settore delle politica scolastica. E' stata promotrice di numerosi convegni di rilevante spessore culturale e, cosa che non credo di poco conto, del convegno da cui è partita la riflessione sui nuovi orientamenti della scuola materna, approvati poi nel 1981.
Ebbene, da un giorno all'altro è arrivata la decisione di chiudere da parte dell'editore (RCS) che ha acquistato i diritti della "Nuova Italia", la casa editrice dei Codignola, che ha sempre pubblicato opere di grande spessore pedagogico.
Evidentemente le motivazioni sono di carattere economico, ma non si possono nascondere sospetti diversi, soprattutto per la "fretta" con cui l'operazione è avvenuta.
Riporto il testo della lettera che i direttori della rivista, Piero Bertolini e Franco Frabboni, hanno inviato al Direttore Generale.
... "Non Le nascondiamo il nostro stupore e la nostra profonda amarezza per la decisione presa, del tutto inaspettata e non preannunciata e che per la gravità culturale che ne conseguirà. Ci chiediamo: se era vero - e non abbiamo motivo di dubitarne- che gli abbonamenti sono diminuiti quest'anno ..., possibile che Lei o chi per Lei non abbia sentito l'obbligo di informarci a tempo debito, per discutere, se non altro, il da farsi? ... Anche se non siamo abituati ad un trattamento di questo genere non possiamo che prenderne atto..."
La risposta del direttore generale: "pubblicare significa rendere pubblico; quando il pubblico è di pochi intimi ... è opportuno optare per strumenti di comunicazione quanto meno economicamente meno impegnativi" e rifiuta altri tipi di considerazioni, pur espressi da alcuni giornali.
L'operazione, comunque, segue la pubblicazione di un editoriale in cui si difendeva la libertà di parole e di pensiero: non voglio proporre un propter hoc al posto di un per hoc... ma, come diceva un famoso politico, a pensare male si fa peccato, però....